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giovedì 15 novembre 2018

RIACE RIPARTE. SOSTENIAMO LA CAMPAGNA di p. Alex Zanotelli e la manifestazione di Roma contro il razzismo

RIACE RIPARTE. 
SOSTENIAMO LA CAMPAGNA 
di p. Alex Zanotelli



Considero Mimmo Lucano, sindaco di Riace, un amico. Di più, un fratello, uno di famiglia. Hanno rafforzato questo legame i dieci giorni passati con lui e suoi concittadini lo scorso agosto, in occasione di un campo di lavoro organizzato dai missionari comboniani. Come ho raccontato nello scorso numero di Nigrizia, ho conosciuto una persona che ha saputo trovare una via per andare incontro a chi soffre. Un’amicizia ricambiata, tanto che a fine agosto Lucano ha invitato a Riace me, Gino Strada e la scrittrice Sara Sasso, e ci ha concesso la cittadinanza onoraria.

Sono quindi rimasto scioccato di fronte agli arresti domiciliari, disposti il 2 ottobre dalla procura di Locri per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’ho raggiunto a Riace e ho potuto vederlo per un paio d’ore. Ho trovato un uomo distrutto, perché mai si sarebbe aspettato che si arrivasse a quel punto. Gli ho comunicato tutta la mia vicinanza e anche l’impossibilità di partecipare alla manifestazione, indetta a Riace il 6 ottobre in segno di solidarietà, perché impegnato ad Assisi in un convegno d’introduzione alla Perugia-Assisi. Alla marcia della pace il suo nome è stato scandito e noi comboniani con i giovani di Gim (Giovani impegno missionario) abbiamo marciato con uno striscione che diceva “arrestateci tutti”.

Ma il 13 ottobre ecco un’altra batosta. Il Viminale annuncia che non saranno coperte le spese per i servizi di accoglienza che Riace ha fatto e sta facendo, e che tutti i migranti dovranno lasciare il paese (affermazione poi mitigata, aggiungendo che lascia il paese solo chi vuole farlo). Una vendetta di Salvini che ha approfittato del provvedimento della magistratura per colpire una persona che detesta.

Il 16 ottobre, un altro passaggio che va sottolineato. Il tribunale del riesame di Reggio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari, sostituendoli con la misura del divieto di dimora a Riace. Decisione grottesca: di solito viene adottata per gli affiliati alla ’ndrangheta e ora è utilizzata per un uomo che per tutta la vita si è battuto contro le cosche.

Non ci sono altre strade: dobbiamo tutti continuare a sostenere Mimmo Lucano perché ha fatto solo del bene, ha fatto rinascere un paese e il suo modello di accoglienza è preso in considerazione in Europa. Per questo stiamo organizzando una campagna di appoggio e di raccolta fondi rivolta all’opinione pubblica nazionale e internazionale. Si chiamerà “Riace riparte” per far appunto ripartire, senza denaro pubblico, il progetto di accoglienza dei richiedenti asilo. Sul sito della Rete dei comuni solidali si trovano le indicazioni per aderire alla campagna.

Mi voglio anche appellare al presidente della Calabria, Mario Oliverio, che è molto vicino a Mimmo Lucano, perché prenda Riace sotto l’egida della Regione Calabria. Anche in considerazione del fatto che una legge regionale ha come obiettivo il ripopolamento dei paesi abbandonati. Chiedo infine alla Conferenza episcopale di uscire dal mutismo e di prendere posizione, cosa che finora ha fatto solo mons. Bregantini, vescovo di Campobasso-Boiano.

Reagiamo insieme a questa marea nera di razzismo e di xenofobia. Facciamo comprendere che i migranti sono una risorsa, non una minaccia.

(Fonte: Nigrizia) 


Rete dei comuni solidali
Sul sito della rete (comunisolidali.org) sarà lanciata la campagna “Riace riparte”. La Rete dei comuni solidali è un’associazione fondata nel 2003 che «pone a proprio fondamento lo sviluppo delle opportunità di una vita degna per le persone dei paesi più poveri, attraverso il miglioramento delle condizioni sociali ed economiche, perseguito grazie al reciproco aiuto e allo scambio di conoscenza fra cittadini di paesi diversi». I comuni aderenti sono 264 e rappresentano 5 milioni di abitanti.

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Noi, con Mimmo Lucano, 
per una vera integrazione

di Sara Fornaro

Decine di migliaia i partecipanti accorsi a Roma per il corteo contro il razzismo e il decreto sicurezza. Denunciati controlli, identificazioni e perquisizioni ai danni dei dimostranti. 
Presente anche il sindaco (sospeso) di Riace.

(Pubblicato su Città Nuova)


La folla che qualche giorno fa, a Torino, ha riempito piazza Castello per dire sì alla Tav ha oscurato, sui media, quella ugualmente nutrita e motivata che ha sfilato lungo le strade della Capitale. Il corteo antirazzista è partito da piazza della Repubblica ed ha raggiunto San Giovanni, attraversando alcuni dei quartieri più multietnici di Roma. Tra i manifestanti accorsi per dire no al decreto sicurezza promosso dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e dal governo, c’era anche Domenico Lucano, sindaco sospeso del Comune di Riace, dal quale si è dovuto allontanare in seguito un provvedimento cautelare (divieto di dimora nella sua città) emesso nell’ambito di una inchiesta ancora in corso della magistratura: un simbolo, per tutti i presenti e non solo, di una politica efficace dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti.

Tanti i visi, i colori e le storie radunati fianco a fianco sotto i cartelli “Uniti contro il razzismo” e, purtroppo, non è mancato un episodio drammatico: la morte, nel corso della marcia, di un uomo di 55 anni proveniente dall’Etiopia, tragica dimostrazione delle condizioni di privazione e sofferenza vissute da tanti immigrati presenti nel nostro Paese.

480 le organizzazioni che hanno partecipato alla marcia, giunte in città da tutta Italia con oltre 100 pullman. Molti, però, hanno denunciato “singolari” fermi e controlli da parte delle forze dell’ordine

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Noi, con Mimmo Lucano, per una vera integrazione di Sara Fornaro