GIUBILEO DELLE FAMIGLIE, DEI NONNI E DEGLI ANZIANI
Piazza San Pietro
VII Domenica di Pasqua - Domenica, 1° giugno 2025
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Leone XIV: la famiglia, forza di unità nelle società disgregate
Il Papa celebra il Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani richiamando a quell’”unione universale” che è "segno di pace" e di "futuro dei popoli": l'umanità a volte viene tradita, "ad esempio, ogni volta che s’invoca la libertà non per donare la vita, bensì per toglierla, non per soccorrere, ma per offendere"

Papa Leone con una coppia e i loro figli, durante la Messa per il Giubileo delle Famiglie, dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani
Sono le famiglie che generano “il futuro dei popoli”, perché sono loro che possono essere “segno di pace per tutti, nella società e nel mondo”. Papa Leone XIV accoglie con queste parole le famiglie, genitori, bambini, nonni e anziani, 70milapersone che, sin dalle prime ore del mattino, lo aspettano in piazza San Pietro, generazioni diverse, arrivate da tutto il mondo per vivere in unità il Giubileo a loro dedicato. Alle famiglie, il Pontefice affida il prezioso mandato del Vangelo odierno: vivere in una “unione universale” attraverso la quale realizzare una comunione fondata sull’amore. Una comunione che Leone manifesta nell’abbraccio ai fedeli durante il suo giro di piazza in papamobile, quando benedice, accarezza e bacia i bambini, che i genitori gli porgono. Tutti hanno “ricevuto la vita prima di volerla”, dice il Papa, e loro, i più piccoli, hanno bisogno dell’aiuto di altri, perché da solo nessuno può farcela, perché viviamo “grazie a una relazione, cioè a un legame libero e liberante di umanità e di cura vicendevole”.
È vero, a volte questa umanità viene tradita. Ad esempio, ogni volta che s’invoca la libertà non per donare la vita, bensì per toglierla, non per soccorrere, ma per offendere.
Le famiglie generano il futuro dei popoli
Anche davanti al male, la preghiera di Dio per gli esseri umani diviene “annuncio di perdono e di riconciliazione”, dando così senso all’amore vissuto in famiglia, ciò che quindi, indica Leone, fa divenire tutti, “diversi, eppure uno, tanti, eppure uno, sempre, in ogni circostanza e in ogni età della vita”.
Carissimi, se ci amiamo così, sul fondamento di Cristo, che è «l’alfa e l’omega», «il principio e la fine» (cfr Ap 22,13), saremo segno di pace per tutti, nella società e nel mondo. E non dimentichiamo: dalle famiglie viene generato il futuro dei popoli.

Il saluto di Leone XIV alla folla in papamobile prima della Messa (@Vatican Media)
La testimonianza degli sposi santi e beati
Leone ricorda poi i nomi di coloro che, insieme, in quanto coppie di sposi, sono stati beatificati o canonizzati: Louis e Zélie Martin, i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino; i Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi; la famiglia polacca Ulma e che rappresentano un “segno che fa pensare”.
…additando come testimoni esemplari degli sposi, la Chiesa ci dice che il mondo di oggi ha bisogno dell’alleanza coniugale per conoscere e accogliere l’amore di Dio e superare, con la sua forza che unifica e riconcilia, le forze che disgregano le relazioni e le società.

Un colpo d'occhio delle decine di migliaia di persone in Piazza San Pietro (@VATICAN MEDIA)
Il matrimonio, canone del vero amore
L'esortazione del Pontefice è quindi rivolta a tutte le componenti della famiglia, a partire dai genitori, uniti dal matrimonio che "non è un ideale, ma il canone del vero amore tra l’uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo (cfr S. Paolo VI, Lett. Enc. Humanae vitae, 9). Mentre vi trasforma in una carne sola, questo stesso amore vi rende capaci, a immagine di Dio, di donare la vita"
Perciò vi incoraggio ad essere, per i vostri figli, esempi di coerenza, comportandovi come volete che loro si comportino, educandoli alla libertà mediante l’obbedienza, cercando sempre in essi il bene e i mezzi per accrescerlo. E voi, figli, siate grati ai vostri genitori: dire “grazie”, per il dono della vita e per tutto ciò che con esso ci viene donato ogni giorno, è il primo modo di onorare il padre e la madre (cfr Es 20,12). Infine a voi, cari nonni e anziani, raccomando di vegliare su coloro che amate, con saggezza e compassione, con l’umiltà e la pazienza che gli anni insegnano.
