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giovedì 29 novembre 2018

«Abbiamo bisogno di un “trapianto” di cuore... Il Decalogo è la “radiografia” di Cristo... In Lui smette di essere condanna e diventa l’autentica verità della vita umana, cioè desiderio di amore... si incontrano le due gioie: la gioia di Dio di amarci e la nostra gioia di essere amati...» Papa Francesco Udienza 28/11/2018 (foto, testo e video)


UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 28 novembre 2018

Il Papa ha fatto il suo ingresso in Aula Paolo VI poco prima delle 9.30, per la sua prima udienza di quest’inverno svoltasi non in piazza, ma al coperto, vista la giornata di tramontana. Appena cominciato il percorso a piedi lungo il corridoio centrale, acclamato dalle 7mila persone presenti, ha salutato un bambino protetto dalla mascherina e poi si è sottoposto volentieri allo scambio dello zucchetto, ripetuto poi altre volte lungo il percorso. Moltissimi i doni che sono stati offerti a Francesco da entrambi i lati del corridoio, tra cui anche letterine scritte a mano dagli ospiti più piccoli. Durante il tragitto, il Papa si è soffermato anche a parlare con una donna che gli ha chiesto di benedire la sua piccola bambina, alla quale ha imposto le mani sulla fronte. Tra i 7mila in Aula Paolo VI, anche un gruppo di 700 donne della sezione pugliese della Fondazione Komen, al termine della campagna di prevenzione del tumore al seno organizzata in questo mese, con il patrocinio della Fondazione Policlinico Gemelli. I 700 fazzoletti che sventolano oggi per il Papa provengono da tutte le province pugliesi. 









Fuori programma imprevisto e imprevedibile, al termine della catechesi durante i saluti nelle varie lingue, il Papa si è trovato improvvisamente di fronte un bambino che, sfuggito al controllo degli adulti, ha fatto di corsa tutte le scale di marmo bianco, pur di arrivare di fronte al Papa e abbracciarlo. Il Papa ha restituito l’abbraccio e il saluto, sorridendo piacevolmente stupito – “è argentino, è indisciplinato”, ha scherzato rivolgendosi a mons. Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, seduto al suo fianco. Anche una bimba si è per un po' unita a lui. Il piccolo è stato riaccompagnato dalla mamma al suo posto, ma è di nuovo ritornato dal Santo Padre che non si è lasciato sfuggire l'occasione, e, usando la sua lingua madre, ha commentato a braccio l’accaduto. “Este chico...
Questo bambino non riesce a parlare: è muto, però sa “comunicare”, sa esprimersi. E ha una cosa che mi fa pensare: è libero, indisciplinatamente libero. Però è libero. E mi induce a pensare: sono anch’io libero così davanti a Dio? Quando Gesù dice che dobbiamo comportarci come bambini, ci dice che dobbiamo avere la libertà che ha un bambino davanti a suo Padre. … questo bambino… chiediamo la grazia che possa parlare”.





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Catechesi sui Comandamenti, 14-B: La legge nuova in Cristo e i desideri secondo lo Spirito.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nella catechesi di oggi, che conclude il percorso sui Dieci Comandamenti, possiamo utilizzare come tema-chiave quello dei desideri, che ci permette di ripercorrere il cammino fatto e riassumere le tappe compiute leggendo il testo del Decalogo, sempre alla luce della piena rivelazione in Cristo.

Siamo partiti dalla gratitudine come base della relazione di fiducia e di obbedienza: Dio, abbiamo visto, non chiede niente prima di aver dato molto di più. Egli ci invita all’obbedienza per riscattarci dall’inganno delle idolatrie che tanto potere hanno su di noi. Infatti, cercare la propria realizzazione negli idoli di questo mondo ci svuota e ci schiavizza, mentre ciò che dà statura e consistenza è il rapporto con Lui che, in Cristo, ci rende figli a partire dalla sua paternità (cfr Ef 3,14-16).

Questo implica un processo di benedizione e di liberazione, che sono il riposo vero, autentico. Come dice il Salmo: «Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia salvezza» (Sal 62,2).

Questa vita liberata diventa accoglienza della nostra storia personale e ci riconcilia con ciò che, dall’infanzia al presente, abbiamo vissuto, facendoci adulti e capaci di dare il giusto peso alle realtà e alle persone della nostra vita. Per questa strada entriamo nella relazione con il prossimo che, a partire dall’amore che Dio mostra in Gesù Cristo, è una chiamata alla bellezza della fedeltà, della generosità e della autenticità.

