Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



giovedì 12 giugno 2025

UDIENZA GENERALE 11/06/2025 Papa Leone XIV: non c'è grido che Dio non ascolti, portiamo a Lui il dolore di chi si sente perso (commente/sintesi, testo, video)

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 11 giugno 2025


Il Papa: non c'è grido che Dio non ascolti,
portiamo a Lui il dolore di chi si sente perso

Ruota intorno alla figura del cieco Bartimeo la catechesi dell’udienza generale, la quarta dall’inizio del pontificato. Attraverso il Vangelo di Marco, Leone XIV ricorda che “non bisogna mai abbandonare la speranza anche quando ci sentiamo perduti” e che il grido rivolto a Gesù non sarà mai inascoltato


Il dolore, la fragilità, il desiderio di uscire da una condizione di morte, chiedere a gran voce di essere visti e dunque liberati da un giogo che attanaglia, lasciare le proprie sicurezze per rimettersi in cammino, certi che la fede in Dio salva e fa rinascere. Sono tanti gli spunti che offre la vicenda del cieco Bartimeo, al centro della catechesi di Papa Leone XIV che mercoledì 11 maggio - dopo un giro in papamobile tra i numerosi fedeli, circa 40 mila accorsi in Piazza San Pietro, tra ombrelli per ripararsi dal sole, bandiere di vari Paesi tra cui quella del Perù - si sofferma per la sua riflessione sulle guarigioni operate da Gesù ed esorta a reiterare il grido di Bartimeo quando è grave il peso della vita.

Vi invito a mettere davanti al Cuore di Cristo le vostre parti più doloranti o fragili, quei luoghi della vostra vita dove vi sentite fermi e bloccati. Chiediamo al Signore con fiducia di ascoltare il nostro grido e di guarirci!

Mai perdere la speranza

Bartimeo, spiega il Papa nella catechesi, è cieco e mendicante e Gesù lo incontra a Gerico mentre sta andando a Gerusalemme. È una tappa negli “inferi”, nella “città che sta sotto il livello del mare”. “Gesù, infatti, - sottolinea - con la sua morte, è andato a riprendere quell’Adamo che è caduto in basso e che rappresenta ognuno di noi”. Il nome Bartimeo, aggiunge, vuol dire “figlio di Timeo” ma lui nonostante la relazione parentale è un uomo solo e vive una condizione a cui non vuole arrendersi.

Questo nome, però, potrebbe anche significare “figlio dell’onore” o “dell’ammirazione”, esattamente al contrario della situazione in cui si trova. E poiché il nome è così importante nella cultura ebraica, vuol dire che Bartimeo non riesce a vivere ciò che è chiamato a essere.

Continua a gridare!

Il mendicante rispetto alla folla che segue Gesù, “è fermo”, seduto lungo la strada cerca qualcuno per rialzarsi. “Cosa possiamo fare – chiede il Papa - quando ci troviamo in una situazione che sembra senza via d’uscita?”. Bartimeo ha solo la voce e quindi grida; un grido che è diventato preghiera nella tradizione orientale: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”.

Se desideri veramente qualcosa, fai di tutto per poterlo raggiungere, anche quando gli altri ti rimproverano, ti umiliano e ti dicono di lasciar perdere. Se lo desideri davvero, continua a gridare!

Il Papa benedice un bambino (@Vatican Media)

Guarire abbandonando le proprie certezze

La cecità di Bartimeo non gli impedisce di riconoscere Gesù che si ferma e lo fa chiamare “perché non c’è nessun grido che Dio non ascolti, anche quando non siamo consapevoli di rivolgerci a lui”. C’è però una scelta che Bartimeo deve compiere per rimettersi in piedi: gettare via ciò che ha di più prezioso, il suo mantello che per un mendicante è davvero tutto, “è la sicurezza, è la casa, è la difesa che lo protegge”.

