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martedì 9 ottobre 2018

«Siate giovani in cammino, che guardano gli orizzonti, non lo specchio. Se sei cristiano, prendi le Beatitudini e mettile in pratica. Il vero potere è servire. Il populismo si vince con l’abbraccio. Voi, giovani non avete prezzo!» Papa Francesco, Incontro con i giovani 6/10/2018 (foto, testo e video)


NOI PER. Unici, solidali creativi
INCONTRO DEI GIOVANI CON IL SANTO PADRE E I PADRI SINODALI
Aula Paolo VI
Sabato, 6 ottobre 2018


"Le risposte alle vostre domande le daranno i padri sinodali. Perché se io dessi le risposte qui, annullerei il Sinodo. La risposta deve venire da tutti: dalla nostra discussione. Soprattutto devono essere risposte fatte senza paura".

Così papa Francesco ha partecipato all'incontro con i giovani e i padri sinodali che si era è aperto tra l'entusiasmo incontenibile dei presenti, gli applausi e la commozione e che si inserisce nell'ambito della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema "I giovani, la fede e il discernimento vocazionale" (3-28 ottobre 2018).


Da una sedia posizionata nel corridoio dell’Aula Paolo VI, in prima fila in mezzo ai giovani e ai padri sinodali, Papa Francesco assiste per oltre un’ora ai canti, i balletti, le testimonianze, i filmati e gli sketch, una vera e propria kermesse attraverso la quale i ragazzi e le ragazze di tutta Italia, dell’Europa e anche del mondo, vogliono ringraziare il Papa per aver dedicato a loro la grande assise dei vescovi.

Tra video racconti e le note al pianoforte di Giovanni Caccamo, le battute dell’attore romano Giovanni Scifoni e la breve esibizione di un prete ballerino ecuadoriano, Bergoglio ascolta i frammenti di vita di alcuni ragazzi dai 20 ai 30 anni: storie quasi tutte di sofferenza e di rinascita grazie alla fede, di chi era schiavo delle droghe o del sesso ricercato nelle chat o nella pornografia, di chi era vittima di bullismo o di un cancro, di chi ha avuto un’infanzia difficile, chi ha festeggiato il suo diciottesimo compleanno nella cella di un carcere o vive oggi in un campo profughi ai confini della Siria, come rifugiato o volontario. 

Gli stessi ragazzi - uno con il gesso al braccio su cui il Papa pone la sua firma - gli consegnano poi simbolicamente in una busta bianca le loro domande su come affrontare le sfide della società, della politica, della Chiesa in attesa di una risposta dal Sinodo. Francesco, che ha ascoltato con attenzione e prende la parola solo al termine del “festival”, rispondendo interamente a braccio cestinando il discorso scritto.




 




Alcuni interventi proposti da TG2000

Giovane iracheno: “Se non mi fossi convertito Isis mi avrebbe decapitato”
“Mi chiamo Aziz e vengo dall’Iraq. Fino ai 18 anni vivevo una vita normale ma un giorno tutto è crollato. L’Isis è arrivato nella mia città che si è abbandonato a loro. Abbiamo dovuto abbandonare la città. Siamo stati messi davanti una scelta convertirci o essere decapitati. Sembrava come un film. Ho deciso di affidarmi completamente a Gesù. Sono stato salvato d a Gesù e sono riuscito a perdonare l’Isis”.


Le domande dei giovani carcerati di Casal del Marmo a Papa Francesco
Alcuni giovani carcerati di Casal del Marmo rivolgono a Papa Francesco alcune domande nell’ambito del Sinodo dei giovani. “Vogliamo ringraziare Papa Francesco perché non si scorda mai di noi”. Il progetto è promosso da Liberi nell’arte Unione cattolica stampa italiana del Molise e dal Ministero della Giustizia.


