L'algoritmo della pace.
La preghiera a cui chiama il Papa
Il tam-tam di WhatsApp è più veloce della Sala Stampa Vaticana, e così la richiesta del Papa di recitare ogni giorno, in ottobre, il Rosario, insieme al Sub tuum praesidium e alla Preghiera all’arcangelo san Michele, arriva limpida chiara, ma anche avvolta nella maleodorante carta delle dicerie. Come se il Sinodo che sta per iniziare (e che si svolge interamente nel mese mariano) sia un evento da poco e un test da nulla sull’efficace unità della Chiesa.
Qualsiasi persona di buon senso, invece, si rende conto di quanto valga la pena soffermarsi sulla richiesta di preghiera così com’è, nata dal desiderio che la Chiesa si converta e il demonio non prevalga. Nell’antifona Sub tuum praesidium che, secondo tradizione, è tra le più antiche preghiere dedicate a Maria, si parla di un manto che ci protegge. Esso non è dotato di poteri magici ma è l’espressione figurata della più profonda verità mariana, nonché cristologica.
È racchiusa nelle parole sancta Dei Genetrix, che vogliono dire: santa Genitrice di Dio, santa Madre di Dio. Tre parole che vogliono dire tutto. Perché significano che Gesù è Dio in quanto vero Figlio del Padre, ovvero è la seconda persona della Trinità, e quindi c’è un Dio Trino e Uno. E che questa Persona divina si è unita in tal modo alla natura umana – unione "ipostatica", si chiama tecnicamente – per cui Gesù, vero Dio e vero uomo, ha davvero una Madre che è Madre di tutta la sua Persona, e quindi anche Madre di Dio. E, legata a questa convinzione, c’è l’altra, anch’essa esposta dalla preghiera: questa Madre è sempre Vergine. Insomma, questa preghiera, dice l’essenziale in pochissime parole.
Esiste un gravissimo pericolo che nasce dal demonio e questo pericolo può essere solo vinto dal Dio incarnato tramite Maria. Proprio questa verità è quella che ha fatto infuriare il demonio, il divisore, il nemico dell’unità e dell’amore, per questo è opportuno ricordagliela spesso: perché è la sua sconfitta. Il Sub tuum praesidium è l’algoritmo della pace: per questo bisogna ricorrere a questa invocazione nei momenti di "turbolenza spirituale".
Ogni religione ha il proprio arsenale di preghiera litanica, e il Rosario è l’armamentario cattolico. Esso nasce quando diventa impossibile recitare i 150 salmi: al posto di 150 salmi, 150 Ave Maria. Recitare l’intera salmodia era impossibile quando, col cristianesimo, la preghiera esce dal luogo e dal tempo sacro – quello del monaco, quello del tempio – per entrare nella vita quotidiana. Quella di chi non può portarsi in giro i rotoli della Bibbia perché, oltretutto, non sa leggere. Ma quale riassunto migliore degli interi salmi se non le parole del Vangelo?
Il Padre nostro, inventato da Gesù, e l’Ave Maria, costruita con le parole rivolte alla Madonna da san Gabriele e da Elisabetta. Il Rosario come l’antifona Sub tuum praesidium, insomma, sono le preghiere cristologiche per essenza, proprio perché sono le preghiere mariologiche per essenza. Hanno solo il pregio – che per certi dotti e i sapienti è un difetto – di essere semplici, quotidiane, capaci di assumere la forma della nostra giornata. Perché si possono recitare coi blue jeans strappati in metropolitana, e non importa se t’interrompi perché tanto ricominci, o se ti distrai, visto che fin da bambini l’abbiamo sempre detta da distratti, sorvegliati dalla nonna che ci faceva districare l’Ave Maria dai Padre nostro con cui regolarmente la ingarbugliavamo.
Con questa richiesta il Papa ci dice di pensare alla Chiesa pensando a Maria, ben consapevole del fatto che in tal modo la Chiesa stessa è «messa al riparo da quel modello maschilista, che la vede come strumento di un programma d’azione socio-politico» (diceva così Joseph Ratzinger in un colloquio raccolto da Vittorio Messori in "Rapporto sulla fede", San Paolo 1984). In Maria, figura e modello, la Chiesa ritrova il suo volto di Madre e così non può degenerare in una involuzione che la trasformi in un partito, in un’organizzazione, in un gruppo di pressione a servizio di interessi umani o, anche se nobilissimi, di interessi ecclesiastici.
Quando nella vita del cristiano e delle comunità cristiane Maria non trova più posto, significa che in quella vita la fede è stata ridotta a una astrazione. E un’astrazione non ha bisogno di una Madre.
(fonte: Avvenire articolo di Mauro Leonardi 02/10/2018)
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