Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Questa parabola è situata nel cuore del Vangelo di Matteo forse perché è la più importante fra tutte le parabole evangeliche, perché in essa Gesù spiega il mistero della sua vita nel Padre: è lo stesso mistero del Regno e della sua Parola trasformatrice in noi. E' una parabola che in noi opera discernimento, che ci rivela il modo in cui il Padre vede la nostra vita, getta una luce su ciò che avviene nella storia (e nella Chiesa) in questo nostro tempo pieno di contraddizioni.
Nella parabola, l'accento cade sull'attività apparentemente poco avveduta del seminatore che, nonostante l'evidente spreco e insuccesso, riesce comunque ad ottenere un raccolto eccessivamente straordinario.
E' la storia della nostra vita di credenti e del nostro incontro col seminatore, la storia della nostra sterilità e del nostro fallimento che viene visitata, irrorata, fecondata dall'amore sovrabbondante del Padre nella sua Parola che trasforma e rende fertile il nostro deserto. Ma perché ciò avvenga è necessario che anche noi facciamo la nostra parte, che collaboriamo all'opera del seminatore, avendo cura del terreno, liberandolo da tutto ciò che impedisce la crescita della messe. E' la nostra conversione che, nel Vangelo di Matteo, vuol dire mettere il bene dell'uomo come valore assoluto, è l'accoglienza e la messa in pratica delle Beatitudini che ci permetterà di produrre "ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta per uno" .