La famiglia trasmette la fede attraverso la vita, e per questo è “luogo privilegiato in cui incontrare Gesù, che ci vuole bene e vuole il nostro bene, sempre”, conclude Papa Leone XIV, ricordando che tutti un giorno si uniranno nella “Pasqua eterna” ai familiari che li hanno preceduti e che, in questa giornata a loro dedicata “sentiamo presenti qui, insieme a noi, in questo momento di festa”.
(fonte: Vatican News, articolo di Francesca Sabatinelli 01/06/2025)
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OMELIA DEL SANTO PADRE LEONE XIV
Il Vangelo appena proclamato ci mostra Gesù che, nell’ultima Cena, prega per noi (cfr Gv 17,20): il Verbo di Dio, fatto uomo, ormai vicino alla fine della sua vita terrena, pensa a noi, ai suoi fratelli, facendosi benedizione, supplica e lode al Padre, con la forza dello Spirito Santo. E anche noi, mentre entriamo, pieni di stupore e di fiducia, nella preghiera di Gesù, veniamo coinvolti dal suo stesso amore in un progetto grande, che riguarda l’intera umanità.
Cristo domanda infatti che tutti siamo «una sola cosa» (v. 21). Si tratta del bene più grande che possa essere desiderato, perché questa unione universale realizza tra le creature l’eterna comunione d’amore in cui si identifica Dio stesso, come Padre che dà la vita, Figlio che la riceve e Spirito che la condivide.
Il Signore non vuole che noi, per unirci, ci sommiamo in una massa indistinta, come un blocco anonimo, ma desidera che siamo uno: «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola» (v. 21). L’unità, per la quale Gesù prega, è così una comunione fondata sull’amore stesso con cui Dio ama, dal quale vengono al mondo la vita e la salvezza. E come tale è prima di tutto un dono, che Gesù viene a portare. È dal suo cuore di uomo, infatti, che il Figlio di Dio si rivolge al Padre dicendo: «Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me» (v. 23).
Ascoltiamo ammirati queste parole: Gesù ci sta rivelando che Dio ci ama come ama sé stesso. Il Padre non ama noi meno di quanto ami il suo Figlio Unigenito, cioè infinitamente. Dio non ama meno, perché ama prima, ama per primo! Lo testimonia Cristo stesso quando dice al Padre: «Tu mi hai amato prima della creazione del mondo» (v. 24). Ed è proprio così: nella sua misericordia, Dio da sempre vuole stringere a sé tutti gli uomini, ed è la sua vita, donata per noi in Cristo, che ci fa uno, che ci unisce tra noi.
Ascoltare oggi questo Vangelo, durante il Giubileo delle Famiglie e dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani, ci riempie di gioia.
Carissimi, noi abbiamo ricevuto la vita prima di volerla. Come insegnava Papa Francesco, «tutti gli uomini sono figli, ma nessuno di noi ha scelto di nascere» (Angelus, 1° gennaio 2025). Non solo. Appena nati abbiamo avuto bisogno degli altri per vivere, da soli non ce l’avremmo fatta: è qualcun altro che ci ha salvato, prendendosi cura di noi, del nostro corpo come del nostro spirito. Tutti noi viviamo, dunque, grazie a una relazione, cioè a un legame libero e liberante di umanità e di cura vicendevole.
È vero, a volte questa umanità viene tradita. Ad esempio, ogni volta che s’invoca la libertà non per donare la vita, bensì per toglierla, non per soccorrere, ma per offendere. Tuttavia, anche davanti al male, che contrappone e uccide, Gesù continua a pregare il Padre per noi, e la sua preghiera agisce come un balsamo sulle nostre ferite, diventando per tutti annuncio di perdono e di riconciliazione. Tale preghiera del Signore dà senso pieno ai momenti luminosi del nostro volerci bene, come genitori, nonni, figli e figlie. Ed è questo che vogliamo annunciare al mondo: siamo qui per essere “uno” come il Signore ci vuole “uno”, nelle nostre famiglie e là dove viviamo, lavoriamo e studiamo: diversi, eppure uno, tanti, eppure uno, sempre, in ogni circostanza e in ogni età della vita.
Carissimi, se ci amiamo così, sul fondamento di Cristo, che è «l’alfa e l’omega», «il principio e la fine» (cfr Ap 22,13), saremo segno di pace per tutti, nella società e nel mondo. E non dimentichiamo: dalle famiglie viene generato il futuro dei popoli.
