Lo aveva detto e oggi lo ha fatto: Papa Francesco, sull'aereo di ritorno dalla Terra Santa, lo scorso 26 maggio, denunciando il “reato tanto brutto” degli abusi su minori da parte del clero (equiparato alla celebrazione di una messa nera), promise che nei primi giorni di luglio avrebbe incontrato un gruppo di vittime di abusi.
Ebbene, l’incontro – come annunciato da diversi organi di stampa e dalla stessa Santa Sede - è avvenuto tra ieri e oggi nella Domus Santa Marta, residenza del Pontefice. Le persone invitate erano sei, giunti da diverse parti del mondo, come ha riferito padre Federico Lombardi nel briefing di oggi in Sala Stampa vaticana.
Il gruppo è arrivato a Santa Marta nel corso della giornata di ieri, e ha avuto un primo contatto con il Pontefice di sera a cena quando, nel refettorio, Francesco è passato a salutarli uno ad uno. Questa mattina, poi, gli ospiti hanno partecipato alla Messa delle 7 nella Cappellina.
L'omelia del Pontefice, tutta in spagnolo, è stata "un messaggio molto intenso e molto forte" verso queste persone - ha detto padre Lombardi -; Francesco ha trattato il tema degli abusi in maniera "diretta e ampia", con parole "particolarmente significative".
Non solo con la bocca, ma anche con i gesti il Papa ha mostrato la sua vicinanza alle vittime di abusi chiedendo di incontrarli uno ad uno personalmente. Dopo averli di nuovo salutati al termine della funzione, il gruppo ha poi consumato la colazione nella residenza vaticana. Alle 9 - ha riferito il direttore della Sala Stampa vaticana - una persona per volta è stata ricevuta dal Papa, insieme ad un traduttore. Il Vescovo di Roma ha trascorso circa mezz'ora con ogni vittima, e i colloqui sono terminati intorno alle 12.20.
Comune denominatore di tutti gli ospiti - come ha potuto costatare di persona padre Lombardi - è stata “la profonda gratitudine di ognuno nei confronti del Santo Padre”, soprattutto per il fatto di aver riscontrato nel Papa una tale "attenzione e disponibilità" ad ascoltare le storie di sofferenza di ognuno. Lo ha dimostrato anche il lungo tempo concesso ad ognuno, un chiaro segno - ha rimarcato il gesuita - della intenzione del Pontefice di voler "ascoltare e capire".
Ogni vittima si è presentata al Successore di Pietro con la propria sensibilità, il proprio passato, i propri sentimenti, oggi "sereni e positivi". E Bergoglio - ha confermato il portavoce vaticano - "era molto toccato da questo incontro".
Un incontro - ha subito chiarito - che non è fine a se stesso, tantomeno si può considerare un punto finale, bensì “un cammino che si apre verso il futuro di risanamento e costruzione.
Più ancora che per quello che il Papa e i suoi sei interlocutori si diranno o per le parole nell'omelia della messa, l'incontro che si svolge oggi a Santa Marta, lontano dai riflettori e dalle telecamere, è importante per il solo fatto di essere avvenuto. Francesco pregherà, parlerà e abbraccerà delle vittime che da ragazzi o da bambini hanno subito abusi da parte di sacerdoti o religiosi. Provengono da Germania, Gran Bretagna e Irlanda. È la prima volta che accade - almeno ufficialmente - da quando Bergoglio è stato eletto. Ed pure significativo che queste persone, le quali hanno avuto la vita indelebilmente segnata, vengano accolte nella casa del Papa e non incontrate a margine di un viaggio, lontano dal Vaticano.
Francesco ha detto e dimostrato più volte di voler continuare sulla linea tracciata dal suo predecessore. Il contributo di Joseph Ratzinger, prima come cardinale alla guida della Congregazione per la dottrina della fede e poi come Pontefice, è stato determinante. Sono cambiate le norme giuridiche, si è instaurata una legislazione di emergenza, si sono semplificati i processi. Ma il cambiamento determinante Benedetto XVI l'ha compiuto con i gesti, a partire da quello compiuto nel 2008 a Washington, dove per la prima volta Papa Ratzinger incontrò alcune vittime della pedofilia clericale. Da allora gli incontri si sono moltiplicati, a quello negli Usa sono seguiti quelli in Australia, Malta, Regno Unito e Germania.
