Appello di Papa Francesco al termine dell'Angelus del 25/8/2013:
Con grande sofferenza e preoccupazione continuo a seguire la situazione in Siria. L’aumento della violenza in una guerra tra fratelli, con il moltiplicarsi di stragi e atti atroci, che tutti abbiamo potuto vedere anche nelle terribili immagini di questi giorni, mi spinge ancora una volta a levare alta la voce perché si fermi il rumore delle armi. Non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo...
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«In Siria un conflitto c’è già, si tratta di vedere come spegnere il fuoco non come alimentarlo. Di fronte a una guerra non si può rispondere con un’altra guerra. Vuol dire che di una tragedia ne facciamo due».
Don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, si dice «triste ed amareggiato» per la piega che stanno prendendo gli eventi in Siria.
L’America dice che non si può più restare inermi di fronte ai crimini commessi dal regime di Assad.
«La guerra, ogni guerra è un’avventura senza ritorno. Anzi, come ha detto papa Francesco, è il suicidio dell’umanità. Basta vedere a quello che è successo in Afghanistan, in Iraq, in Libia: il rovesciamento del capo del regime non ha portato affatto la pace. È una storia che si ripete sempre, con amarezza: noi abbiamo sempre cullato i dittatori, li abbiamo ritenuti nostri amici, li abbiamo armati e poi abbiamo detto che bisognava fargli la guerra. È successo con Saddam e poi con Gheddafi. La comunità internazionale ha fatto di tutto con la sua indifferenza a far precipitare della situazione, l’Italia stessa ha venduto le armi alla Libia e poi si è detto che bisognava bombardare. Questa non è pace. La guerra non è mai la strada da percorrere, come afferma la Dottrina sociale della Chiesa e come ha ribadito qualche giorno fa mons. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra.
Una chiave di questo precipitare degli eventi potrebbe essere quella delle pressioni esercitate da parte delle lobby delle armi. Qualcuno parla già di accordi economici e militari tra Usa e Arabia Saudita»...
È unanime la posizione delle comunità cristiane del Medio Oriente contro i raid che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia con il sostegno della Turchia e della Lega Araba si appresterebbero a lanciare sulla Siria in risposta all'uso di armi chimiche da parte dell'esercito del presidente Assad. Nelle chiese lo si considera senza esitazioni un passo destinato a creare ulteriori problemi anziché soluzioni per la guerra che da due anni e mezzo ormai sfigura la Siria...
Nel giorno in cui il mondo sta con il fiato sospeso in attesa di capire se e quando gli Stati Uniti decideranno di intervenire militarmente contro la Siria, le Chiese cristiane levano la loro voce perché intervengano le Nazioni Unite, si avvii un’azione investigativa sul posto e soprattutto si attivino tutti i mezzi politici e negoziali possibili per trovare una soluzione pacifica che metta finalmente la parola fine alla guerra siriana e al calvario di un popolo. Papa Francesco dunque non è solo: dopo il suo accorato appello per la pace in Siria lanciato domenica scorsa all’Angelus, fanno eco in questi giorni gli organismi e i responsabili delle Chiese cristiane...
“Fermate le armi, per carità di Dio! Usa, Gran Bretagna, Francia e loro alleati, ascoltate le parole di Papa Francesco. Fermate le armi! Non uccidete il dialogo!”: è l’accorato appello di Gregorios III, il patriarca greco-cattolico di rito melchita, la cui sede è Damasco, davanti al conto alla rovescia per l’attacco alla Siria... Le parole del Papa sono profetiche, sapienti e sagge: chiama a far tacere le armi, e far parlare il dialogo. Le armi non sono la soluzione ai problemi della Siria. Mi chiedo: chi ha portato la Siria nel baratro? Chi ha portato armi e combattenti stranieri da tutto il mondo nei suoi confini. Stiamo andando all’inferno. La Siria non è un campo aperto, è la nostra Patria. Non è criminale introdurre armi distruttive nel nostro territorio? Non è criminale dare sostegno a bande di radicali islamici che spargono morte e terrore nel popolo siriano? ... Lanciare un attacco oggi è da criminali. Questi Paesi occidentali non si rendono conto del pericolo. Cosa pensano di risolvere con le armi? Cosa... Credo molto nella forza di riconciliazione dei siriani, è nella loro natura, fa parte della loro storia millenaria. La nostra salvezza è la riconciliazione, non le armi. Lasciateci riconciliare.
... Un’azione militare ci sarà, sarà probabilmente limitata e non risolverà in tempi brevi una situazione ormai irrisolvibile dal punto di vista militare. Finirà per aggravare le condizioni della popolazione, perché ridarà fiato alla guerra. È come se gli Stati Uniti dovessero ormai «fare qualcosa»: gli inglesi premono, i francesi altrettanto, gli alleati arabi sunniti pure. E il messaggio mediatico che è stato veicolato è inequivocabile e impegnativo: i crimini non possono restare impuniti. La cosa più drammatica è però che a questo punto nessuno – dicono – appare più disposto a fare un passo indietro: non le potenze occidentali, non la Russia e l’Iran (in convergenza con la Cina) grandi protettori di Assad, non il regime stesso di Damasco. I generali americani suggeriscono il lancio di missili: un’azione breve, limitata e altamente “chirurgica” al punto da non indurre gli altri “attori” a reagire più del dovuto. Una sorta di “calcolo della polvere” per confezionare l’ordigno di un’esplosione pilotata, come quando si abbatte in un colpo solo un vecchio grattacielo. Ma se il calcolo fosse sbagliato? Paralizzata e scavalcata l’Onu, resa inutile la verità, ignorato a lungo il grido di chi soffre in Siria, la situazione pare inesorabilmente destinata a fare un triste salto verso il buio. Eppure il tempo per un passo indietro c’è ancora. Prima che un ulteriore avvitamento della crisi possa creare in una regione martoriata da guerre e ingiustizie una situazione forse mai vista prima. Il cammino della pace, stavolta più che mai, comincia con un passo indietro. Chi sarà disposto a farlo per primo?
Leggi tutto: Siria, calcolate menzogne
Troppe contraddizioni nella versione Usa sull'uso delle armi chimiche. Non si vuole aspettare nemmeno i risultati dell'inchiesta Onu. È falso pensare che un attacco militare aiuterà la conferenza di pace. Invece essa aiuterà gli islamisti, che vogliono dominare nell'opposizione...