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venerdì 11 settembre 2020

Lettera aperta a Conte: «Per Willy funerali solenni» - Le riflessioni di Alberto Pellai e di Pasquale Somma

Lettera aperta a Conte: 
«Per Willy funerali solenni»
Le riflessioni 
di Alberto Pellai e di Pasquale Somma



LETTERA APERTA A CONTE: «PER WILLY FUNERALI SOLENNI»

Un appello firmato da centinaia di parlamentari ed esponenti della società civile chiede al Premier che un “segnale forte delle istituzioni” contro la cultura dell’odio e della violenza, dopo i gravissimi fatti che hanno portato alla morte del giovane Monteiro Duarte

Funerali solenni per Willy Monteiro Duarte. Lo chiede la società civile, moltissimi parlamentari, esponenti della cultura e dell’associazionismo. L’iniziativa, avviata con una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è partita da “Grei 250”, un gruppo di 250 fra avvocati, ricercatori, operatori sindacali e sociali, medici, parlamentari, giornalisti, intellettuali, artisti ed esponenti del mondo dello spettacolo, italiani o immigrati, che da mesi si prodiga per trovare soluzioni giuste ed eque contro la “cultura dello scarto e del razzismo”.

Nell’interminabile elenco di firme che appoggiano l’iniziativa spiccano i nomi di molti parlamentari dei più diversi schieramenti, da Nicola Zingaretti a Stefania Prestigiacomo, da Laura Boldrini a Laura Garavini, da Stanislao di Piazza ad Andrea Delmastro Delle Vedove. E poi ancora Livia Turco e Claudio Martelli, don Luigi Ciotti, Cecile Kyenge, il medico Foad Aodi, l’avvocato dell’Asgi Gianfranco Schiavone, Elisabetta Melandri, Silvia Costa, Filippo Miraglia, Graziano Del Rio, Mercedes Bresso, Lia Quartapelle e molti altri.

“Le istituzioni”, si legge nell’appello, “diano un segnale forte dopo i fatti gravissimi avvenuti nella notte fra sabato 5 e domenica 6 a Colleferro, che hanno portato all’omicidio del giovane Willy Monteiro Duarte, ucciso per il suo senso di responsabilità e per la sua generosità per aver difeso un amico da un gruppo di picchiatori, già noti alle Forze dell’ordine per i propri comportamenti violenti”.

Il “segnale forte”, al di là della semplice condanna di quanto avvenuto e “a prescindere dalle responsabilità penali che la magistratura saprà indicare”, deve indicare, sempre secondo i promotori della lettera aperta al Presidente del Consiglio, “la chiara volontà di non lasciare spazio a nessuna delle forme in cui una violenza prevaricatrice, cieca, con conseguenze omicide, si manifesti nei confronti dei soggetti più deboli e indifesi”.

Di qui la richiesta a Conte “che i funerali del giovane Willy, se la famiglia lo consente, siano realizzati in forma solenne, con la partecipazione delle autorità civili e una rappresentanza del Governo, a livelli tali da non lasciare sola una famiglia che ha saputo crescere un figlio nel rispetto dei valori civili che sono quelli della nostra Costituzione”. La solennità di queste esequie esprimerebbe “una condanna senza appello non solo della violenza, ma anche e soprattutto della cultura della prevaricazione, dei crimini di odio e della supremazia razziale, di genere e di classe”.

Si può aderire ulteriormente alla raccolta di firme sul sito Grei250.it, oppure inviando una mail a info@grei250.it
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Luciano Scalettari 10/09/2020)

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SOLO SE I NOSTRI FIGLI SI COMPORTERANNO COME WILLY 
LA VIOLENZA SARÀ SCONFITTA 
di Alberto Pellai
Attendiamo che la giustizia insegni con una punizione magistrale ai fratelli Bianchi e ai loro complici, che la loro violenza è criminale e stupida. Ma come educatori e genitori dobbiamo spronare i nostri ragazzi ad intervenire nel caso in cui un loro amico si trovi in difficoltà .

La morte di Willy Monteiro ha riempito noi genitori di orrore, per la violenza di cui è stato vittima. Ma anche di paura. Pensiamo ai nostri figli, a quando escono la sera per andare con i loro amici. Ci domandiamo se anche loro potrebbero trovarsi coinvolti in qualcosa di simile. In fin dei conti, se siamo buoni genitori, li dovremmo aver educati a comportarsi proprio come Willy. Ovvero ad intervenire nel caso in cui un loro amico si trovi in difficoltà, a mostrare empatia nei confronti di chi soffre, a fermare ogni azione di violenza. In questi giorni ho sentito molti genitori consigliare ai propri figli: “Tu non fare come Willy. Se ti accorgi, mentre sei fuori, che qualcuno si sta mettendo nei pasticci, tu scappa via e molla tutto”. E’ comprensibile questa reazione. Ma, dal punto di vista educativo, è anche la più sbagliata. Perché noi educatori dobbiamo contribuire a riempire il mondo di belle persone, come Willy sapeva essere. 