Claudio: “Dio mi ha salvato dalla dipendenza da droga e alcol”.
“Spesso da piccolo ho subìto atti di bullismo. Dentro di me nasceva un messaggio ‘tu non vali e non sei degno d’amore’. A 18 anni ho cominciato a conoscere il mondo della droga, dell’alcol e della trasgressione. In quel momento quel bambino ferito ha iniziato a gridare. La mia famiglia ha tentato in tutti i modi di aiutarti ma a 23 anni sono andato a vivere per strada. Ero arrabbiato contro Dio. Sono arrivato ad essere una larva umana, era un inferno. Quando era tutto perduto il Signore mi ha mandato un sacerdote che mi ha acceso una luce. A quel punto scelsi la vita e sono entrato in comunità. Oggi sono un uomo libero senza aver bisogno di bere. Dio mi ama così come sono. Oggi coltivo la passione per la pizza. Voglio farmi una famiglia e metto Dio al primo posto”.


Un giovane sacerdote di nome don Alexander con la passione della chimica e del ballo fa ballare l’Aula Paolo VI “Dio non toglie i sogni”
“Dio non toglie i sogni, quello che hai te lo porta al 1000 x 100”. 



DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Qui ci sono le domande scritte… Le risposte le daranno i Padri sinodali. Perché se io dessi le risposte qui, annullerei il Sinodo! Le risposte devono venire da tutti, dalla nostra riflessione, dalla nostra discussione e, soprattutto, devono essere risposte fatte senza paura.

Io mi limiterò soltanto – rispetto a tutte queste domande – a dire qualche cosa che possa servire, qualche principio.

A voi, giovani, che avete parlato, che avete dato la vostra testimonianza, che avete fatto una strada, dico: questa è la prima risposta. Fate la vostra strada. Siate giovani in cammino, che guardano gli orizzonti, non lo specchio. Sempre guardando avanti, in cammino, e non seduti sul divano. Tante volte mi viene da dire questo: un giovane, un ragazzo, una ragazza, che sta sul divano, finisce in pensione a 24 anni: è brutto, questo! E poi, voi lo avete detto bene: che mi fa trovare me stesso non è lo specchio, il guardare come sono. Trovare me stesso è nel fare, nell’andare alla ricerca del bene, della verità, della bellezza. Lì troverò me stesso.

Poi, in questa strada, un’altra parola che mi ha colpito è l’ultima. E’ stata forte quell’ultima, ma è vera… Chi l’ha fatta?... Tu. È stata forte: la coerenza. La coerenza di vita. Faccio un cammino, ma con coerenza di vita. E quando voi vedete una Chiesa incoerente, una Chiesa che ti legge le Beatitudini e poi cade nel clericalismo più principesco e scandaloso, io capisco, io capisco... Se sei cristiano, prendi le Beatitudini e mettile in pratica. E se sei un uomo o una donna che hai dato la vita, l’hai consacrata; se sei un prete – anche un prete che balla [si riferisce a una testimonianza] –, se sei un prete e vuoi vivere come cristiano, segui la strada delle Beatitudini. Non la strada della mondanità, la strada del clericalismo, che è una delle perversioni più brutte della Chiesa. Coerenza di vita. Ma anche voi [si rivolge ai giovani], dovete essere coerenti nella vostra strada e domandarvi: “Io sono coerente nella mia vita?”. Questo è un secondo principio.

C’è poi il problema delle diseguaglianze. Si perde il vero senso del potere – questo vale per la domanda sulla politica –, si perde quello che Gesù ci ha detto, che il potere è il servizio: il vero potere è servire. Altrimenti è egoismo, è abbassare l’altro, non lasciarlo crescere, è dominare, fare schiavi, non gente matura. Il potere è per far crescere la gente, per farsi servitori della gente. Questo è il principio: sia per la politica, sia per la coerenza delle vostre domande.

