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martedì 3 giugno 2025

Maria Martello - Ricominciare dalle relazioni: il corpo, il digitale e la via della mediazione

Maria Martello*
 
Ricominciare dalle relazioni:
il corpo, il digitale e la via della mediazione

Nel tempo delle connessioni virtuali, la qualità delle relazioni umane sembra sgretolarsi. La proposta di un cambio di paradigma: riscoprire il valore della presenza fisica e dell’intelligenza emotiva attraverso la mediazione umanistico-filosofica. Un metodo per trasformare i conflitti in risorse e ritrovare il ben-essere nella complessità del quotidiano



Le relazioni sono spesso un fuoco incrociato, rappresentano le trame di una complessità che è oggettivamente difficile da gestire. E a volte mancano le competenze e proponiamo di recuperarle: è sempre il momento giusto per farlo. Nessuno ci ha formato alla gestione delle relazioni interpersonali, ne conseguono miriadi di problemi più o meno grandi. Crediamo che possano diventare solo contenziosi, cioè possano solo degenerare in liti giudiziarie e una serie di micro e macro conflittualità a fine giornata, rendono la nostra vita simile ad un campo di battaglia. Scegliere di soccombere e farci del male? Pena il trascinarsi in una miseranda e affannosa sopravvivenza interrotta da sprazzi di ben-essere, o meglio di illusioni euforiche? O decidere di lottare incontrando ostacoli senza fine e perdere la pace? Sprecando energie che meglio dovremmo investire per la nostra completa realizzazione e per il successo a cui tendiamo?

In questo scenario complesso, un ulteriore fattore ha aggravato le difficoltà: il crescente ricorso al digitale. Strumento potente e prezioso, ma anche ambivalente, che ha sì reso possibili nuove modalità di interazione, ma ha ridotto quel benefico esercizio quotidiano delle buone relazioni, che un tempo scaturiva spontaneamente nella fisicità delle interazioni dirette, continue, naturali. 
Che fare? Ecco, vi presentiamo un modo per risolverli da soli e con piena soddisfazione. Abbiamo infatti a portata di mano una prospettiva che può ribaltare la situazione che ci schiaccia, vale la pena conoscere, quella della filosofia della mediazione. È un antidoto: attiva la comunicazione, la riporta su un piano di autenticità, la veicola anche a livelli profondi, dove tutte le dimensioni dell’essere, compreso il corpo, possono tornare a interagire. Restituisce alla relazione quella qualità esperienziale che lo scambio digitale tende a impoverire, riportando al centro non solo il contenuto ma la presenza reciproca. Lasciamo quindi aperta la porta alla ‘meraviglia’ di scoprire che si può ed è per tutti. La Mediazione filosofico-umanistica sarà la chiave per il ben-essere di domani. Suggeriamo di iniziare ad approfondirla con qualche lettura (ad es. il mio libro Costruire relazioni intelligenti, Milano 2021 e Una giustizia alta e altra, Milano 2023) e qui ne diamo subito alcuni principi di base che possono trasformare il nostro atteggiamento nel quotidiano.

Segue un sistema di pensiero ed una metodologia innovativa, un nuovo paradigma che ci viene in aiuto e comporta un cambio radicale di mentalità. Rende possibile la sfida di una vita di relazione con l’altro in cui l’io e il tu attuano un felice scambio basato sulla diversità. Infatti nella complessità della vita anche i migliori propositi da soli non bastano. Non sono sufficienti al raggiungimento di un accordo, spesso intimamente insoddisfacente perché pervaso dal gusto amaro del compromesso, della rinuncia. Fra i due litiganti, uno vince e l’altro perde e spesso quest’ultimo vuole la rivincita, oppure, secondo la saggezza dei detti popolari, tra i due litiganti il terzo gode, ma di cosa? Forse è il caso di dire che il terzo “media” più che godere di uno scontro in cui, alla fine, ci sarà comunque una vittima.

Un presupposto è vedere il conflitto come qualcosa di connaturato, che a volte, è un’espressione di vita, di voglia di esserci e di fare, ma origina l’alzata di scudi da parte di chi in fondo paventa di venire messo in scacco dalle iniziative dell’altro. Tanto più queste gli appaiono valide, quanto più le vive come temibili e quindi da far morire al loro nascere. Fondamentale in questa nuova logica è porci una domanda e darci una risposta: «Perché spegnere la mia candela per far brillare meglio la tua?». Come se mai si fosse fatta esperienza di quanta “luce”, a vantaggio di tutti, ci possa essere se più candele trovano il diritto e il posto per “splendere”. Quanto siamo ignari della ricchezza insita in quella collaborazione che permetta di trarre il miglior frutto proprio dalla diversità? Si perde spesso la possibilità che “uno più uno non faccia due, ma tre”.

La mediazione ritiene che i limiti insiti in una situazione possono divenire risorse per trasformarla e trasformarsi. Le difficoltà costituiscono a volte la via per raggiungere equilibrio e benessere: un viaggio in profondità alla ricerca dell’orizzonte di senso in cui si è immersi, per tenere vivo il pensiero critico e non ignorare le istanze del proprio sé. Questa logica induce a chiedersi non soltanto il come delle cose, ma anche il perché, in un’ottica che vede l’educarsi a diventare adulti, in senso pieno e non solo anagrafico, come il compito principale della vita. Ci fa sperimentare concretamente come la relazione con l’altra persona rappresenti il frutto sapiente, e non spontaneo, di una preparazione che segue “regole” e che richiede, quindi, “strategie” di azione, e come attraverso l’apprendimento di tali “strategie” sia possibile costruire rapporti migliori con gli altri, nell’ottica di una gestione costruttiva del conflitto. L’obiettivo al quale tendere è l’affinamento della nostra intelligenza emotiva, quella che ci aiuta a scegliere la via delle Mediazione per la risoluzione pacifica del conflitto, l’intelligenza che è in grado di trasformare il dolore del conflitto in opportunità per migliorare la qualità della propria e altrui vita. Certamente la Mediazione umanistico-filosofica reclama la rottura degli schemi vecchi, dell’ovvio, impone di mettere in discussione seriamente convinzioni con cui si credeva di aver fatto i conti una volta per tutte, di dover andare al di là del già noto.
*Psicologa docente di Psicologia dei rapporti interpersonali
(fonte: Famiglia Cristiana 28/05/2025)