Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Continua con queste tre parabole la spiegazione che l'evangelista Matteo fa del mistero della vita di Gesù e del Regno che è venuto ad inaugurare. Regno che è quella società-altra, quel modo-altro di concepire la vita, di intessere rapporti con i fratelli, con i beni, con il creato.
Le tre parabole narrate da Gesù riguardano tre grandi tentazioni con le quali la comunità è chiamata a fare i conti, tentazioni che rischiano di impedirne una crescita armonica, secondo il progetto del Padre, che Gesù incarna in sé: la tentazione di essere una comunità di perfetti, di puri; la tentazione di diventare grandi, potenti; la tentazione dello scoraggiamento.
Gesù ci mette in guardia spiegandoci perché né il mondo né la stessa Chiesa siano fatti solo di giusti, e come bisogna imparare pazientemente ad accettare questo fatto, pena un peccato ancor più grave di orgoglio e di presunzione. Di come il Regno di Dio non è qualcosa di grandioso, di potente, come immaginato dal profeta Ezechiele (cap.17), che lo aveva paragonato ad un cedro maestoso - il re degli alberi - piantato su un monte altissimo, perché fosse ammirato e temuto da tutti i popoli del mondo. Il Regno invece che Gesù proclama
assomiglia ad un granellino di senape, piccolissimo, quasi invisibile ad occhio nudo, che nel suo maggior sviluppo giunge ad un'altezza di non più di due metri, ma fornisce ombra e riparo agli uccelli del cielo. E' il richiamo a tutta la comunità dei credenti, a coloro che sono tentati di atteggiarsi a potenti, affrontare il mondo e le sue contraddizioni con l'elmo, la corazza e la spada di Saul, invece che come Davide, armato solo della Parola liberatrice del suo Signore. A noi il compito di fidarci di Essa, della sua capacità di cambiare ciò che a noi sembra impossibile, di permettere che divenga in noi fermento che genera vita e la comunichi ad ogni uomo, in ogni parte del mondo.