Eppure, molte volte, quello che ci blocca sono proprio le nostre apparenti sicurezze, quello che ci siamo messi addosso per difenderci e che invece ci sta impedendo di camminare. Per andare da Gesù e lasciarsi guarire, Bartimeo deve esporsi a Lui in tutta la sua vulnerabilità. Questo è il passaggio fondamentale per ogni cammino di guarigione.

Ritrovare la dignità

“Non è scontato – evidenzia Papa Leone - che noi vogliamo guarire dalle nostre malattie, a volte preferiamo restare fermi per non assumerci responsabilità”. Bartimeo però vuole vedere di nuovo, risponde usando il verbo anablepein che vuol dire anche alzare lo sguardo.

Bartimeo, infatti, non vuole solo tornare a vedere, vuole ritrovare anche la sua dignità! Per guardare in alto, occorre rialzare la testa. A volte le persone sono bloccate perché la vita le ha umiliate e desiderano solo ritrovare il proprio valore.

Papa Leone sul sagrato di San Pietro per l'udienza generale (@Vatican Media)

Il Signore ascolterà

Bartimeo viene salvato dalla fede, “Gesù ci guarisce perché possiamo diventare liberi” e lascia libero il mendicante di fare la sua strada, Marco spiega che lui scelse di seguire il Maestro, “colui che è la Via!”.

Portiamo con fiducia davanti a Gesù le nostre malattie, e anche quelle dei nostri cari, portiamo il dolore di quanti si sentono persi e senza via d’uscita. Gridiamo anche per loro, e siamo certi che il Signore ci ascolterà e si fermerà.
(fonte: Vatocan News, articolo di Benedetta Capelli 11/06/2025)

******************

Di seguito il testo integrale della catechesi

Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza. II. La vita di Gesù. Le parabole. 9. Bartimeo. «Coraggio! Alzati, ti chiama!» (Mc 10,49)


Cari fratelli e sorelle,

con questa catechesi vorrei portare il nostro sguardo su un altro aspetto essenziale della vita di Gesù, cioè sulle sue guarigioni. Per questo vi invito a mettere davanti al Cuore di Cristo le vostre parti più doloranti o fragili, quei luoghi della vostra vita dove vi sentite fermi e bloccati. Chiediamo al Signore con fiducia di ascoltare il nostro grido e di guarirci!

Il personaggio che ci accompagna in questa riflessione ci aiuta a capire che non bisogna mai abbandonare la speranza, anche quando ci sentiamo perduti. Si tratta di Bartimeo, un uomo cieco e mendicante, che Gesù incontrò a Gerico (cfr Mc 10,40-52). Il luogo è significativo: Gesù sta andando a Gerusalemme, ma inizia il suo viaggio, per così dire, dagli “inferi” di Gerico, città che sta sotto il livello del mare. Gesù, infatti, con la sua morte, è andato a riprendere quell’Adamo che è caduto in basso e che rappresenta ognuno di noi.

Bartimeo significa “figlio di Timeo”: descrive quell’uomo attraverso una relazione, eppure lui è drammaticamente solo. Questo nome, però, potrebbe anche significare “figlio dell’onore” o “dell’ammirazione”, esattamente al contrario della situazione in cui si trova. [1] E poiché il nome è così importante nella cultura ebraica, vuol dire che Bartimeo non riesce a vivere ciò che è chiamato a essere.

A differenza poi del grande movimento di gente che cammina dietro a Gesù, Bartimeo è fermo. L’Evangelista dice che è seduto lungo la strada, dunque ha bisogno di qualcuno che lo rimetta in piedi e lo aiuti a riprendere il cammino.

Cosa possiamo fare quando ci troviamo in una situazione che sembra senza via d’uscita? Bartimeo ci insegna a fare appello alle risorse che ci portiamo dentro e che fanno parte di noi. Lui è un mendicante, sa chiedere, anzi, può gridare! Se desideri veramente qualcosa, fai di tutto per poterlo raggiungere, anche quando gli altri ti rimproverano, ti umiliano e ti dicono di lasciar perdere. Se lo desideri davvero, continua a gridare!

