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giovedì 16 aprile 2020

«Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite» Iqbal, il martire che si ribellò alla schiavitù dei bambini


Iqbal, il martire che si ribellò alla schiavitù dei bambini

La rubrica di Ester Armanino racconta ogni giovedì una data particolare: oggi quella dell’assassinio di un bimbo capace di sfidare i suoi aguzzini

Oggi, quel giorno” è la rubrica che la scrittrice Ester Armanino tiene ogni giovedì sul Secolo XIX. L’ispirazione viene dal Throwback Thursday, una tendenza popolare sui social media, che vede gli utenti pubblicare ogni giovedì le foto dei loro momenti felici del passato. Armanino applica lo stesso principio alla Storia. Individua, per ogni giovedì, un momento da ricordare legato a un personaggio storico o a un fatto importante.

Qui di seguito il racconto di Ester Armanino

16 aprile 1995. Iqbal Masih è stato un bambino. Poi l'enciclopedia continua: operaio e attivista pakistano, diventato un simbolo della lotta contro il lavoro minorile. La prima frase ci dice che la vita di Iqbal si è interrotta molto presto, la seconda che è stata una breve ma intensa battaglia in nome dei 152 milioni di bambini al mondo che tutt'oggi sono impiegati in lavori duri e pericolosi, privati della loro infanzia e dei diritti umani. «Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano» ha dichiarato Iqbal «sono penne e matite». Nato in una famiglia molto povera, già da piccolissimo è costretto a lavorare in una fornace. Quando ne ha cinque, il padre lo vende all'industria dei tappeti per saldare un debito di 12 dollari. Iqbal lavora 12 ore al giorno incatenato al telaio e sottonutrito, punito per i suoi errori. A nove anni riesce a fuggire dalla fabbrica e partecipa insieme ad altri bambini a una manifestazione del Bonded Labour Liberation Front (Bllf). Ritornato in fabbrica, si rifiuta di continuare a lavorare malgrado le percosse. Il padrone aumenta il debito. La famiglia è costretta ad abbandonare il villaggio. Iqbal, ospitato in un ostello dal Bllf, ricomincia a studiare. Dal 1993 viaggia e partecipa a conferenze internazionali, sensibilizzando l'opinione pubblica sui diritti dell'infanzia. Nel frattempo, le autorità pakistane prendono una serie di provvedimenti tra cui la chiusura di decine di fabbriche di tappeti, salvando migliaia di bambini dalla schiavitù. Nel febbraio 1995, Iqbal partecipa a un incontro tra rappresentanti del Bllf e industriali, in cui il confronto raggiunge toni duri e accesi. Viene ucciso due mesi dopo, il giorno di Pasqua, da un lavoratore agricolo (ingaggiato forse dalla "mafia dei tappeti") che gli spara alla schiena mentre si sta muovendo in bicicletta insieme a due cugini. Il 16 aprile viene così istituita la Giornata mondiale contro la schiavitù infantile.

Sono trascorsi 25 anni dalla morte di Iqbal. Tutt'oggi i colossi delle multinazionali non sono in grado di garantire che dietro i loro prodotti venduti sugli scaffali dei nostri supermercati non ci sia lo sfruttamento del lavoro minorile. Tabacco e cacao sono i prodotti per i quali viene impiegata la più alta percentuale di bambini. Poi ci sono le materie prime estratte in miniera, alcuni vestiti che indossiamo, alcuni servizi. E ci sono, ovviamente, i bambini soldato, che «lavorano» per l'industria più estesa: la guerra.

L'anno scorso è stato ipotizzato che se vivessero tutti in un unico Paese, questi bambini schiavizzati costituirebbero il nono Stato più popoloso del pianeta, più grande anche della Russia. In realtà questo Paese già esiste. I suoi confini sono invisibili e il suo territorio si estende nelle nostre abitudini di consumatori. Per liberare i suoi piccoli prigionieri dobbiamo diventarne maggiormente consapevoli.



Iqbal Masih e la lotta per i diritti dei bambini schiavi