13° anniversario della morte di Chiara Corbella:
Roma, pellegrini in preghiera alla tomba
“Ci insegna che il bene è una scelta”

(Foto Irene Funghi/SIR)
“Il suo essere speciale deriva dall’aver affrontato in modo molto normale ciò che le è capitato. Sono stati eventi che dal punto di vista umano avrebbero portato alla disperazione: la perdita dei due figli, l’aver dovuto lasciare l’unico figlio sano che aveva avuto e il marito, di cui era molto innamorata”. Spiega così la vicenda di Chiara Corbella Petrillo suo padre, Roberto Corbella, nel tredicesimo anniversario della morte della Serva di Dio, durante una giornata di preghiera che vede oggi alternarsi dalle 10 alle 17 giovani, madri, fidanzati, sposi e devoti davanti alla sua tomba e a quelle dei suoi due figli, Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, al cimitero del Verano a Roma.
“Chiara ed Enrico, il marito – spiega Roberto Corbella –, non si sono mai rassegnati, hanno sempre accettato ogni situazione, credendo che ci fosse qualcosa di positivo per loro. In un’epoca in cui siamo molto aggressivi, senza nessuna disponibilità ad ascoltare veramente, pieni di volontà di prevalere, pronti a fare graduatorie, questo colpisce”.
Ma non c’è solo questo. Ci sono anche i 13 anni “di gioia”, dice, dopo la sua morte: “Abbiamo ricevuto tante segnalazioni di persone che hanno trovato beneficio e questo ci aiuta ad accettare quanto è successo.
Noi genitori abbiamo dovuto imparare a diventare i genitori di Chiara, non è semplice essere il padre di una ragazza così” spiega, dopo aver salutato con commozione una pellegrina arrivata dal Piemonte per pregare sulla tomba di Chiara. Insieme a lei, c’è già chi testimonia di aver ricevuto guarigioni, come una coppia di giovani sposi di Roma: “Durante il nostro fidanzamento mia moglie, Giulia, aveva avuto un problema di salute e avevano pregato molto Chiara perché potessimo riuscire a vivere questa sofferenza con la fede che aveva avuto lei e perché questo potesse unirci di più. Ciò che sembrava insormontabile, poi, è scomparso in maniera inspiegabile”, racconta Giovanni.
Sul cancello davanti alla tomba, la gente lascia bavaglini, rosari e fiocchi che annunciano nuove nascite, quasi fossero ex voto. Alcuni però in quel luogo imparano che ‘il bene è una scelta – dice Chiara, architetto di 27 anni –. Sto ringraziando per quanto questo anno sia stato luminoso per me nonostante tante sofferenze”. “Ho conosciuto Chiara in un momento in cui stava molto male” continua. “Le ho chiesto di poter avere la sua fiducia incrollabile lungo la via della croce, ma anche nei momenti di gioia, nei quali l’ansia di perfezionismo spesso ci impedisce di amare e lasciarci amare”, conclude.
(fonte: Sir, articolo di Irene Funghi 13/06/2025)
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Nel giorno dei funerali ho visto che il paradiso esiste

(Foto dal video "La vita di Chiara: una relazione con Dio")
Ho conosciuto Chiara quando ero bambina, all’interno della Comunità Cuore di Gesù del Rinnovamento nello Spirito. Qui lo spazio dedicato ai bambini era quello del gruppo di preghiera dei piccoli, dove la fede veniva vissuta con semplicità e autenticità. È stato un tempo in cui con certezza ho sperimentato e incontrato Dio, grazie a queste piccole sorelle e fratelli e alla comunità che ci accompagnava.
Nell’adolescenza le strade si dividono e ci perdiamo di vista. Nel 2011 incontro Elisa, la sorella di Chiara, proprio ad Assisi, e abbiamo avuto modo di raccontarci. In quel periodo storico, stavo vivendo una profondissima ribellione verso Dio e nel mio cuore ormai pensavo che il Signore non era buono, che con me aveva sbagliato e di certo non era un Padre. Rimanevo nella Chiesa, ma il cuore era lontano.
Quando Elisa mi ha mandato il messaggio che Chiara era salita in cielo e che pochi giorni dopo si teneva il funerale, ho iniziato a sentire che quel cuore indurito nella rabbia cominciava a sgretolarsi. Al funerale si percepiva letteralmente che c’era qualcosa di diverso.
La folla era tanta, la chiesa piena, c’erano diverse emittenti televisive fuori.
La mia esperienza è stata quella di vivere una trasfigurazione: il tempo sembrava dilatato, non se ne sentiva il peso ma solo un’immersione nella letizia, io personalmente ero stupita e ci sono stati due momenti chiari e netti che hanno fatto di quel giorno “un prima e un dopo”. Il primo è durante la messa, quando mi sono detta:
“Cavolo, Chiara è nella bara ma è più viva di me”.
Non si è vivi perché si respira, ma lo si è perché si sta nell’amore. Era una sensazione netta, certa, concreta. I santi sono santi non perché sono bravi, ma perché sono vivi, anche dopo la morte, perché ancora operano in virtù dell’amore a cui sono ormai totalmente uniti. Uscendo dalla Chiesa, è stato per me un secondo momento molto chiaro, forse il più decisivo, in cui un altro pensiero mi ha attraversata:
“Cavolo! Ma allora è tutto vero. Il paradiso esiste e, se è vero questo, allora è vero anche quello che dice la Bibbia, quello che dice la Chiesa”.
Non si trattava solo di un pensiero, lì quel giorno, in quella storia, i miei occhi avevano visto, e non potevano più fraintendere, non potevano più avere dubbi.
Da quel giorno, tutta la mia storia la potevo rileggere in modo diverso: Dio non si era sbagliato con me, Dio era veramente un Padre, ed era veramente buono. Tutta la rabbia si trasformava in zelo, l’odio in amore, la paura in fede. So che la nostra umanità è fragilissima, la nostra mente delicata e facilmente labile, ma una certezza ce l’ho:
quel giorno io ho visto che il paradiso esiste e questo nessuno mai potrà togliermelo.
È indiscutibile, non accadeva dentro di me, accadeva fuori ed era qualcosa che ricevevo, che mi veniva donato.
(fonte: Sir, articolo di Hortensia Honorati 13/06/2025)
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Chiara Corbella, una testimone reale dell’amore di Dio

