"BONHOEFFER VOLEVA FERMARE HITLER.
VIENE IMPICCATO IL 9 APRILE 1945"
Vincenzo Passerini
Voleva assumere su di sé le sofferenze degli altri, e perfino le colpe, seguendo il Cristo della croce. Per questo nel 1939 mentre è al sicuro negli Usa, Dietrich Bonhoeffer, morto il 9 aprile di 75 anni fa, torna in Germania per continuare a resistere a Hitler.
Nato a Breslavia nel 1906 in una famiglia dell’alta borghesia protestante tedesca, Dietrich Bonhoeffer studia teologia a Tubinga e a Berlino e diventa pastore. Si distingue subito per la forza analitica e critica del pensiero. Pacifista ed ecumenico in un tempo in cui il nazionalismo domina il mondo tedesco, scopre nel corso di un viaggio a New York, nel 1930, il mondo dei neri e si immerge affascinato nella vita di Harlem. Scopre il razzismo delle Chiese dei bianchi. Impara a conoscere gli esseri umani nella loro realtà. E nei loro drammi. Scopre la politica, che prima riteneva irrilevante per un cristiano. D’ora in poi l’accademia non gli basterà più. La sua teologia, tra le più alte del Novecento, camminerà insieme all’impegno personale nella vita quotidiana, secondo il dettato del Discorso della montagna.
Giustizia sociale, fraternità senza confini, compassione per la sofferenza. Dio, dice, non lo possiamo usare come un tappabuchi. Egli ci lascia la piena responsabilità del mondo, afferma in un’epoca terribile in cui troppi si defilano con le migliori e più devote intenzioni. Con Hitler al potere, i protestanti si spaccano. Bonhoeffer si schiera con la minoritaria “chiesa confessante” che si oppone al nazismo e alla legislazione contro gli ebrei, mentre la maggioranza osanna Hitler.
Fino alla fine sarà un indomito resistente. Insegna, viaggia in Europa, scrive. Nel ’37 il regime chiude il seminario della chiesa confessante dove insegna e l’anno dopo gli è proibito anche l’insegnamento universitario. Entra nella rete clandestina della Resistenza tedesca che intende rovesciare il regime. Nel ’39 è negli Stati Uniti per una serie di conferenze. La guerra si avvicina. Tornare? È una lotta interiore. Rientra in Germania sapendo a cosa andava incontro.
“Dobbiamo partecipare alla larghezza del cuore di Cristo nell’azione responsabile che in tutta libertà accetta l’ora e si sottopone al pericolo.” È tra i protagonisti di uno dei falliti attentati a Hitler. È arrestato nell’aprile del ’43. In carcere scrive a Eberhard Bethge, poi suo biografo, una serie di lettere teologiche che formeranno il suo libro più famoso, “Resistenza e resa”. Viene impiccato il 9 aprile 1945. “È la fine, per me l’inizio della vita”, dice, sereno, prima dell’esecuzione.
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- Ricordando Dietrich Bonhoeffer a 70 anni dalla morte