Maria Martello*
Ricominciare dalle relazioni:
il corpo, il digitale e la via della mediazione
Nel tempo delle connessioni virtuali, la qualità delle relazioni umane sembra sgretolarsi. La proposta di un cambio di paradigma: riscoprire il valore della presenza fisica e dell’intelligenza emotiva attraverso la mediazione umanistico-filosofica. Un metodo per trasformare i conflitti in risorse e ritrovare il ben-essere nella complessità del quotidiano

Le relazioni sono spesso un fuoco incrociato, rappresentano le trame di una complessità che è oggettivamente difficile da gestire. E a volte mancano le competenze e proponiamo di recuperarle: è sempre il momento giusto per farlo. Nessuno ci ha formato alla gestione delle relazioni interpersonali, ne conseguono miriadi di problemi più o meno grandi. Crediamo che possano diventare solo contenziosi, cioè possano solo degenerare in liti giudiziarie e una serie di micro e macro conflittualità a fine giornata, rendono la nostra vita simile ad un campo di battaglia. Scegliere di soccombere e farci del male? Pena il trascinarsi in una miseranda e affannosa sopravvivenza interrotta da sprazzi di ben-essere, o meglio di illusioni euforiche? O decidere di lottare incontrando ostacoli senza fine e perdere la pace? Sprecando energie che meglio dovremmo investire per la nostra completa realizzazione e per il successo a cui tendiamo?
In questo scenario complesso, un ulteriore fattore ha aggravato le difficoltà: il crescente ricorso al digitale. Strumento potente e prezioso, ma anche ambivalente, che ha sì reso possibili nuove modalità di interazione, ma ha ridotto quel benefico esercizio quotidiano delle buone relazioni, che un tempo scaturiva spontaneamente nella fisicità delle interazioni dirette, continue, naturali.
Che fare? Ecco, vi presentiamo un modo per risolverli da soli e con piena soddisfazione. Abbiamo infatti a portata di mano una prospettiva che può ribaltare la situazione che ci schiaccia, vale la pena conoscere, quella della filosofia della mediazione. È un antidoto: attiva la comunicazione, la riporta su un piano di autenticità, la veicola anche a livelli profondi, dove tutte le dimensioni dell’essere, compreso il corpo, possono tornare a interagire. Restituisce alla relazione quella qualità esperienziale che lo scambio digitale tende a impoverire, riportando al centro non solo il contenuto ma la presenza reciproca. Lasciamo quindi aperta la porta alla ‘meraviglia’ di scoprire che si può ed è per tutti. La Mediazione filosofico-umanistica sarà la chiave per il ben-essere di domani. Suggeriamo di iniziare ad approfondirla con qualche lettura (ad es. il mio libro Costruire relazioni intelligenti, Milano 2021 e Una giustizia alta e altra, Milano 2023) e qui ne diamo subito alcuni principi di base che possono trasformare il nostro atteggiamento nel quotidiano.

Un presupposto è vedere il conflitto come qualcosa di connaturato, che a volte, è un’espressione di vita, di voglia di esserci e di fare, ma origina l’alzata di scudi da parte di chi in fondo paventa di venire messo in scacco dalle iniziative dell’altro. Tanto più queste gli appaiono valide, quanto più le vive come temibili e quindi da far morire al loro nascere. Fondamentale in questa nuova logica è porci una domanda e darci una risposta: «Perché spegnere la mia candela per far brillare meglio la tua?». Come se mai si fosse fatta esperienza di quanta “luce”, a vantaggio di tutti, ci possa essere se più candele trovano il diritto e il posto per “splendere”. Quanto siamo ignari della ricchezza insita in quella collaborazione che permetta di trarre il miglior frutto proprio dalla diversità? Si perde spesso la possibilità che “uno più uno non faccia due, ma tre”.

(fonte: Famiglia Cristiana 28/05/2025)