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mercoledì 24 ottobre 2018

"Sappiano come cominciano i populismi: seminando odio. Non si può vivere seminando odio." - "Incomincia a sognare. Sfacciatamente e senza vergogna. Prendi su di te i sogni degli anziani e portali avanti" Papa Francesco dialoga con giovani e anziani (cronaca e video)


Sogni, valori, testimonianza:
Papa a colloquio con giovani e anziani

Il Papa risponde alle domande di giovani e anziani in un incontro che realizza l'aspirazione di Francesco: un dialogo intergenerazionale. All'Istituto Patristico Augustinianum, la presentazione de "La Saggezza del Tempo"


Contro la cultura dello scarto e contro il divario generazionale che agli occhi del mondo sembra diventare incolmabile, la risposta è il dialogo tra giovani e anziani. Da questa ispirazione di Papa Francesco, nasce il progetto Shering The Wisdom Of Time/La Saggezza del Tempo, presentato nel pomeriggio di martedì 23/10/2018 all'Istituto Augustinianum di Roma, mentre il Sinodo dedicato proprio ai giovani sta per concludersi. 

Ad aprire la serata, mons. Jose Domingo Ullao Mendieta, arcivescovo di Panama, dove si svolgerà la prossima Giornata mondiale della Gioventù ". "L'esistenza di relazioni intergenerazionali - ha detto durante il saluto al Pontefice - implica che le comunità possiedano una memoria collettiva".

“Ogni generazione riprende gli insegnamenti dei suoi precedessori”, ha spiegato il presule, “lasciando così un’eredità ai suoi successori. Questo costituisce una cornice di riferimento per consolidare saldamente una società nel mondo di oggi”.

L'arcivescovo di Panama ha quindi osservato che l’ascesa dell’individualismo non ha messo in discussione "l'esistenza di gruppi familiari " o "dei legami intergenerazionali", in quanto ancora oggi "motori della solidarietà”.

Mons. Mendieta ha infatti ricordato che proprio l'intergenerazionalità garantisce “la coesione sociale”. Dunque, la Chiesa è chiamata a favorire l’incontro tra due periodi importanti della vita: gioventù e vecchiaia. 

Padre Spadaro presenta “La saggezza del tempo”

A seguire, l'intervento del direttore di Civiltà Cattolica, Padre Antonio Spadaro, che ha raccontato come dall'ispirazione di Papa Francesco sia nato Sharing The Wisdom Of Time/La Saggezza del Tempo: "Lei - ha detto rivolgendosi a Papa Francesco - ha capito che se gli anziani non sognano i giovani non possono vedere il futuro". Il libro - prima di tutto, un progetto realizzato da un gruppo di editori coordinati dalla casa editrice americana Loyola Press - propone 250 interviste di anziani raccolte in più di 30 Paesi grazie all'aiuto di organizzazioni no-profit come Unbound e Servizi dei Gesuiti per i Rifugiati. Un'ampia selezione delle storie raccolte, commentate dal Papa in dialogo con Antonio Spadaro, è dunque diventato un libro che esce in contemporanea negli Stati Uniti da Loyola Press e in Italia, da Marsilio Editori.

“Questo è un racconto corale", ha sottolineato il direttore di Civiltà Cattolcia riferendosi al volume, "I vecchi parlano ai giovani sui grandi temi dell’esistenza, sull’importanza del lavoro, la capacità di lottare e di non arrendersi davanti alle difficoltà, l’amore, la morte e la speranza”.

Servire e rischiare

Il momento tanto atteso dell'evento, è stato quello dedicato alle domande che sei persone, giovani e anziane, hanno rivolto al Pontefice. 

Federica Ancona, una maestra che ha lasciato l’insegnamento per dedicarsi al volontariato presso la Cittadella Cielo di Frosinone, è stata la prima a prendere la parola e a chiede a Papa Francesco come i giovani possano creare "rapporti veri e autentici quando tutto attorno sembra finto".

