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mercoledì 30 luglio 2014

Un anno senza padre Paolo


 


Un anno senza padre Paolo
di Roberto Zichittella


Un anno senza padre Paolo. Un anno senza la sua voce, i suoi articoli, i suoi appelli, le sue lettere. Ci manca. Perché tante volte, in questi 365 giorni così terribili per quella parte del mondo che egli ama, conosce e abita, padre Paolo avrebbe certamente saputo trovare le occasioni e le parole per aprirci gli occhi, per sferzarci, per scuoterci dalla nostra indifferenza e confusione, dalla nostra assuefazione al dolore degli altri e all’orrore. 
Nell’ultimo anno questo Medio Oriente impazzito ci ha portato nuove tragedie, nuove guerre, nuove crisi umanitarie. 
...
Chissà se padre Paolo, nel suo luogo di prigionia (perché vogliamo crederlo vivo) sa di tutto questo. E chissà quanto gli pesa non farci arrivare la sua parola, non poter comunicare, lui che da uomo libero sapeva farlo così bene. Gli è rimasta solo la preghiera, che sicuramente sta nutrendo i suoi giorni.
Per ovviare al suo forzato silenzio possiamo ritrovare le parole di padre Paolo nei suoi scritti. In questi giorni di ferro e di fuoco è utile rileggere queste righe, dedicate alla civiltà del Mediterraneo: “Questa civiltà è la nostra; non è di certo la sola al mondo, ma essa è chiamata a un immenso sforzo di armonia interiore ed esteriore. È esattamente il contrario della teoria dello «scontro di civiltà» previsto qualche anno fa. Noi ci pensiamo talmente incompatibili! Quando invece la nostra presenza, di cristiani, musulmani ed ebrei, è essenziale per l’autenticità della nostra civiltà”.

Vedi anche il nostro precedente post: