Nel 2013, il 12,6% delle famiglie è in condizione di povertà relativa (per un totale di 3 milioni 230 mila) e il 7,9% lo è in termini assoluti (2 milioni 28 mila). Le persone in povertà relativa sono il 16,6% della popolazione (10 milioni 48 mila persone), quelle in povertà assoluta il 9,9% (6 milioni 20 mila)...
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«I dati forniti oggi dall'Istat sulla povertà assoluta e relativa in Italia, dicono che il nostro Paese non solo è malato: lo è gravemente. È malata la democrazia come forma di governo chiamata a garantire a tutte le persone una vita libera e dignitosa. Questa garanzia da tempo non esiste più: vale solo sulla carta, mentre nei fatti è continuamente smentita. Libertà, dignità, lavoro sono diventati - da diritti - privilegi, beni solo per chi se li può permettere.
Di fronte alla crescita della sofferenza sociale non possiamo allora stare zitti ma soprattutto non possiamo stare inerti. Questa crisi, prima che economica, è una crisi dell'etica e della politica. Dell'etica, perché chiama in causa tanti egoismi, tanti menefreghismi, tante piccole e grandi corruzioni e illegalità. Della politica, perché nasce da una gestione del bene pubblico troppo spesso condizionata da interessi privati se non abusivi. Nessuno ha la ricetta in tasca. Certo è, però, che la ripresa della fiducia non può che ruotare attorno alla parola uguaglianza, come ci ricorda l'articolo 3 della Costituzione. La politica esca dai tatticismi e dalle spartizioni di potere, riduca le distanze sociali e si lasci guidare dai bisogni delle persone, a partire da quelle più in difficoltà: probabilmente quei terribili dati sulla povertà cominceranno una timida, ma decisa, inversione di tendenza». Ad affermarlo Don Luigi Ciotti, presidente nazionale del Gruppo Abele e di Libera, nel commentare il Report dell'Istat sulla Povertà nel nostro paese .
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I poveri assoluti in Italia raddoppiano: da 2,4 milioni del 2007 ai 4,8 del 2012. Il primoRapporto sulle politiche contro la povertà in Italia, presentato oggi a Roma da Caritas italiana fotografa una realtà dove l'8 per cento della popolazione non può sostenere la spesa minima per abitazione, cibo e servizi necessari per standard di vita minimamente accettabili. E chiede risposte chiare al Governo.
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