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domenica 25 novembre 2018

In piazza per le donne. «Violenza? Un sacrilegio»


In piazza per le donne. «Violenza? Un sacrilegio»

Oggi bandiere a mezz'asta. Bassetti: maltrattare è come sconfessare le radici. Ac, Acli, Cif, Cisl: basta silenzi, occorre un forte movimento etico per rompere la subcultura del possesso



Bandiere civiche a mezz’asta nei municipi, cortei, mostre, monumenti illuminati, dibattiti nelle scuole, riflessioni pubbliche e il “posto vuoto” nei cinema e nei teatri per ricordare le vittime di femminicidio che in Italia, dal 2000 ad oggi, sono state 3.101, di cui 107 nei primi dieci mesi di quest’anno. Così, e in mille altri modi frutto della creatività e dell’impegno di associazioni e istituzioni, si celebra questa domenica nel nostro Paese la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne” istituita dalle Nazioni Unite nel 1999.

I numeri

I dati sulle uccisioni di donne forniti da Eures sono allarmanti e fotografano la complessità del fenomeno: nel 72% dei casi (2.156 in termini assoluti) l’assassino è stato un parente, nel 47,6% (1.426) si è trattato del partner (fidanzato, compagno o convivente) o dell’ex partner; con il passare degli anni è aumentata l’età media delle vittime che nel 2018 supera i 52 anni; l’area geografica più a rischio è il Nord con la Lombardia in cima alla classifica dei femminicidi mentre la provincia con i maggior numero di casi è Roma. Secondo l’Istat quasi 7 milioni di donne in Italia hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Risulta inoltre che l’anno scorso 49.152 donne si sono rivolte ai centri antiviolenza e che 29.227 di loro hanno iniziato un percorso per uscire dal vortice di violenza nel quale sono cadute a causa di maltrattamenti, stalking o altre aggressioni subite da parte di uomini.

Le iniziative

«Seicento le iniziative che si svolgono in altrettanti Comuni, con la consapevolezza – dice il presidente dell’Anci, Antonio Decaro – che si tratta di un grave e complicato fenomeno da contrastare non solo con la repressione degli atti violenti ma sconfiggendo una mentalità, quella che confonde l’amore con il possesso». A Latina l’orologio della Torre civica si colorerà di rosso, all’Aquila l’amministrazione ha lanciato il concorso di idee “Mai più silenzio” per sensibilizzare gli studenti delle scuole locali e prevenire ogni forma di discriminazione. A Trieste si tiene la terza edizione di “Mai! nemmeno con un fiore”, un confronto al tavolo di coordinamento provinciale per gli interventi di contrasto alla violenza di genere. Bologna ospita, fino al 4 dicembre, il festival “La violenza illustrata”, curato dalla locale Casa delle donne. A Napoli è partito in via sperimentale lo smartwatch per tutelare le vittime di stalking e di maltrattamenti in famiglia: è un’iniziativa dei Carabinieri che consiste nella consegna alle donne (con il loro consenso) che subiscono soprusi morali e fisici di un dispositivo, il “Mobile Angel” dotato di un sensore di movimento e di un tasto di allarme che invia la richiesta di intervento alla centrale operativa dell’Arma che può disporre così un’immediata uscita della pattuglia sul posto. I centri antiviolenza di tutt’Italia e il movimento “Non una di meno” hanno organizzato ieri a Roma una manifestazione con corteo nelle vie del centro: ad aprire il lungo e colorato fiume di persone, lo striscione “Stato di agitazione permanente”. Stamattina, presso la Protomoteca del Campidoglio, dalle 9.30 alle 13, convegno promosso dalla Commissione Capitolina Pari Opportunità su “La schiavitù invisibile e il business della prostituzione”.

Gli interventi

Tra i tanti interventi di ieri, va sottolineato quello del presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti: «Chi maltratta una donna rinnega e sconfessa le proprie radici perché la donna è fonte e sorgente della maternità – ha detto –, quindi è una specie di sacrilegio massacrare una donna». Un gruppo di movimenti e associazioni cattoliche, tra cui Unione Mondiale Donne Cattoliche, Acli, Azione cattolica, Centro Italiano Femminile, Cisl Donne, Api-Colf, lancia un appello per uno “Stop alla violenza sulle donne” perché «occorre un forte movimento etico per rompere la subcultura del possesso – si dice in una nota –. Occorre rompere il silenzio, occorre che le donne non sottovalutino e non tacciano i primi segnali di pericolo per evitare il “crescendo” che porta ad atti irrimediabili». Forte anche il richiamo della segretaria nazionale della Cisl, Anna Maria Furlan: «C’è ancora tanta ipocrisia ed indifferenza sul tema: la nostra resta ancora una società maschilista dove è molto complicato far rispettare la donna in tutti i contesti: sociali, lavorativi e familiari. Si fa fatica a far passare il concetto che il lavoro rimane la prima forma di emancipazione per le donne – ha proseguito – mancano sgravi fiscali specifici per favorire le assunzioni di lavoratrici e non si fa abbastanza per il sostegno alla maternità».

(fonte: Avvenire, articolo di Fulvio Fulvi 24/11/2018)

Il videomessaggio del cardinale Bassetti: maltrattare le donne è sacrilegio