“Condividete con mitezza la speranza”:
ventuno voci per una comunicazione che costruisce
Mitezza e speranza sono le coordinate del volume “Condividete con mitezza la speranza”, promosso dall’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali e dal Cremit. Ventuno contributi, tra cui Zuppi, Scavo, Mukwege e Cecchettin, riflettono sul potere delle parole per generare ascolto, relazione e cambiamento in un tempo fragile

(Foto SIR)
“Non è da ingenui pensare di poter cambiare questa società con le parole”. Le parole del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, aprono con forza il volume “Condividete con mitezza la speranza”, promosso dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e dal Cremit. Il libro raccoglie i commenti al Messaggio di Papa Francesco per la 59ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Per la prima volta è Zuppi a firmarne la prefazione: “Chi spera cerca la pace quando ancora c’è la guerra, il perdono quando ci sono solo sofferenza e rabbia”. È un invito rivolto in modo particolare agli operatori della comunicazione, chiamati a non vendere illusioni o paure, ma “a raccontare la verità senza calpestare la dignità umana”.
La speranza come cammino condiviso
La mitezza e la speranza, indica l’introduzione di Vincenzo Corrado e Stefano Pasta, sono le coordinate decisive di questo tempo inquieto: “La speranza è sempre un progetto comunitario”. E oggi, in un’epoca di guerra normalizzata e solitudine digitale, occorre “disarmare la comunicazione” e ricomporre il “noi”, come chiede il Papa in Fratelli tutti
Il volume, edito da Scholé-Morcelliana, si presenta come un mosaico articolato: ventuno saggi firmati da giornalisti, studiosi, educatori, poeti e anche dal Premio Nobel per la Pace Denis Mukwege. Le firme spaziano da Nello Scavo a Gino Cecchettin, da Colum McCann a Milena Santerini, da Rita Sidoli a Fabio Pasqualetti. Un ventaglio di approcci e sensibilità che rispondono a una stessa domanda: quale comunicazione è possibile oggi, alla luce della speranza cristiana? Corrado, nel suo saggio, descrive l’attuale contesto comunicativo come “un labirinto”: “Unica possibilità: riavvolgere il filo per tornare indietro”. Il riferimento è al mito di Arianna, ma assume una valenza profondamente pedagogica: nella giungla mediatica serve orientamento, un’etica, una memoria viva. “Non si può comunicare correttamente se non ci si apre all’ascolto”, scrive. E la mitezza – aggiunge – “è la fiducia profonda che si possano ancora offrire motivazioni serie per la speranza”.

Volti, storie e parole che costruiscono
Nel cuore del libro si fa strada l’idea che le parole possano cambiare la realtà. Colum McCann afferma che “le storie lavano i piedi del mondo”, Gino Cecchettin scrive che “le parole possono cambiare il mondo”, mentre Denis Mukwege invita a “prenderci cura degli altri”. E se “gli ultimi (non) fanno notizia”, come denuncia Nello Scavo, è allora urgente un nuovo stile narrativo capace di “vedere ciò che non è ancora e che sarà”, come ricorda Charles Péguy, citato nella conclusione dell’introduzione. Il volume si distingue anche per la sua forte valenza formativa: la speranza, si legge, “non è una semplice attesa passiva”, ma “una disposizione esistenziale che consente di rompere l’isolamento individuale”. È il filo conduttore che connette anche temi complessi come l’intelligenza artificiale, le fake news, la post-verità e la polarizzazione degli algoritmi, affrontati con rigore da Pasta, Alessandra Carenzio, Milena Santerini e Alessandro Rosina. “Togli la speranza e tutto finisce”, avverte Corrado. Per questo, “Condividete con mitezza la speranza” non è solo un esercizio teorico, ma un’azione concreta: una semina, nella nebbia, verso il “fulgore del giugno”. Un invito a comunicare “con il cuore”, per non smarrirsi nel labirinto di un mondo che ha urgente bisogno di sperare.
(fonte: SIR, articolo di Riccardo Benotti 29/05/2025)