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lunedì 2 giugno 2025

Grazie Presidente per le sue parole su Gaza, ora protegga quel veliero - La nave civile Madleen sta navigando verso Gaza

Grazie Presidente per le sue parole su Gaza,
ora protegga quel veliero


Le parole appena pronunciate dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, durante la commemorazione del 2 Giugno festa della Repubblica, suonano come una sintesi ed al tempo stesso come una interpretazione autentica di quelle durissime e già peraltro chiare pronunciate ieri su Gaza:

“(la Repubblica italiana) è fermamente schierata a sostegno di quanti operano affinché prevalgano i principi del diritto internazionale contro ogni aggressione e prevaricazione”.

Ieri aveva detto:

“Il Medio Oriente, dopo il sanguinario attacco di Hamas (il 7 ottobre 2023, ndr) contro vittime israeliane inermi, con ostaggi odiosamente rapiti e ancora trattenuti e che vanno immediatamente liberati, vive il dramma in atto nella striscia di Gaza. È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario. Si impone, subito, il cessate il fuoco. In qualunque caso, è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone. Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano”.

Impossibile non leggerle avendo in testa il discorso di Marsiglia nel quale il presidente Mattarella sollecitava i democratici europei a scegliere tra l’illusoria tranquillità di un nuovo vassallaggio ed un ritrovato protagonismo civile, libero e liberante.

A dispetto dei furbetti che cercano di strizzare l’occhio dal lato progressista contemporaneamente alle ragioni della pace ed a quelle della guerra, pare sempre più evidente lo sforzo del presidente Mattarella, sintonico con quello che fu di Papa Francesco, nel distinguere due campi semantici che non possono (più) mescolarsi.

Da un lato il “campo” di chi si arricchisce con la violenza e che dunque ha interesse ad alimentare la spirale culturale, politica, economica fatta di terrorismo-armi-guerra-repressione, dall’altro il campo di chi si batte per inverare quel MAI-PIU’ iscritto nella Costituzione italiana, così come nelle carte internazionali poste nel secondo dopoguerra ad argine futuro contro ogni rigurgito di nazionalismo, di razzismo, di imperialismo. 

Questo secondo è il campo del disarmo, del diritto come via alla risoluzione dei conflitti, della inclusione sociale. Questo campo è oggi mortificato da gran parte del sistema di informazione mass mediatico, che oscura, censura o dileggia chi da una vita, con opere e parole, si ostina a perseguire le vie della giurisdizione internazionale che non ha nulla a che vedere con l’indifferentismo, ne’ tanto meno con un pacifismo velleitario, ma che pretende anzi la combinazione tra forza di interposizione e tribunali sovranazionali, cioè precisamente di quegli strumenti faticosamente costruiti come reazione all’orrore nazi-fascista e poi progressivamente traditi a cominciare dagli anni ’90: a Sebrenica (salvo poi bombardare Belgrado!), a Mogadiscio, in Ruanda. 
Questo campo appare oggi sconfitto non per la debolezza delle proprie ragioni, che anzi resistono a qualunque critica, ma soltanto per una enorme disparità di accesso alle risorse finanziarie che a loro volta determinano le fortune politiche e quelle editoriali. Di questa enorme disparità è urgente preoccuparsi anche con qualche grano di creatività. 

Al presidente della Repubblica infine oltre a rivolgere un pensiero grato e riconoscente faccio anche un appello, che mi pare stia nello spirito delle sue parole: faccia presidente quello che può per proteggere la fragile traversata di un veliero partito ieri dalle coste italiane e precisamente dal porto di Catania alla volta di Gaza, carico di aiuti e soprattutto di speranza. 
Le immagini di questa imbarcazione, sulla quale è salita anche Greta Tumberg, fanno quasi tenerezza se confrontate con la potenza di fuoco di chi oggi ha il “gioco grande del potere” nelle mani, altre esperienze simili sono state annientate negli anni (l’ultima aggressione preventiva è stata il primo maggio: l’attacco è stato compiuto in territorio europeo, la nave che si preparava a salpare era all’ancora nel porto di Malta). 
Presidente, custodisca quella nave, ha imbarcato pure la nostra Costituzione.
(fonte: Articolo 21, scritto da Davide Mattiello 02/06/2025)

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La Freedom Flotilla Coalition ha varato una nave civile che sta navigando verso Gaza

 
(Foto di https://freedomflotilla.org/)

Catania, Sicilia, Italia

Ieri alle 16:00 GMT+2 la Freedom Flotilla Coalition (FFC) ha varato la Madleen, una nave civile che sta navigando verso Gaza e che trasporta aiuti umanitari e difensori internazionali dei diritti umani, in aperta sfida al blocco illegale e genocida di Israele.

Prendendo il nome dalla prima e unica pescatrice di Gaza nel 2014, Madleen simboleggia l’inflessibile spirito di resilienza palestinese e la crescente resistenza globale all’uso di punizioni collettive e alle politiche deliberate di fame da parte di Israele.

Il suo varo avviene appena un mese dopo che i droni israeliani hanno bombardato Conscience, un’altra nave umanitaria della Freedom Flotilla, in acque internazionali al largo di Malta, a sottolineare sia l’urgenza che la pericolosità di questa missione per rompere l’assedio di Gaza.

A bordo ci sono volontari provenienti da diversi paesi, tra cui la parlamentare europea Rima Hassan e l’attivista per la giustizia climatica Greta Thunberg.

La nave trasporta rifornimenti urgenti per la popolazione di Gaza, tra cui latte in polvere, farina, riso, pannolini, assorbenti femminili, kit per la desalinizzazione dell’acqua, forniture mediche, stampelle e protesi per bambini.

Quindici anni fa, Israele ha condotto un attacco illegale e mortale alla Mavi Marmara, in cui dieci volontari umanitari sono stati uccisi mentre cercavano di consegnare aiuti a Gaza. Questa missione è la continuazione di quell’eredità: il rifiuto di arrendersi al silenzio, alla paura o alla complicità. L’assedio di Gaza è mantenuto non solo dalla potenza di fuoco israeliana, ma dall’inazione globale. Nonostante i rischi, crediamo che la resistenza civile diretta sia ancora importante, che la solidarietà attiva possa cambiare la bussola morale del mondo. Ecco perché Madleen salpa.

La Freedom Flotilla Coalition sottolinea che questo è un atto pacifico di resistenza civile. Tutti i volontari e l’equipaggio a bordo della Madleen sono addestrati alla nonviolenza. Navigano disarmati, uniti dalla convinzione comune che i palestinesi meritino gli stessi diritti, libertà e dignità di tutti gli altri.

La Freedom Flotilla Coalition invita:
  • I governi devono garantire un passaggio sicuro per Madleen e tutte le imbarcazioni umanitarie
  • I media devono riferire su questa missione con accuratezza e integrità
  • Le persone di coscienza ovunque rifiutino il silenzio e agiscano per Gaza
  • Non ci lasceremo scoraggiare. Non ci lasceremo mettere a tacere.

Voci dalla Madleen

“Sono a bordo della Madleen perché il silenzio non è neutralità, è complicità. Il popolo palestinese a Gaza viene affamato e massacrato, e il mondo guarda. Questa nave non trasporta solo aiuti, ma una richiesta: porre fine al blocco. Porre fine al genocidio.” — Rima Hassan

“Stiamo assistendo alla sistematica carestia di 2 milioni di persone. Il mondo non può restare in silenzio a guardare. Ognuno di noi ha l’obbligo morale di fare tutto il possibile per lottare per una Palestina libera.” — Greta Thunberg
(fonte: Pressenza 02.06.25)