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sabato 3 agosto 2013

Il Papa e il magistero della fraternità - "Della carne e del sangue" di Francesco Ognibene

Il Papa e il magistero della fraternità

Lo si potrebbe definire il "magistero della papamobile", e almeno nella sostanza non si andrebbe distanti dal vero. C’è infatti un modo tutto bergogliano di stare in cattedra – com’è richiesto a Pietro – senza protagonismi né astrazioni, tra la gente, in mezzo a noi, ma moltiplicando l’autorevolezza anziché giocarsela. E forse il simbolo di questo suo modo di insegnare è proprio nei gesti che ha compiuto a Rio de Janeiro a bordo della piccola jeep attrezzata a veicolo papale aperto da entrambi i lati ad altezza-folla, percorrendo per tre volte in altrettanti giorni l’interminabile lungomare di Copacabana a passo d’uomo nell’abbraccio di milioni di giovani traboccanti entusiasmo. Si è rimasti ogni volta rapiti a osservarlo per quasi un’ora, tanto durava il tragitto di quattro chilometri da un capo all’altro della spiaggia più celebrata del mondo. Nel dialogo tra il Papa che passa e la gente che lo acclama abbiamo visto manifestarsi non solo un legame già pieno di affetto reciproco, ma anche la capacità di Francesco di insegnare mediante se stesso: proteso a salutare, abbracciare, benedire, baciare, e poi afferrare decine di bandiere lanciate dalla folla come biglietti d’amore firmati col colore della propria terra (non un popolo senza volto, dunque, ma gente con storia e radici), fermarsi a dialogare cuore a cuore con i disabili, persino bere con gusto qualche recipiente di mate, l’amata bevanda argentina.
Sulla papamobile di Francesco il Vangelo prende corpo, colore, eco: il pastore tra le pecore, il maestro e i discepoli, Gesù in mezzo alle folle che accorrono al solo scorgerlo, la barca di Pietro che solca il mare di un popolo che lo invoca, il samaritano che sa fermarsi quando vede il dolore altrui...

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