Ma per vivere così – cioè nella bellezza della fedeltà, della generosità e dell’autenticità – abbiamo bisogno di un cuore nuovo, inabitato dallo Spirito Santo (cfr Ez 11,19; 36,26). Io mi domando: come avviene questo “trapianto” di cuore, dal cuore vecchio al cuore nuovo? Attraverso il dono di desideri nuovi (cfr Rm 8,6) che vengono seminati in noi dalla grazia di Dio, in modo particolare attraverso i Dieci Comandamenti portati a compimento da Gesù, come Lui insegna nel “discorso della montagna” (cfr Mt 5,17-48). Infatti, nella contemplazione della vita descritta dal Decalogo, ossia un’esistenza grata, libera, autentica, benedicente, adulta, custode e amante della vita, fedele, generosa e sincera, noi, quasi senza accorgercene, ci ritroviamo davanti a Cristo. Il Decalogo è la sua “radiografia”, lo descrive come un negativo fotografico che lascia apparire il suo volto – come nella sacra Sindone. E così lo Spirito Santo feconda il nostro cuore mettendo in esso i desideri che sono un dono suo, i desideri dello Spirito. Desiderare secondo lo Spirito, desiderare al ritmo dello Spirito, desiderare con la musica dello Spirito.

Guardando a Cristo vediamo la bellezza, il bene, la verità. E lo Spirito genera una vita che, assecondando questi suoi desideri, innesca in noi la speranza, la fede e l’amore.

Così scopriamo meglio cosa significhi che il Signore Gesù non è venuto per abolire la legge ma per dare compimento, per farla crescere, e mentre la legge secondo la carne era una serie di prescrizioni e di divieti, secondo lo Spirito questa stessa legge diventa vita (cfr Gv 6,63; Ef 2,15), perché non è più una norma ma la carne stessa di Cristo, che ci ama, ci cerca, ci perdona, ci consola e nel suo Corpo ricompone la comunione con il Padre, perduta per la disobbedienza del peccato. E così la negatività letteraria, la negatività nell’espressione dei comandamenti – “non rubare”, “non insultare”, “non uccidere” – quel “non” si trasforma in un atteggiamento positivo: amare, fare posto agli altri nel mio cuore, tutti desideri che seminano positività. E questa è la pienezza della legge che Gesù è venuto a portarci.

In Cristo, e solo in Lui, il Decalogo smette di essere condanna (cfr Rm 8,1) e diventa l’autentica verità della vita umana, cioè desiderio di amore – qui nasce un desiderio del bene, di fare il bene – desiderio di gioia, desiderio di pace, di magnanimità, di benevolenza, di bontà, di fedeltà, di mitezza, dominio di sé. Da quei “no” si passa a questo “sì”: l’atteggiamento positivo di un cuore che si apre con la forza dello Spirito Santo.

Ecco a che cosa serve cercare Cristo nel Decalogo: a fecondare il nostro cuore perché sia gravido di amore, e si apra all’opera di Dio. Quando l’uomo asseconda il desiderio di vivere secondo Cristo, allora sta aprendo la porta alla salvezza, la quale non può che arrivare, perché Dio Padre è generoso e, come dice il Catechismo, «ha sete che noi abbiamo sete di lui» (n. 2560).

Se sono i desideri malvagi che rovinano l’uomo (cfr Mt 15,18-20), lo Spirito depone nel nostro cuore i suoi santi desideri, che sono il germe della vita nuova (cfr 1 Gv 3,9). La vita nuova infatti non è il titanico sforzo per essere coerenti con una norma, ma la vita nuova è lo Spirito stesso di Dio che inizia a guidarci fino ai suoi frutti, in una felice sinergia fra la nostra gioia di essere amati e la sua gioia di amarci. Si incontrano le due gioie: la gioia di Dio di amarci e la nostra gioia di essere amati.

Ecco cos’è il Decalogo per noi cristiani: contemplare Cristo per aprirci a ricevere il suo cuore, per ricevere i suoi desideri, per ricevere il suo Santo Spirito.

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Saluti:
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.
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Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli.

Domenica prossima inizieremo il tempo liturgico dell’Avvento. Prepariamo i nostri cuori ad accogliere Gesù Salvatore; riconosciamo nel Natale l’incontro del Cristo con l’umanità, soprattutto quella che ancora oggi vive ai margini della società, nel bisogno e nella sofferenza, e nelle tante guerre.


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