Gaza:
non possiamo essere complici del massacro
Israele ha dirottato la nave umanitaria che portava aiuti a Gaza, fermando gli attivisti che erano a bordo. Intanto, palestinesi e israeliani portano a piedi cibo a Gaza. La grande manifestazione di Roma per la pace e il blocco dei portuali di Genova e Marsiglia ai carichi di armi diretti in Israele. Manfredonia, Acli: Condanniamo il 7 ottobre, ma non può esserci equidistanza da questa invasione premeditata e feroce

Manifestazione pro Gaza a Roma, 7 giugno 2025. ANSA/UFFICIO STAMPA AVS
Gaza: non possiamo essere complici del massacro. Dove erano nascosti i pericoli terroristi di Hamas sulla nave umanitaria Madleen che portava aiuti alimentari a Gaza, affamata da mesi dal governo israeliano?
Saperlo ci aiuterebbe a capire con quale diritto il premier Benjamin Netanyahu abbia potuto far sequestrare l’imbarcazione della Freedom Flotilla Coalition in acque internazionali, dopo aver spruzzato una sostanza irritante sugli occupanti.

La nave umanitaria della Freedom Flotilla diretta a Gaza. Foto Ansa, Instagram/Freedom Flotilla
Sulla nave non c’erano armi, non c’erano attentatori. C’erano solo pacchi pieni di cibo. Non c’era nemmeno una minima scusa che consentisse l’arrembaggio della Madleen, se non la volontà di continuare ad affamare i palestinesi di Gaza e di bloccare una simbolica iniziativa internazionale in loro sostegno.
Le persone sequestrate arbitrariamente, che poi saranno rimpatriate, sono da anni impegnate per i diritti umani: dall’attivista per il clima Greta Thunberg all’europarlamentare franco palestinese Rima Hassan, all’attore Liam Cunningham, a Sergio Toribio, Yasemin Acar, Thiago Avila, Marco Van Rennes, Baptiste Andre, Omar Faiad, Pascal Maurieras, Yanis Mhamdi, Şuayb Ordu, Reva Viard.
Prevedendo il peggio, prima di essere abbordati, gli attivisti, seguiti da ore dai droni israeliani, avevano chiesto con appelli sui social network ad amici e parenti di sensibilizzare i propri Paesi per la loro liberazione: Svezia, Turchia, Francia, Germania…

Una foto diffusa dalla Freedom Flotilla Coalition (FFC) mostra l’equipaggio della nave Madleen, diretta a Gaza, seduto a bordo, con i giubbotti di salvataggio e le mani alzate, in mare nel Mediterraneo, il 9 giugno 2025.
Ansa, EPA/FREEDOM FLOTILLA COALITION
Sequestrata l’imbarcazione, il ministero degli Esteri israeliano ha pubblicato un video con gli attivisti dirottati al porto di Ashdod. Nel post c’era scritto che “tutti i passeggeri dello yacht da selfie sono sani e salvi. Lo spettacolo è finito”.
Eppure qualcosa, a livello internazionale, è cambiato e sono le persone a fare pressioni su governi ancora inermi davanti al massacro di Gaza.
Oltre 2mila funzionari dell’Unione europea hanno scritto, per la seconda volta, ai presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio europei per chiedere una vera azione di pace e il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.

Manifestanti per Gaza in piazza San Giovanni a Roma, foto di Sara Fornaro
Cittadini israeliani e palestinesi stanno portando a mano, a piedi, cibo per gli abitanti di Gaza sfidando l’esercito. Ancora, volontari israeliani stanno facendo da muro, con i propri corpi, agli attacchi dei connazionali nei confronti dei palestinesi in Israele e in Cisgiordania.
In tutto il mondo si manifesta a favore dei bambini di Gaza: anche sui campi di calcio, come hanno fatto i tifosi del Paris Saint Germain, e anche nei porti: a Marsiglia e Genova i lavoratori hanno rifiutato di caricare armi su una nave israeliana.
In Italia oltre 300 mila persone hanno chiesto lo stop al massacro della popolazione palestinese in una grande manifestazione nazionale che si è svolta a Roma, in piazza San Giovanni.
Una piazza pacifica, formata non solo dai membri dei partiti promotori (Pd, M5s, Alleanza Verdi e Sinistra), ma anche da anziani, ragazzi e famiglie giovani, in quello che è stato un grande gesto di sostegno e vicinanza alla popolazione di Gaza, ma anche un appello al governo italiano perché non rinnovi gli accordi per la vendita di armi con Israele, riconosca lo Stato della Palestina e faccia pressioni su Netanyahu affinché fermi la sua politica di sterminio, per la quale è già stato condannato dalla Corte penale internazionale, che ha spiccato un mandato di arresto per lui e l’ex ministro degli Esteri e li sta indagando anche per verificare se è in corso un genocidio.
La ferma condanna all’attentato di Hamas del 7 ottobre è stata immediata, plurale e ribadita da parte di tutti. Quell’orrore, però, non giustifica l’annientamento della popolazione civile di Gaza da parte di Israele.
Dovrebbe esserci differenza tra l’azione e i metodi di un’organizzazione terroristica e di un governo democratico.