Il grido di Bartimeo, riportato dal Vangelo di Marco – «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» (v. 47) – è diventato una preghiera assai nota nella tradizione orientale, che anche noi possiamo utilizzare: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore».

Bartimeo è cieco, ma paradossalmente vede meglio degli altri e riconosce chi è Gesù! Davanti al suo grido, Gesù si ferma e lo fa chiamare (cfr v. 49), perché non c’è nessun grido che Dio non ascolti, anche quando non siamo consapevoli di rivolgerci a lui (cfr Es 2,23). Sembra strano che, davanti a un uomo cieco, Gesù non vada subito da lui; ma, se ci pensiamo, è il modo per riattivare la vita di Bartimeo: lo spinge a rialzarsi, si fida della sua possibilità di camminare. Quell’uomo può rimettersi in piedi, può risorgere dalle sue situazioni di morte. Ma per fare questo deve compiere un gesto molto significativo: deve buttare via il suo mantello (cfr v. 50)!

Per un mendicante, il mantello è tutto: è la sicurezza, è la casa, è la difesa che lo protegge. Persino la legge tutelava il mantello del mendicante e imponeva di restituirlo alla sera, qualora fosse stato preso in pegno (cfr Es 22,25). Eppure, molte volte, quello che ci blocca sono proprio le nostre apparenti sicurezze, quello che ci siamo messi addosso per difenderci e che invece ci sta impedendo di camminare. Per andare da Gesù e lasciarsi guarire, Bartimeo deve esporsi a Lui in tutta la sua vulnerabilità. Questo è il passaggio fondamentale per ogni cammino di guarigione.

Anche la domanda che Gesù gli pone sembra strana: «Che cosa vuoi che io faccia per te?» (v. 51). Ma, in realtà, non è scontato che noi vogliamo guarire dalle nostre malattie, a volte preferiamo restare fermi per non assumerci responsabilità. La risposta di Bartimeo è profonda: usa il verbo anablepein, che può significare “vedere di nuovo”, ma che potremmo tradurre anche con “alzare lo sguardo”. Bartimeo, infatti, non vuole solo tornare a vedere, vuole ritrovare anche la sua dignità! Per guardare in alto, occorre rialzare la testa. A volte le persone sono bloccate perché la vita le ha umiliate e desiderano solo ritrovare il proprio valore.

Ciò che salva Bartimeo, e ciascuno di noi, è la fede. Gesù ci guarisce perché possiamo diventare liberi. Egli non invita Bartimeo a seguirlo, ma gli dice di andare, di rimettersi in cammino (cfr v. 52). Marco però conclude il racconto riferendo che Bartimeo prese a seguire Gesù: ha scelto liberamente di seguire colui che è la Via!

Cari fratelli e sorelle, portiamo con fiducia davanti a Gesù le nostre malattie, e anche quelle dei nostri cari, portiamo il dolore di quanti si sentono persi e senza via d’uscita. Gridiamo anche per loro, e siamo certi che il Signore ci ascolterà e si fermerà.
_____________________________________________

[1] È l’interpretazione data anche da Agostino ne Il consenso degli evangelisti, 2, 65, 125: PL 34, 1138.

_______________________

Saluti
...

_________________________

APPELLO


Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime della tragedia avvenuta nella scuola di Graz. Sono vicino alle famiglie, agli insegnanti, e ai compagni di scuola. Il Signore accolga nella sua pace questi suoi figli.

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare ...

Il mio pensiero va infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domenica prossima celebreremo la solennità della Santissima Trinità. Auguro che la contemplazione del mistero trinitario vi introduca sempre più nell'Amore divino, per compiere in ogni circostanza la volontà del Signore.

A tutti la mia benedizione!


Guarda il video integrale