La risposta del Papa si può riassumere nel gesto della sua mano tesa e aperta: necessario, per essere felici "nel mercato della competizione e apparenza", ha spiegato il Pontefice, è "aprirsi in cammino". Il Papa ha ricordato infatti che la competizione è ferma, non si mette in gioco ma fa dei calcoli. Mentre nella maturazione della personalità ci si sporca le mani e si tiene le mani tese per abbracciare. Queste le sue parole:

Contro questa cultura che annienta i sentimenti, il servizio: servire. E tu vedrai che la gente più matura, i giovani più maturi – maturi nel senso di sviluppati, sicuri di se stessi, sorridenti, con senso dell’umorismo – sono coloro che vanno avanti, in cammino, con il servizio. E l’altra parola: che rischiano. Se tu nella vita non rischi, mai, mai sarai matura, mai dirai una profezia, soltanto l’illusione di raccogliere per essere sicura.

Trasmettere la fede con la testimonianza

La trasmissione della fede ai figli e ai nipoti da parte di nonni e genitori è stata invece la riflessione proposta dai coniugi Tony e Grace Naudi, sposati da 43 anni e volontari nella loro chiesa di Malta.

A loro il Papa ha consigliato di trasmettere la fede nel “dialetto familiare” e ha ricordato come i nonni nei momenti più difficili della storia dello scorso secolo, durante le dittature genocide, hanno battezzato i nipoti e hanno insegnato loro a pregare.

Francesco ha quindi citato le parole di Benedetto XVI: "la fede non cresce per proselitismo ma per attrazione e testimonianza". Infine, ha consigliato di offrire ai giovani la testimonianza nella tenerezza:

Ai genitori e ai nonni che hanno questa esperienza, io consiglio molto amore, molta tenerezza, comprensione, testimonianza e pazienza. E preghiera. E preghiera. Pensate a Santa Monica: ha vinto con le lacrime. Era brava. Ma mai discutere: mai. Perché questo è un tranello: i figli vogliono far venire i genitori alla discussione: no. Dire: “Non so rispondere a questo, cerca da un’altra parte, ma cerca, cerca …”. Sempre evitare la discussione diretta, perché questo allontana. E sempre la testimonianza in dialetto, cioè con quelle carezze che loro capiscono. Questo.

Prendere i sogni degli anziani

Come costruire un futuro all’altezza dei sogni è stato l’interrogativo proposto da Rosemary Lane, trentenne statunitense che ha curato l’edizione americana del Libro “La saggezza del Tempo”.

“Incomincia a sognare". "Sfacciatamente e senza vergogna" è stata la risposta del Santo Padre che poi ha continuato:

Quando tu hai un sogno, una cosa che non sai come dirla, ma la custodisci e la difendi perché l’abitudine quotidiana non te la tolga; aprirsi a orizzonti che sono contro le chiusure: le chiusure non conoscono gli orizzonti, i sogni, sì!

In particolare, Papa Francesco ha invitato i giovani a prendere sulle loro spalle i sogni degli anziani:

Loro, nei sogni, ti diranno anche cosa hanno fatto nella vita; ti racconteranno gli sbagli, i fallimenti, i successi: ti diranno, questo. Prendi quello. Prendi tutta quell’esperienza di vita e tu vai avanti – questo è il punto di partenza. “Cosa direbbe Lei ai giovani che vogliono avere fiducia nella vita?”: prendi su di te i sogni degli anziani e portali avanti. Questo ti farà maturare.

Ricevere e integrare fin dove si può

Il tema dell’accoglienza dei rifugiati e delle divisioni sono stati al centro della domanda di Fiorella Bacherini, fiorentina di 83 anni, che ha chiesto come affrontare questo momento così difficile della nostra storia.