Poi, altre domande… Vi dirò una cosa. Per favore, voi, giovani, ragazzi e ragazze, voi non avete prezzo! Non siete merce all’asta! Per favore, non lasciatevi comprare, non lasciatevi sedurre, non lasciatevi schiavizzare dalle colonizzazioni ideologiche che ci mettono idee nella testa e alla fine diventiamo schiavi, dipendenti, falliti nella vita. Voi non avete prezzo: questo dovete ripetervelo sempre: io non sono all’asta, non ho prezzo. Io sono libero, sono libera! Innamoratevi di questa libertà, che è quella che offre Gesù.

Poi ci sono due cose – e vorrei finire con questo – tra le idee che voi avete detto e alle quali i Padri sinodali risponderanno dialogando con le vostre domande. La prima è sull’uso del web. È vero: l’interconnessione con il digitale è immediata, è efficace, è rapida. Ma se tu ti abitui a questo, finirai – e questo che dirò è reale – finirai come una famiglia dove, a tavola, a pranzo o a cena, ognuno sta con il telefonino e parla con altre persone, o fra loro stessi comunicano col telefonino, senza un rapporto concreto, reale, senza concretezza. Ogni strada che voi farete, per essere affidabile, dev’essere concreta, come le esperienze, tante esperienze che voi avete detto qui. Nessuna delle testimonianze che voi avete dato oggi era “liquida”: tutte erano concrete. La concretezza. La concretezza è la garanzia per andare avanti. Se i media, se l’uso del web ti porta fuori dalla concretezza, ti rende “liquido”, taglialo. Taglialo. Perché se non c’è concretezza non ci sarà futuro per voi. Questo è sicuro, è una regola della strada e del cammino.

E poi, questa concretezza anche nell’accoglienza. Tanti dei vostri esempi, che avete fatto oggi, sono sull’accoglienza. Michel ha fatta questa domanda: “Come vincere la mentalità sempre più diffusa che vede nello straniero, nel diverso, nel migrante, un pericolo, il male, il nemico da cacciare?”. Questa è la mentalità dello sfruttamento della gente, di fare schiavi i più deboli. È chiudere non solo le porte, è chiudere le mani. E oggi sono un po’ di moda i populismi, che non hanno niente a che vedere con ciò che è popolare. Popolare è la cultura del popolo, la cultura di ognuno dei vostri popoli che si esprime nell’arte, si esprime nella cultura, si esprime nella scienza del popolo, si esprime nella festa! Ogni popolo fa festa a suo modo. Questo è popolare. Ma il populismo è il contrario: è la chiusura di questo su un modello. Siamo chiusi, siamo noi soli. E quando siamo chiusi non si può andare avanti. State attenti. È la mentalità che ha detto Michel: “Come vincere la mentalità sempre più diffusa che vede nello straniero, nel diverso, nel migrante un pericolo, il male, il pericolo da cacciare?”. Si vince con l’abbraccio, con l’accoglienza, con il dialogo, con l’amore, che è la parola che apre tutte le porte.

E alla fine – ho parlato di concretezza – ognuno di voi vuole fare la strada nella vita, concreta, una strada che porti dei frutti. Grazie a te [Giovanni Caccamo] per la foto con tuo nonno: è stata forse, quella fotografia, il più bel messaggio di questa serata. Parlate con i vecchi, parlate con i nonni: loro sono le radici, le radici della vostra concretezza, le radici del vostro crescere, fiorire e portare frutto. Ricordate: se l’albero è solo, non darà frutto. Tutto quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che è sotterrato. Questa espressione è di un poeta, non è mia. Ma è la verità. Attaccatevi alle radici, ma non rimanete lì. Prendete le radici e portatele avanti per dare frutto, e anche voi diventerete radici per gli altri. Non dimenticatevi della fotografia, quella con il nonno. Parlate con i nonni, parlate con i vecchi e questo vi farà felici.

Grazie tante! Questi sono orientamenti. Le risposte, a loro! [indica i Padri sinodali] Grazie, grazie!

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