Questi gesti papali non vanno sottovalutati. La loro portata è infatti molto maggiore di quanto non sembri. Le leggi, le norme, sono importanti per combattere il fenomeno. Ma questo non si potrà mai combattere fino in fondo senza il cambiamento più importante, quello della mentalità. Fintanto che le vittime e i loro genitori, invece di essere oggetto di attenzione, vicinanza e sostegno, verranno viste come dei potenziali nemici del buon nome della Chiesa - com'è purtroppo accaduto per decenni, aggiungendo traumi e dolore ai traumi e al dolore irrimediabilmente subito dai bambini abusati - nulla potrà veramente cambiare.
L’immagine di Pietro che, vedendo uscire Gesù da questa seduta di duro interrogatorio, e che incrocia lo sguardo con Gesù e piange, mi viene oggi nel cuore incrociando il vostro sguardo, di tanti uomini e donne, bambini e bambine; sento lo sguardo di Gesù e chiedo la grazia del suo pregare.
La grazia che la Chiesa pianga e ripari per i suoi figli e figlie che hanno tradito la loro missione, che hanno abusato persone innocenti con i loro abusi. E io oggi sono grato a voi per essere venuti qui.
Da tempo sento nel cuore un profondo dolore, una sofferenza, tanto tempo nascosto, dissimulato in una complicità che non trova spiegazione, finché qualcuno non si è reso conto che Gesù guardava, e un altro lo stesso e un altro lo stesso...e si fecero coraggio a sostenere tale sguardo. E quei pochi che hanno cominciato a piangere, hanno contagiato la nostra coscienza per questo crimine e grave peccato. Questa è la mia angustia e dolore per il fatto che alcuni sacerdoti e vescovi hanno violato l’innocenza di minori e la loro propria vocazione sacerdotale abusandoli sessualmente. Si tratta di qualcosa di più che di atti deprecabili. E’ come un culto sacrilego perchè questi bambini e bambine erano stati affidati al carisma sacerdotale per condurli a Dio ed essi li hanno sacrificati all’idolo della loro concupiscenza.
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Davanti a Dio e al suo popolo sono profondamente addolorato per i peccati e i gravi crimini di abuso sessuale commessi da membri del clero nei vostri confronti e umilmente chiedo perdono.
Chiedo perdono anche per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime di abuso. Questo, inoltre, ha recato una sofferenza ulteriore a quanti erano stati abusati e ha messo in pericolo altri minori che si trovavano in situazione di rischio.
D’altra parte, il coraggio che voi e altri avete dimostrato facendo emergere la verità è stato un servizio di amore, per aver fatto luce su una terribile oscurità nella vita della Chiesa. Non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali; e mi impegno a non tollerare il danno recato ad un minore da parte di chiunque, indipendentemente dal suo stato clericale. Tutti i vescovi devono esercitare il loro servizio di pastori con somma cura per salvaguardare la protezione dei minori e renderanno conto di questa responsabilità.
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Fratelli e sorelle, essendo tutti membri della famiglia di Dio, siamo chiamati a entrare nella dinamica della misericordia. Il Signore Gesù, nostro Salvatore, è l’esempio supremo, l’innocente che ha portato i nostri peccati sulla croce. Riconciliarci è l’essenza stessa della nostra comune identità come seguaci di Cristo. Rivolgendoci a Lui, accompagnati dalla nostra Madre Santissima ai piedi della croce, chiediamo la grazia della riconciliazione con tutto il popolo di Dio. La soave intercessione di Nostra Signora della Tenera Misericordia è una fonte inesauribile di aiuto nel nostro percorso di guarigione.
Voi e tutti coloro che hanno subito abusi da parte di membri del clero siete amati da Dio. Prego affinché quanto rimane dell’oscurità che vi ha toccato sia guarito dall’abbraccio del Bambino Gesù e che al danno recatovi subentri una fede e una gioia rinnovata.
Ringrazio per questo incontro e, per favore, pregate per me, perché gli occhi del mio cuore vedano sempre con chiarezza la strada dell’amore misericordioso e Dio mi conceda il coraggio di seguire questa strada per il bene dei minori.
Gesù esce da un giudizio ingiusto, da un interrogatorio crudele e guarda gli occhi di Pietro e Pietro piange. Noi chiediamo che ci guardi, che ci lasciamo guardare, e possiamo piangere, e che ci dia la grazia della vergogna, perché come Pietro, 40 giorni dopo, possiamo rispondergli: “sai che ti amiamo” e ascoltare la sua voce: “torna al tuo cammino e pascola le mie pecore” – e aggiungo – “e non permettere che alcun lupo entri nel gregge”.
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