Negli ultimi decenni abbiamo ricevuto un segno che dà gioia e al tempo stesso fa riflettere: mi riferisco al fatto che sono stati proclamati Beati e Santi dei coniugi, e non separatamente, ma insieme, in quanto coppie di sposi. Penso a Louis e Zélie Martin, i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino; come pure i Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, la cui vita familiare si è svolta a Roma nel secolo scorso. E non dimentichiamo la famiglia polacca Ulma: genitori e bambini uniti nell’amore e nel martirio. Dicevo che si tratta di un segno che fa pensare. Sì, additando come testimoni esemplari degli sposi, la Chiesa ci dice che il mondo di oggi ha bisogno dell’alleanza coniugale per conoscere e accogliere l’amore di Dio e superare, con la sua forza che unifica e riconcilia, le forze che disgregano le relazioni e le società.
Per questo, col cuore pieno di riconoscenza e di speranza, a voi sposi dico: il matrimonio non è un ideale, ma il canone del vero amore tra l’uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo (cfr S. Paolo VI, Lett. Enc. Humanae vitae, 9). Mentre vi trasforma in una carne sola, questo stesso amore vi rende capaci, a immagine di Dio, di donare la vita.
Perciò vi incoraggio ad essere, per i vostri figli, esempi di coerenza, comportandovi come volete che loro si comportino, educandoli alla libertà mediante l’obbedienza, cercando sempre in essi il bene e i mezzi per accrescerlo. E voi, figli, siate grati ai vostri genitori: dire “grazie”, per il dono della vita e per tutto ciò che con esso ci viene donato ogni giorno, è il primo modo di onorare il padre e la madre (cfr Es 20,12). Infine a voi, cari nonni e anziani, raccomando di vegliare su coloro che amate, con saggezza e compassione, con l’umiltà e la pazienza che gli anni insegnano.
In famiglia, la fede si trasmette insieme alla vita, di generazione in generazione: viene condivisa come il cibo della tavola e gli affetti del cuore. Ciò la rende un luogo privilegiato in cui incontrare Gesù, che ci vuole bene e vuole il nostro bene, sempre.
E vorrei aggiungere un’ultima cosa. La preghiera del Figlio di Dio, che ci infonde speranza lungo il cammino, ci ricorda anche che un giorno saremo tutti uno unum (cfr S. Agostino, Sermo super Ps. 127): una cosa sola nell’unico Salvatore, abbracciati dall’amore eterno di Dio. Non solo noi, ma anche i papà e le mamme, le nonne e i nonni, i fratelli, le sorelle e i figli che già ci hanno preceduto nella luce della sua Pasqua eterna, e che sentiamo presenti qui, insieme a noi, in questo momento di festa.
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REGINA CAELI
AL TERMINE DELLA MESSA
Al termine di questa Eucaristia, desidero rivolgere un caloroso saluto a tutti voi, partecipanti al Giubileo delle Famiglie, dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani! Siete venuti da ogni parte del mondo, con delegazioni di centotrentuno Paesi.
Sono contento di accogliere tanti bambini, che ravvivano la nostra speranza! Saluto tutte le famiglie, piccole chiese domestiche, in cui il Vangelo è accolto e trasmesso. La famiglia – diceva San Giovanni Paolo II – ha origine dall’amore con cui il Creatore abbraccia il mondo creato (Lett. Gratissimam sane, 2). Che la fede, la speranza e la carità crescano sempre nelle nostre famiglie. Un saluto speciale ai nonni e agli anziani. Voi siete modello genuino di fede e ispirazione per le giovani generazioni. Grazie di essere venuti!
Estendo il mio saluto a tutti i pellegrini presenti, in particolare a quelli della Diocesi di Mondovì, in Piemonte.
Oggi in Italia e in diversi Paesi si celebra la solennità dell’Ascensione del Signore. È una festa molto bella, che ci fa guardare alla meta del nostro viaggio terreno. In questo orizzonte ricordo che ieri a Braniewo, in Polonia, sono state beatificate Cristofora Klomfass e quattordici consorelle della Congregazione di Santa Caterina Vergine e Martire, uccise nel 1945 dai soldati dell’Armata Rossa in territori dell’odierna Polonia. Nonostante il clima di odio e di terrore contro la fede cattolica, continuarono a servire gli ammalati e gli orfani. All’intercessione delle nuove Beate martiri affidiamo tutte le religiose che nel mondo si spendono generosamente per il Regno di Dio.
Ricordo anche l’odierna Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali e ringrazio gli operatori dei media che, curando la qualità etica dei messaggi, aiutano le famiglie nel loro compito educativo.
La Vergine Maria benedica le famiglie e le sostenga nelle loro difficoltà: penso specialmente a quelle che soffrono a causa della guerra in Medio Oriente, in Ucraina e in altre parti del mondo. La Madre di Dio ci aiuti a camminare insieme sulla via della pace.
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