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martedì 27 agosto 2013

Quindicimila schiavi (fra l'indifferenza) nel regno dei pomodori

Alla parola schiavi si connette immediatamente l’immagine del nero o della nera. Così facendo compiamo un insulto alla persona di colore che identifichiamo solo per il colore della pelle, quando identificare non significhi poi classificare o de-classificare. Schiavo oggi, nella nostra nazione che vuole essere civile e colta e, magari, in ripresa, sta assumendo un significato diverso, cui aderisce vivo il disgusto ma che rimbalza con violenza su di noi e sulle nostre mense: gli schiavi dei pomodori. 
Non può lasciare indifferente una simile discriminazione sociale. 
L’Italia è ricca di colture di pomodori, frutti che si associano subito a piatti prelibati e gustosi. Non voglio guastare il pranzo a nessuno, neppure a me stessa quando arriva una buona pizza o un piatto fumante di maccheroni al sugo di pomodoro, ma sono state mani e gambe di schiavi che mi hanno servito...