Partendo da questo spunto, il Papa ha fatto riferimento ai racconti della I Guerra Mondiale sentiti dal nonno e ha detto che è importante che i giovani conoscano il risultato delle due guerre del secolo scorso: "è un tesoro, negativo ma un tesoro, per creare delle coscienze.

Il Pontefice ha poi evidenziato le conseguenze pericolose dell’odio che viene seminato non solo tra i popoli, ma anche nelle piccole comunità di quartiere e nelle famiglie. Ha inoltre indicando l’atteggiamento da seguire davanti all'attuale sfida dei flussi migratori: 

Un governo deve avere – questi sono i criteri, no? – il cuore aperto per ricevere, le strutture buone per fare la strada di integrazione e anche la prudenza di dire: fino a questo punto, posso, poi non posso. E per questo è importante che tutta l’Europa si metta d’accordo su questo problema. Al contrario, il peso più forte lo portano l’Italia, la Grecia, la Spagna, Cipro un po’, ma questi tre-quattro Paesi

Pensando al Mar Mediterraneo come un vero e proprio "cimitero", Papa Francesco ha infine dichiarato la sua sofferenza e la sua preghiera.

Radici e senso di identità

Francesco è poi tornato sulle storie degli anziani contenute nel libro per rispondere alla domanda formulata da Yenifer Morales, colombiana di 20 anni. Il Papa ha raccontato dei colloqui che aveva con le due nonne e delle amicizie strette con alcuni anziani che abitavano nel suo quartiere. Con queste esperienze ha capito il senso della storia, dell’appartenenza e il motivo per cui negli anziani troviamo le radici. Il suo rammarico per i tanti giovani che vivono nella società liquida staccati dalle radici che danno l’appartenenza.

Il dono delle lacrime

A chiusura, l'intervento del regista americano Martin Scorsese, i cui film sono considerati pietre miliari della storia del cinema. Parlando della propria esperienza del male avuta da giovane nelle strade di New York, il regista ha chiesto come la fede di un giovane uomo o di una giovane donna può sopravvivere. Parole che il Papa ha raccolto per denunciare la tortura, terribile violazione della dignità umana. Davanti a queste violenze, il Pontefice ha indicato il dono delle lacrime che apre il cuore. Per Francesco, empatia, vicinanza e tenerezza sono le virtù capaci di tramutare "i conflitti più difficili".
(fonte: Vatican News, articolo di Marco Guerra - 23/10/2018) 


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Vatican Insider riporta il testo delle domande rivolte a Papa Francesco e delle sue risposte a braccio...

Francesco dialoga con ragazzi e anziani alla presentazione del libro “La saggezza del tempo” e ricorda come nacque il nazismo chiedendo di non dimenticare oggi la lezione del passato

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Fiorella Bacherini (Italia, 83 anni) 

Papa Francesco, sono preoccupata. Ho tre figli. Uno è gesuita come lei. Hanno scelto la loro vita e vanno avanti per la loro strada. Ma guardo anche attorno a me, guardo al mio Paese, al mondo. Vedo crescere le divisioni e la violenza. Ad esempio, sono rimasta molto colpita dalla durezza e dalla crudeltà di cui siamo stati testimoni nel trattamento dei rifugiati. Non voglio discutere di politica, parlo dell’umanità. Com’è facile far crescere l’odio tra la gente! E mi vengono in mente i momenti e i ricordi di guerra che ho vissuto da bambina. Con quali sentimenti lei sta affrontando questo momento difficile della storia del mondo? 

