Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mc 13,24-32
Il capitolo 13 del Vangelo di Marco è molto complesso e di non facile comprensione, tant'è che l'evangelista avverte i suoi lettori perché comprendano bene ciò che stanno leggendo (v.14).
Il Discorso Escatologico (13,1-37) non ha la funzione di incutere angoscia e terrore, non parla di sconvolgimenti planetari e della tragica fine del mondo. Sappiamo che il Vangelo è quasi sempre espresso per immagini (tipico del mondo ebraico) piuttosto che attraverso formulazioni teologiche e senza il giusto discernimento è molto facile darsi risposte sbagliate o alienanti. Attraverso la chiave di lettura adeguata comprenderemo come 'Sole e Luna' altro non sono che simboli di divinità pagane mentre le stelle i potenti di questo mondo. Isaia ci aiuta a scoprirlo: "Come mai sei caduto dal cielo o astro del mattino o figlio dell'aurora? Eppure pensavi nel tuo cuore: Salirò in cielo, al di sopra delle stelle di Dio innalzerò il mio trono, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi" (Is14). Il profeta Isaia non sta parlando di una catastrofe cosmica, ma della caduta del re Nabucodonosor il quale - come tutti i potenti - ambiscono alla condizione divina. Il brano evangelico, allora, è un messaggio di speranza per coloro che credono in Gesù: tutti i dominatori di questo mondo, prima o poi, cadranno rovinosamente. Nel Regno perciò non c'è posto per la paura perché Marco non ci sta parlando della fine del mondo, ma della fine di un mondo: una realtà violenta, crudele e ingiusta. E sarà proprio sulla croce che sarà inaugurata la fine di questo mondo: nel corpo inchiodato di Gesù, piena rivelazione dell'amore del Padre, si compirà il giudizio di salvezza.
"Ora è tempo di gioia, non ve ne accorgete ?" Sorge l'alba radiosa della stagione della sua infinita tenerezza per noi. Impariamo dal fico.
"Ora è tempo di gioia, non ve ne accorgete ?" Sorge l'alba radiosa della stagione della sua infinita tenerezza per noi. Impariamo dal fico.