Se disattiviamo nei nostri figli quella naturale ed empatica spinta a fare ciò che è bene e ciò che è giusto, se gli insegniamo che la strada del coraggio è troppo pericolosa e quindi conviene rimanere riparati nel territorio della paura, succederà che quelli come i fratelli Bianchi si prenderanno – sempre più - il controllo del territorio. Porteranno la loro violenza tossica, la loro criminale potenza bullista al centro di ogni piazza e si sentiranno i “re del mondo”. Ma se ogni ragazzo sa fare quello che ha fatto Willie, si troveranno soli e isolati. Quelli impauriti diventeranno loro. 
Viviamo in un mondo che, almeno in parte, esalta la violenza tossica, che induce i nostri figli maschi a credere che si diventa potenti e popolari quando si coltiva la forza dei muscoli e non quella della mente. Che vince chi fa fuori l’altro. Che la prepotenza è molto più vantaggiosa della competenza. E’ per questo che oggi piangiamo un ragazzo come Willy, che tutti descrivono come un giovane uomo, promettente e pieno di bellezza. 

Attendiamo che la giustizia insegni con una punizione magistrale ai fratelli Bianchi e ai loro complici, che la loro violenza criminale e stupida, alla fine li ha fatti finire nell’unica posto in cui potranno comprendere il disastro di cui si sono resi colpevoli. Però, non smettiamo mai di dire ai nostri figli, quando escono di casa: “Sii come Willy. Fai come lui e aiuta i tuoi amici a fare altrettanto”. Altrimenti muore ogni speranza. E l’educazione diventa solo un miraggio irraggiungibile. 
Certo, chi controlla il rispetto della legge nei nostri paesi e nelle nostre città, deve aiutare noi genitori a dare senso al nostro progetto educativo. Perché altrimenti la frase “Sii come Willy” rischia di diventare un'incitazione al martirio. Che poi è esattamente quello che è successo a lui. 
Presumo che molti tra noi, si sentiranno provocati da questo messaggio. Ciò nonostante, noi genitori, noi educatori, noi docenti, dobbiamo continuare a far tenere alto lo sguardo ai nostri ragazzi e ragazze, ai nostri figli, ai nostri studenti. 
Auspico che la storia di Willy Monteiro arrivi sui banchi di tutte le classi di scuola secondaria, in questo inizio di anno scolastico. E permetta a tutti i nostri figli, di sentire che nelle loro scuole, nelle loro città, nei loro gruppi di amici ci devono essere non uno, ma dieci, cento, mille Willy.
(fonte: Famiglia Cristiana 11/09/2020)

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Willy massacrato da violenti, la generosità salva e non uccide
La riflessione di Pasquale Somma: 
'Non è giusto voltarsi dall'altra parte'

Dalla rassegna stampa sulla vicenda di Willy emerge una triste realtà: Willy avrebbe dovuto voltarsi dall’altra parte. Questo è il messaggio che sta passando. 
I titolisti manco si rendono conto dell’ambiguità delle loro parole. Willy non è stato ucciso dalla sua generosità, Willy è stato ucciso da persone violente e brutali e che probabilmente sono come sono perché non hanno mai incontrato la generosità nella loro vita. La generosità salva, non uccide. 
Anche il sindaco di Paliano, pur certamente addolorato e in buona fede, ha scritto che era "al posto sbagliato nel momento sbagliato". Anche questo è molto fuorviante. Questo significa togliere la responsabilità a chi compie scempi. Come le donne violentate perché vestite in abiti succinti, o uccise perché hanno chiesto la separazione... e così possiamo procedere per tutti gli eventi umani in cui la violenza regna sovrana e non è giustificabile. Spesso è una retorica raccontata anche per le vittime innocenti della malavita. Non è così.
Willy Monteiro Duarte di soli 21 anni, è stato massacrato a calci e pugni e ucciso solo per aver cercato di difendere un suo coetaneo. 
I modelli di comportamento veicolati attraverso le serie tipo Gomorra, i videogiochi violenti, gli atteggiamenti aggressivi di personaggi “influenti” gli stili educativi hanno un ruolo in questo orrore. Attenzione non sono la causa ma affascinano come ogni realtà del male. 
Confesso che all’orrore che provo si aggiunge la paura. Continuo ad osservare queste fenomeno emergente di violenza omicida e mi interrogo. Mi tornano in mente le parole di Vittorino Andreoli: “L’Italia è un paese malato di mente, in cui la fanno da padrone l’individualismo, l’egocentrismo, il narcisismo e la cieca ignoranza”. Denaro in tasca, suv, Rolex, palestra, pose da macho, petti nudi, anelli d’oro, vestiti firmati... 
Francesco Belleggia, Mario Pincarelli, Gabriele Bianchi, Marco Bianchi sono il prodotto di una cultura che esalta la forza fisica, il potere, la violenza, la prevaricazione. Ecco come nascono e crescono i VIOLENTI di oggi, tra maschilismo narcisista, il “machismo”, ovvero l’esagerata e ridicola esibizione di virilità, basata sull’idea che si è superiori agli altri. E poi l’odio indiscriminato per chi nella semplicità della vita è felice. E di conseguenza si sente la necessità del consumo di alcol e droghe per non percepire le emozioni reali. Anche questo però fa parte dello “habitus culturale contemporaneo”. 
Servono modelli educativi credibili, non mi stancherò mai di dirlo e bisogna condannare chi in questo tempo sta armando le mani dei violenti con la propaganda di odio, razzismo e discriminazione sociale.
(fonte: Il Corrierino 11/09/2020)

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Vedi anche il nostro post precedente