Manifestanti per Gaza in piazza San Giovanni a Roma, foto di Sara Fornaro
Criticare le violenze di Israele, hanno ribadito gli stessi ebrei come Gad Lerner, non significa essere antisemiti, ma difendere la vita di una popolazione ormai allo stremo e lo stesso futuro dello Stato israeliano.
La manifestazione di Roma è stata presentata dalla giornalista Valentina Petrini, che ha letto l’appello degli operatori dell’informazione “Alziamo la voce per Gaza: Basta sangue sui nostri giubbotti”, con cui si denuncia l’uccisione di oltre 200 reporter palestinesi e si chiedono: il cessate il fuoco permanente a Gaza, l’ingresso degli aiuti umanitari e dei giornalisti, la fine delle violenze e degli sfollamenti anche in Cisgiordania (dove non c’è Hamas), il blocco degli accordi di cooperazione militare con Israele e il rispetto del diritto internazionale, con la protezione dei civili, bombardati da oltre un anno e mezzo da Israele.
«Non possiamo lasciarli soli. E respingiamo le accuse di antisemitismo mosse contro tutti coloro, compresi i giornalisti, che cercano di raccontare l’emergenza di Gaza. Noi – ha detto Petrini – non siamo complici del massacro. Non è tempo di equidistanza».

Una manifestante per Gaza in piazza San Giovanni a Roma mostra una foto della dottoressa Alaa al-Najjar a cui sono stati uccisi 9 dei 10 figli e il marito dagli israeliani, foto di Sara Fornaro
Non è un valore, ha aggiunto, non prendere posizione. «I giornalisti più di chiunque altro hanno il dovere della verità, della denuncia, a qualsiasi costo. L’unico dovere etico che abbiamo è di essere dalla parte dei più deboli e degli ultimi».
Petrini ha spiegato come sia «ridicolo continuare a dividersi sulle parole: è genocidio? È pulizia etnica? Noi siamo giornalisti e dobbiamo ricordare che secondo l’Onu per genocidio si intendono gli atti commessi con l’intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, raziale o religioso. Datevi la vostra risposta, ma questa piazza va oltre le divisioni sulle parole. Gaza è l’inferno e si sopravvive a stento. La storia vi condannerà, ma non ci condannerà».
«La pace è di tutti o di nessuno», ha affermato il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia (leggi qui il testo integrale del suo intervento).
«Abbiamo bisogno di una politica radicale in particolare sulla pace, che ci chiami anche in piazza come oggi per squarciare il muro di indifferenza che ci vede attoniti e colpevoli delle morti a Gaza. Lo so che dovrei condannare il 7 ottobre e lo facciamo sempre! Ma non può esserci più equidistanza da questa invasione premeditata e feroce. Siamo davanti ad uno sterminio compiuto dallo Stato di Israele, non condanniamo gli ebrei, ma il suo governo ipocrita che offende il concetto stesso di democrazia. Voglio denunciare tutti gli estremismi religiosi che offendono Dio, dobbiamo gridarlo che in nessuna religione è consentito uccidere il fratello! Mai».

Manifestazione pro Palestina ‘In piazza per Gaza – Basta complicità’, promossa da Pd, M5s e Avs, Roma 7 giugno 2025.
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Vogliamo la pace, ma non siamo ingenui. «Siamo realisti: la pace è l’unica strada possibile. La pace è disarmata e deve disarmare i cuori, le coscienze e le parole – ha sottolineato Manfredonia citando le parole di papa Leone XIV –,per questo serve coraggio, come quello di scendere in piazza, di continuare ad indignarsi per ogni sopruso, ogni uccisione, ogni bambino rimasto orfano… Non c’è diritto, non c’è bene più prezioso ed indivisibile della pace. La pace è di tutti o di nessuno!!».
Commoventi le testimonianze e gli appelli di quanti si sono succeduti sul palco: i giornalisti Abubaker Abed, Rula Jebreal e Gad Lerner, il giovane israeliano Iddo Elam che ha rifiutato di arruolarsi contro i palestinesi ed è stato arrestato, la storica Anna Foa, Luisa Morgantini di Assopace Palestina, Atef Abu Saif, ex-ministro palestinese del partito Al-Fatah diffuso in Cisgiordania, Feroze Sidhwa, medico chirurgo che ha operato a Gaza e testimoniato all’Onu, Silvia Stilli, presidente dell’Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale (AOI), e Walter Massa, presidente dell’Arci.

Manifestanti alla manifestazione per Gaza di piazza san Giovanni a Roma riproducono l’immagine di una nonna che stringe la nipotina uccisa da Israele tra le braccia, vincitrice del World Press Photo 2024. Foto di Sara Fornaro
Hanno chiuso gli interventi i segretari dei partiti promotori: Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, di Avs, Giuseppe Conte del M5S ed Elly Schlein del Pd, che hanno denunciato le violenze in atto a Gaza e hanno chiesto al governo di prendere posizione, riconoscendo lo Stato palestinese e interrompendo le vendite di armi da e verso Israele.
(Fonte: Città Nuova, articolo di Sara Fornaro 9 Giugno 2025)