Il cardinale Kasper, uno dei teologi più stimati dal Papa, spiega come cambia la chiesa venuta dalla fine del mondo: riforma della curia e sguardo universale.
Più passa il tempo e più l’azione di Francesco incontra resistenze. Nei corridoi dei Sacri Palazzi si percepisce il mormorio contro questo Papa “fuori di testa”, assolutamente ingestibile e in continuo movimento. Forse perché le vecchie volpi della burocrazia vaticana hanno capito che Bergoglio invece che proclamare riforme o minacciare rivoluzioni sta semplicemente abbandonando a se stesse consuetudini e strutture anacronistiche. E che i suoi primi gesti non erano frutto di un’improvvisazione generosa e ingenua, quella dell’outsider che a sorpresa arriva in cima e fa qualche pazzia che tutti gli perdonano volentieri sapendo bene che non durerà, ma le prime tracce di un disegno organico e meditato. Tra gli alleati e consiglieri fidati su cui Bergoglio può contare c’è senza dubbio il cardinale tedesco Walter Kasper, teologo di valore che per anni ha guidato il dicastero vaticano per l’unità dei cristiani, tema al quale Bergoglio è molto sensibile. Gli abbiamo chiesto di aiutarci a capire quello che sta succedendo a un’istituzione vecchia di duemila anni ma capace ancora di regalare sorprese.
Secondo lei quello tra Benedetto e Francesco è un passaggio epocale?...
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