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mercoledì 30 settembre 2020

“Il Vegliardo di Patmos” di Vincenzo Arnone - Recensione di Aldo Pintor


“Il Vegliardo di Patmos”
 
 
di Vincenzo Arnone
 
Recensione di Aldo Pintor




Ha sempre suscitato interrogativi l'identità del personaggio del quarto Vangelo chiamato il discepolo che Gesù amava. Gli studiosi lo identificano quasi all'unaminità con Giovanni il figlio di Zebedeo il fratello di Giacomo cui viene attribuita la paternità appunto di questo quarto Vangelo, oltre che di tre epistole e del famoso scritto visionario dell'Apocalisse scritto nell'isola greca di Patmos. Questa identificazione è stata elaborata sulla base di più indizi. Uno è il fatto che questo misterioso discepolo compare sempre negli episodi dove negli altri Vangeli è presente Giovanni, un'altra cosa che ci fa pensare è che in questo quarto Vangelo Giovanni non viene mai nominato come se fosse una scelta dell'autore di non voler apparire una scelta di umiltà.

Stando a quanto dice la tradizione, Giovanni lasciò Gerusalemme dopo la Pentecoste e si recò prima in Samaria e poi a Efeso dove radunò un folto gruppo di fedeli. Riguardo a questo periodo trascorso a Efeso, San Girolamo racconta di un Giovanni vecchissimo condotto all'assemblea liturgica dai suoi discepoli in quanto non più autosufficiente che ripeteva incessantemente: “Piccoli figli amatevi gli uni con gli altri”. E quando gli facevano notare la ripetitività della sua affermazione lui rispondeva: “Questo è il comandamento del Signore se fosse anche il solo a essere osservato basterebbe”.

Su Giovanni figlio di Zebeleo in tanti hanno scritto sia esegeti sia semplici fedeli che scrittori comunque affascinati dalla sua figura. E' un apostolo che ha sempre colpito per il suo forte afflato spirituale e profetico spesso contrapposto a un legalismo dottrinario. E tra le tante opere a lui dedicate in questi giorni è uscito il libro che segnaliamo scritto da Don Vincenzo Arnone “Il Vegliardo di Patmos”. Uno strano romanzo epistolare.

L'autore è un coltissimo sacerdote siciliano che da tanti anni opera a Firenze ed è uno studioso dei rapporti tra Bibbia e letteratura. In questi giorni ha dato alle stampe la sua creazione letteraria davvero originale.

Nel libro che stiamo presentando viene raccontato che nell'anno 110 d.C. un po' di tempo dopo la morte di Giovanni un contadino di Patmos tal Ermogene scrive all'amico Marone una lunga lettera proprio su un vecchio che stava a Patmos che aveva uno sguardo misterioso diverso dagli altri uomini. Questa figura aveva colpito molto Ermogene in modo tale da attirare la sua attenzione. In particolare Ermogene è colpito dallo sguardo di quest'uomo enigmatico. Lo sguardo di chi aveva provato una felicità che non è di questo mondo. Questo misterioso vecchio è appunto Giovanni. Dal riepilogo della vita di Giovanni che compare in questo libro apprendiamo che all'inzio cercò di sfuggire all'influenza di Gesù di Nazareth questo rabbì così diverso dagli altri. Ma dopo una fuga e una meditazione nel deserto decise di intraprendere un cammino di conversione e amicizia con lui e di accettare di diventare suo discepolo. Questo fortissimo legame con Gesù lo portò unico fra gli apostoli nel golgota sotto la Croce e al mattino di Pasqua a credere alla Resurrezione senza nessun bisogno di entrare nel sepolcro. Ermogene lo descrive come un vecchio silenzioso. Un vecchio che passeggiava in silenzio volgendo il suo sguardo verso Efeso come in cerca di qualcosa che aveva perduto o come chi custodiva un segreto. E ciò che colpisce il narratore esattamente come Ermogene è la descrizione del suo sguardo penetrante. Giovanni che all'inizio del suo Vangelo sottolinea come al principio era la Parola viene in questo libro descritto curiosamente come un uomo del silenzio. Come se le parole di Gesù fossero custodite nel suo silenzio così come tutti i momenti che aveva vissuto in sua compagnia. Questi ricordi gli procurarono una grande felicità che nulla al mondo avrebbe potuto togliergli ma anche una profonda inquietudine.

Giovanni ricordava bene lo sguardo di Gesù, sguardo che prometteva un mondo nuovo capace di far credere all'amore. E di quello sguardo aveva profonda nostalgia. Nostalgia di quell'amore che dà un senso e significato a ogni momento della nostra vita e questo amore era tutto quello che Gesù domandava. E questo è quanto Giovanni ha capito e tramandato di Gesù.

Vincenzo Arnone attraverso il suo personaggio di Ermogene ce lo ricorda con questo strano e prezioso libretto.