(Foto dal video "La vita di Chiara: una relazione con Dio")
Avere avuto la grazia di incontrare Chiara è stata una delle svolte della mia vita, preceduta dalla fine del percorso dei Dieci comandamenti, percorso dentro al quale ho conosciuto Dio per davvero. Sono enormemente grata a don Fabio Rosini per avermi “parlato” di Dio, per avermi fatto scoprire la relazione con Lui. In particolare, a colpirmi fu proprio la relazione fra Dio e Chiara. Ricordo di aver provato una sana invidia per il rapporto che lei aveva con il Signore, per come riusciva a viverlo concretamente nella sua vita, nelle sue scelte. Era impastata con Lui e lo è stata fino alla fine.
Chiara è arrivata con la leggerezza e la potenza di chi ha Dio dentro e vive ogni giorno con la fiducia di un bambino verso il padre che lo ama.
Provavo gioia nello starle accanto, ho pensato: “Sì, lo voglio anche io un rapporto così con il Signore, si può fare, posso iniziare oggi, è alla portata di tutti Dio, ci ama tutti e lei lo crede veramente”.
Questa qualità di relazione la portava a non possedere le persone, le cose, ma a vivere da persona libera sapendo di essere amata: ecco vedere questo in lei mi dava coraggio, speranza, capivo che era la via per amare veramente.
È stata una testimone reale dell’amore di Dio,
la sua capacità di fare spazio alla Grazia, non intervenire subito d’istinto nelle situazioni della vita, ma aspettare, trovando la risposta nella relazione con Dio, hanno interrogato la mia vita, il mio rapporto con il Signore.
Infine, i miei occhi hanno visto una giovane donna morire come non avevo mai visto prima, ci ha mostrato un passaggio doloroso ma pieno di luce.
Chiara brillava e quella luce la inseguo certa che lei fa il tifo per ognuno di noi quaggiù.
(fonte: Sir, articolo di Cristina Odasso 13/06/2025)
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Ci insegna a conoscere Dio e a sentirlo davvero Padre amorevole, sempre, anche abbracciando la croce

Non ho conosciuto direttamente Chiara ma l’impatto che la sua storia ha avuto sulla mia vita è stato fortissimo. Poco prima che lei morisse mi avevano coinvolta in un gruppo che pregava per lei e avevo saputo del suo ultimo viaggio a Medjugorie nel quale lei, accompagnata dai familiari e gli amici di sempre, aveva chiesto, ho saputo dopo, non di guarire per forza ma di poter avere “la grazia di accogliere la grazia”.
Desiderava consolazione per chi la aveva accompagnata e per chi pregava con lei e per lei. Che tutti potessimo avere nel cuore che compiere fino in fondo la volontà di Dio e lasciarsi amare da Lui, anche sulla croce della malattia, ci avrebbe donato la vera e piena felicità di una vita vissuta da figli Suoi.
Conoscendo bene alcuni suoi amici carissimi, il giorno del suo funerale desiderai partecipare a quella che fu una festa indimenticabile. In più di mille cantavamo con lacrime inarrestabili, testimoni di una serenità in suo marito Enrico e nei suoi genitori e sua sorella, che solo chi vede il Cielo aprirsi sulla sua testa può provare.
Ecco, penso spessissimo a Chiara, prego per la sua intercessione quando mi sento smarrita davanti alle piccole e grandi croci nel mio quotidiano.
Le chiedo di accompagnarmi nelle mie scelte di madre e sposa perché anch’io abbia la grazia di accogliere le grazie che spesso Dio ci dona come regali incartati male ma che certamente ci fanno fare salti incredibili nella vita di fede.
In fondo Chiara mi ha insegnato che ciò che conta soprattutto è conoscere Dio e sentirlo davvero Padre amorevole, lasciarsi amare da Lui anche quando ci sembra di non capire e non poter accettare quanto ci accade, fidarci che questo amore non va meritato ma sperimentato e che
la croce, se abbracciata con fede, è una strada maestra sulla quale incontrarLo.
(fonte: Sir, articolo di Beatrice Fazi 13/06/2025)
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Per saperne di più vedi il nostro post (nel post link ad altri precedenti)