Francesco: 

«Mi è piaciuto: non parlo di politica ma di umanità. Questo è saggio! I giovani non hanno l’esperienza delle due guerre. Io ho imparato da mio nonno che ha fatto la Prima Guerra mondiale sul Piave, e ho imparato tante cose dai suoi racconti. Anche le canzoni molto ironiche contro il re e la regina. I dolori della guerra. Poi cosa lascia la guerra: i milioni di morti della grande strage. Poi è venuta la Seconda Guerra mondiale, l’ho conosciuta a Buenos Aires con i tanti migranti che sono arrivati, tanti. Italiani, polacchi, tedeschi. Ascoltando loro capivamo che cos’è una guerra che da noi non si conosceva. È importante che i giovani conoscano il risultato delle due guerre del secolo scorso. È un tesoro negativo, ma un tesoro da trasmettere per creare delle coscienze. Un tesoro che ha fatto crescere l’arte italiana, il cinema del Dopoguerra è una scuola di umanesimo. Che i giovani conoscano questo perché non cadano nello stesso errore. Capire come cresce un populismo, ad esempio quello di Hitler nel 1922 e 1923. Che sappiano come cominciano i populismi: seminando odio. Non si può vivere seminando odio. Noi nell’esperienza religiosa - pensiamo alla Riforma - abbiamo seminato odio, da tutte e due le parti, protestanti e cattolici. Oggi stiamo cercando di seminare gesti di amicizia. Seminare odio è facile e non solo nella scena internazionale, ma anche nel quartiere: uno va sparla del vicino o della vicina e semina odio... Seminare odio con i commenti e con le chiacchiere - dalla guerra scendo alle chiacchiere, ma sono della stessa specie - è uccidere. Uccidere la fama altrui, la pace, la concordia in famiglia, nel quartiere, nel lavoro. Far crescere le gelosie. Che cosa faccio io quando vedo che il Mediterraneo è un cimitero? Dico la verità: soffro, prego e parlo. Non dobbiamo accettare questa sofferenza, non dobbiamo dire: si soffre dappertutto… Oggi c’è la terza guerra mondiale a pezzetti. Guardate i posti di conflitto: mancanza di umanità, aggressione, odio, fra culture, fra tribù… anche la religione deformata per poter odiare meglio. La terza guerra mondiale è in corso, credo di non esagerare in questo. Mi viene in mente questa profezia di Einstein: la quarta guerra mondiale sarà fatta con le pietre e i bastoni perché la terza distruggerà tutto. Seminare odio è un cammino di distruzione, di suicidio. Questo si può coprire con tanti motivi, quel ragazzo del secolo scorso nel 1922 (Hitler, ndr) lo copriva con la purezza della razza… Ora con i migranti: accogliere il migrante è un mandato biblico, perché tu Gesù sei stato migrante in Egitto. L’Europa è stata fatta dai migranti, tante correnti migratorie hanno fatto l’Europa di oggi. Poi l’Europa ha coscienza che nei momenti brutti, altri Paesi come l’America hanno ricevuto i propri migranti europei e sanno che cosa significa questo. Prima di dare un giudizio sulle migrazioni, dobbiamo riprendere la nostra storia europea. Io sono figlio di migranti che sono andati in Argentina. In America tanti che hanno cognome italiano, migranti ricevuti col cuore e la porta aperta. La chiusura è l’inizio del suicidio. È vero che si devono accogliere e accompagnare i migranti, ma si devono soprattutto integrare. Se noi accogliamo così, senza integrazione, non facciamo un buon servizio. Serve l’integrazione. La Svezia è stato un esempio di questo. Quanti nostri argentini e uruguayani al tempo delle dittature erano rifugiati in Svezia e subito sono stati integrati con scuola, lavoro… In Svezia c’era a salutarmi una ministra figlia di una svedese e di un migrante dell’Africa. Invece la tragedia di Zaventem (gli attentati in Belgio, ndr), non è stata fatta da stranieri, ma da giovani belgi che erano ghettizzati in un quartiere, erano stati ricevuti ma non integrati. Un governo deve avere il cuore aperto per ricevere, le strutture buone per fare il cammino dell’integrazione e anche la prudenza di dire: fino a qui posso, di più non posso. Bisogna che tutta l’Europa si metta d’accordo, non che il peso sia portato tutto da tre-quattro Paesi… Il nuovo cimitero europeo, si chiama Mediterraneo, si chiama Egeo».
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