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sabato 31 agosto 2013

Martini un anno dopo...



Non so se il sogno del cardinale Martini si sia avverato. Di certo, se fosse vivo oggi non gli dispiacerebbe la nuova Chiesa di papa Francesco, un gesuita come lui ed entrambi candidati nel Conclave del 2005 per la successione a Giovanni Paolo II...
Leggi tutto: IL SOGNO DI MARTINI E LA CHIESA DI PAPA FRANCESCO di Antonio Sciortino

Quale eredità possiamo raccogliere dal cardinale Carlo Maria Martini a un anno dalla sua morte? Proverò a rispondere a questa domanda rifacendomi a un’idea a lui molto cara, centrale nella spiritualità e nella lingua di sant’Ignazio di Loyola: l’idea della riverenza...
Martini ha vissuto questa riverenza anzitutto nei confronti di Dio: sta qui la radice ignaziana della sua spiritualità e della sua proposta circa il primato della «dimensione contemplativa della vita ». Tutto nasce dal fare l’esperienza dell’ineffabile vicinanza divina. Non si tratta certo di una semplice emozione, quanto piuttosto di educarsi a percepire le mozioni interiori con cui lo Spirito guida i credenti, grazie a un costante impegno di unione con Dio.
Chi ha conosciuto il cardinale Martini sa quanto intensa e profonda fosse in lui questa riverenza, al tempo stesso docile e inquieta, luminosa e oscura...
Leggi tutto: L'UOMO CHE ANTICIPÒ LA CHIESA RINNOVATA di Bruno Forte

In questo periodo, a causa dell'anniversario della sua morte, si scrive molto su Carlo Maria Martini. Eppure è stato un uomo riservato (tanto da sembrare ad alcuni distaccato)...
Martini era umile. Umile, perché non intendeva dominare, anche quando governava una grandissima diocesi.
Umile, non distaccato, ma anzi molto interessato ad ascoltare gli altri, curioso com'è rimasto fino alla fine di incontrare e di imparare. Per questo ha amato anche viaggiare finché ha potuto. E fino alla morte, nonostante la fatica a comunicare, ha sempre ricevuto visite. Così ricordo come le ultime conversazioni con lui fossero tutt'altro che formali, anzi lo si vedeva appassionarsi, spesso preoccupato per il futuro della Chiesa. Gli portai un libro di storia, dove avevo scritto qualche pagina su di lui: «Giusto, ma troppo gentile. Devi essere più critico!». C'è oggi da cogliere – a mio avviso – il suo segreto: la sua umiltà, nutrita dell'ascolto della parola di Dio, che lo rendeva appassionato alla vicenda umana, piccola e grande che fosse.

Vedi anche la pagina speciale di TEMPO PERSO: