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domenica 11 novembre 2018

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 50/2017-2018 (B) di Santino Coppolino

"Un cuore che ascolta - lev shomea"
Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)


Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino


Vangelo: 
Mc 12,38-44 



<<Guardatevi dagli scribi!>> dice Gesù ai discepoli. Gli scribi erano i teologi ufficiali del tempo, gli unici interpreti della Torah di cui conoscevano ogni minuzia, e di cui il Talmud sentenzia:
 <<Tutte le parole degli scribi sono parole del Dio vivente! (...) Le parole e le decisioni degli scribi sono superiori alla Torah!>>(Ber. M.). Ebbene Gesù smonta l'aura di santità con la quale gli scribi si sono rivestiti e mostra senza mezzi termini come il loro agire sia ispirato solo dalla ricerca di potere e di prestigio, da una sfrenata ambizione che si consuma nell'approfittare delle persone più deboli e fragili (le vedove).
L'evangelista, in realtà, sta <<parlando a suocera perché nuora intenda>>. Il brano ha principalmente un significato ecclesiale, è un severo monito ai discepoli di ogni tempo che sono tentati di assumere lo stesso comportamento degli scribi, che litigano fra di loro per la ricerca del potere (9,32ss) e faticano a comprendere e ad accogliere l'insegnamento di Gesù. Il Maestro, ancora una volta, esorta i suoi ad imparare la lezione sul Regno dai piccoli, da una vedova povera, insignificante, quasi invisibile e che nessuno considera, nemmeno i discepoli. Sono gli ultimi i veri protagonisti del Regno ed è da quelli come loro - i veri teologi - che la Chiesa è chiamata ad imparare e a vivere il Vangelo. Gesù, molto semplicemente, esorta tutti a contemplarne il volto, a fare come loro, a condividerne la vita, TUTTA LA VITA (<<òlon tòn bìon>>), perché  <<Dio ha scelto ciò che per il mondo è stolto per confondere i sapienti, ciò che per il mondo è debole per confondere ciò che è forte, ciò che per il mondo è ignobile e disprezzato per distruggere le cose che sono>> (1Cor 1,27-28).