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venerdì 4 settembre 2020

Tutti al servizio del mondo - L’ecumenismo della solidarietà



L’ecumenismo della solidarietà

Il recente documento «La solidarietà interreligiosa al servizio di un mondo sofferente: un appello alla riflessione e all’azione dei cristiani durante il Covid-19 e oltre», è molto più di un accordo di buone intenzioni. È la prova visibile di un’unione incentrata sulla preghiera ecumenica di Gesù (cfr. Giovanni, 17, 21), che mostra come il kairos dell’incontro interreligioso passi per il cammino della solidarietà. In tempi di pandemia, il Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) e il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso (Pcid) in questo documento lanciano un appello a un ecumenismo di speranza, amore, compassione, un ecumenismo che risani e aiuti a ripensare il mondo post-covid-19. Nel discernere il momento attuale con l’ermeneutica della fede cristiana che ci unisce saldamente, conferiscono il sostrato etimologico e il richiamo assiomatico alla solidarietà cristiana. Risponde ampiamente alla domanda: A che cosa servono l’ecumenismo e il dialogo interreligioso oggi? Alla solidarietà!

Questa ricerca di un cammino ecumenico che presenti l’amore come dono kerigmatico capace di superare le differenze, ha un antecedente importante nella relazione tra il Wcc e la Santa Sede. Di fatto, a giugno 2018, Papa Francesco si è recato a Ginevra per la commemorazione dei settant’anni di quel Consiglio. Nel suo discorso durante la preghiera ecumenica del 21 giugno ha ricordato: «L’uomo è un essere in cammino… Il cuore ci invita ad andare, a raggiungere una meta. Ma camminare è una disciplina, una fatica, servono pazienza quotidiana e allenamento costante. Occorre rinunciare a tante strade per scegliere quella che conduce alla meta e ravvivare la memoria per non smarrirla. Meta e memoria. Camminare richiede l’umiltà di tornare sui propri passi, quando è necessario, e la cura per i compagni di viaggio, perché solo insieme si cammina bene». Ha poi approfondito il concetto aggiungendo: «Camminare secondo lo Spirito è rigettare la mondanità. È scegliere la logica del servizio e progredire nel perdono. È calarsi nella storia col passo di Dio: non col passo rimbombante della prevaricazione, ma con quello cadenzato da “un solo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso”». Concludendo, e considerando che, se Cristo è il cammino che porta all’ecumenismo, l’incontro interconfessionale cristiano è l’ecumenismo del cammino, il Santo Padre ha dichiarato che «camminare insieme per noi cristiani non è una strategia per far maggiormente valere il nostro peso, ma è un atto di obbedienza nei riguardi del Signore e di amore nei confronti del mondo... Chiediamo al Padre di camminare insieme con più vigore nelle vie dello Spirito. La Croce orienti il cammino perché lì, in Gesù, sono già abbattuti i muri di separazione ed è vinta ogni inimicizia (cfr. Efesini, 2, 14): lì comprendiamo che, nonostante tutte le nostre debolezze, nulla ci separerà mai dal suo amore (cfr. Romani, 8, 35-39)».

Durante il suo pontificato, e in questo cammino interreligioso, Papa Francesco ha parlato dell’«ecumenismo della Parola», dell’«ecumenismo della preghiera», dell’«ecumenismo della diversità riconciliata» e, più di recente, dell’«ecumenismo del sangue», facendo un drammatico riferimento al martirio cristiano che non risparmia nessuna denominazione. Nell’ottobre del 2016, per la commemorazione dei 500 anni della Riforma, Papa Francesco si è recato nelle città svedesi di Lund e Malmö per partecipare a un incontro luterano-cattolico. In quel viaggio storico sono state molte le espressioni di unità nella diversità, attraverso i gesti, i discorsi e i documenti. Nell’incontro, con il motto «Dal conflitto alla comunione», che si è poi tradotto in una dichiarazione congiunta, è stato messo in risalto «l’ecumenismo della misericordia». Il quinto imperativo dell’ultimo capitolo del documento, che ha preso il titolo dal motto, lo enuncia chiaramente: «Cattolici e luterani dovrebbero rendere insieme testimonianza della misericordia di Dio nell’annuncio del Vangelo e nel servizio al mondo» (art. n. 243). Nella cattedrale di Lund il Pontefice lo ha spiegato con queste parole: «Gesù intercede per noi come mediatore presso il Padre, e lo prega per l’unità dei suoi discepoli “perché il mondo creda” (Giovanni, 17, 21). Questo è ciò che ci conforta e ci spinge a unirci a Gesù per chiederlo con insistenza: “Dacci il dono dell’unità perché il mondo creda nella potenza della tua misericordia». Questa è la testimonianza che il mondo sta aspettando da noi. Come cristiani saremo testimonianza credibile della misericordia nella misura in cui il perdono, il rinnovamento e la riconciliazione saranno un’esperienza quotidiana tra noi. Insieme possiamo annunciare e manifestare concretamente e con gioia la misericordia di Dio, difendendo e servendo la dignità di ogni persona. Senza questo servizio al mondo e nel mondo, la fede cristiana è incompleta».

In questi tempi di pandemia, la solidità dell’ecumenismo si coniuga con la semiotica della solidarietà che include nella sua integrità dinamica l’ecumenismo della misericordia, della preghiera, del sangue e della carità. E lo fa ampliando le vie cristiane alla luce delle sette raccomandazioni con cui si conclude il documento «La solidarietà interreligiosa al servizio di un mondo sofferente: un appello alla riflessione e all’azione dei cristiani durante il Covid-19 e oltre». La prima è di trovare modi per rendere testimonianza della sofferenza, richiamare l’attenzione su di essa e sfidare qualsiasi forza che intenda mettere a tacere o escludere la voce dei feriti e dei vulnerabili in mezzo a noi, responsabilizzando le persone e le strutture che stanno dietro tale sofferenza. La seconda è di promuovere la cultura dell’inclusione, la terza di alimentare la solidarietà attraverso la spiritualità, la quarta di ampliare la formazione del clero, degli agenti di pastorale e dei fedeli tenuto conto dell’importanza della cooperazione con gli altri. La quinta è di coinvolgere e sostenere i giovani, la sesta di creare spazi per il dialogo e la settima di ristrutturare progetti e processi che rendano possibile la solidarietà interreligiosa.

di Marcelo Figueroa
(fonte: L'Osservatore Romano 03 settembre 2020)