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martedì 24 giugno 2025

Festeggiare il Battista ascoltando Bach


Festeggiare il Battista ascoltando Bach

Intervista a Chiara Bertoglio*
a cura di Giordano Cavallari



Chiara Bertoglio ci propone oggi 24 giugno – nella festa della Natività di san Giovanni Battista – una lettura e l’ascolto della Cantata BWV 30 – Freue dich, erlöste Schar (Rallegrati, popolo salvato) – di Johann Sebastian Bach.

Cara Chiara, quali motivazioni abbiamo oggi di celebrare la nascita di san Giovanni Battista, magari con la musica di Bach?

Perché è una grande festa della tradizione cristiana, che tuttora avvicina e accomuna tutte le confessioni cristiane, nonostante, naturalmente, sussistano diverse considerazioni circa il culto dei santi. Giovanni Battista è, per tutti, una grande figura: è colui che indica Cristo!

Questa festa – come tutte le feste liturgiche – assomma in sé, oltre a motivazioni teologiche, anche quelle sociali e stagionali legate al ciclo naturale: soprannatura e natura. È la festa d’inizio dell’estate: dopo il solstizio del 21 giugno, l’illuminazione solare diminuisce sino al minimo del solstizio d’inverno da cui riprende a risalire, cioè sino al Natale di Nostro Signore Gesù Cristo, il «sole che sorge» (Lc 1,78).

Risulta chiaro il parallelo istituito già dai primi cristiani con la sacra Scrittura in mano, o in mente: Giovanni è colui che diminuisce, affinché la luce di Cristo sorga. «Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca» (Gv 3,30). Mentre Gesù dice di Giovanni: «tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista», usando la stessa simbologia – cristologica – dell’astro che sorge. Tutta la storia della salvezza si è giovata e si giova della luce “calante” di Giovanni, perché crescesse e cresca quella di Cristo.

Bach ha composto e curato ben quattro Cantate per questa festa. Noti un suo particolare affetto per il Battista?

Il suo nome di battesimo era Johann. I membri dell’intera famiglia portavano come primo nome Johann. Penso a Giovanni Battista – più che all’Evangelista – perché la figura del Battista ha forti implicazioni col canto e con la musica. Il Battista è, tuttora, il patrono dei cantori. Ricordiamo che il Battista è «voce di uno che grida nel deserto» (Mc 1,3 e par.). Giovanni è la «voce», Cristo la «Parola».

La vita stessa di Giovanni il Battista, secondo i vangeli, è segnata da “eventi musicali”: nella prima menzione che abbiamo di lui nel vangelo di Luca, proprio Giovanni fa una capriola di danza e di gioia nel grembo della madre Elisabetta (Lc 1,41). Anche la vicenda del suo martirio è toccata dalla musica e dalla danza, laddove la sua testa, decapitata, è portata in premio per la danza di Salomè (Mc 6,17-29).

Interessante notare, poi, che, quando Gesù usa metafore musicali, sia citato il Battista: «vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. È venuto Giovanni… e hanno detto: ha un demonio» (Mt 11,16-19).

La figura di san Giovanni Battista presenta altri, forse insospettati, intrecci con la storia della musica. Basti pensare che le sillabe iniziali con cui sono state indicate le note musicali dalla tradizione latina, provengono dai versi dell’inno Ut queant laxis che recitiamo oggi nell’ufficio delle letture:

Ut queant laxis/ Resonare fibris/ Mira gestorum/ Famuli tuorum/ Solve polluti/ Labii reatum/ Sancte Iohannes. Le note sono state associate alle sillabe con cui è stata attribuita loro una prima denominazione. La settima nota – “si” – è stata aggiunta utilizzando le iniziali di Sancte Iohannes. L’Ut della prima nota è stato sostituito dalla sillaba “do” in epoca rinascimentale, semplicemente per ragioni di praticità di pronuncia (perché è più facile pronunciare sillabe che iniziano con una consonante).

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Qual è la storia della Cantata BWV 30 per la festa della Natività del Battista?

La Cantata BWV 30 è stata eseguita per la prima volta, in ambito liturgico, nella Nikolaikirche di Lipsia, il 24 giugno del 1738. Appartiene, quindi, ad un periodo avanzato della vita di Bach e della sua produzione, ormai distanziato dal tempo, persino frenetico, delle sue composizioni per i grandi cicli liturgici realizzati nei primi anni ’20.

Nella Cantata sacra BWV 30, Bach si consente di riprendere la musica di una sua Cantata profana – oggi BWV 30 A – per trasformarla in Cantata sacra, con testo sacro, utilizzando la tecnica della parafrasi o della parodia.

Come ho già avuto modo di dire qui a proposito di altre e famose composizioni bachiane, la parodia, con passaggio dal profano al sacro – ovvero dal sacro al profano (meno frequentemente) – non è affatto un’operazione che si possa connotare in maniera sconveniente, di scarsa originalità e pregio, anzi l’imitatio dei modelli meglio riusciti era e resta una facoltà propria del genio artistico.

Consideriamo, poi, che stiamo parlando di musica ancora lontana dall’era della “riproducibilità tecnica”: eseguire musica già prodotta in altre circostanze era l’unico modo per perpetuarla nel tempo.

Benché, dunque la BWV 30 possa essere considerata una parodia della BWV 30 A – ossia con la stessa musica ma con un altro testo – non manca di profonda aderenza tra musica e testo, specie in alcuni brani, oltre che recare l’impronta, sempre geniale, di Bach.

Cosa dire del testo?

Probabilmente, l’autore del testo è da individuare, al solito, in Christian Friedrich Henrici, conosciuto come Picander, il librettista – lui stesso musicista – di cui Bach nutriva grande stima. Ma, come sempre, dobbiamo ipotizzare un materiale testuale composito e preesistente, rielaborato già da più menti, cuori e mani.

Il Corale centrale (n. 6) – che giustifica, col suo testo, l’attribuzione alla festività di Giovanni il Battista – appartiene alla tradizione della Chiesa luterana, anche se non è molto noto ed eseguito a tutt’oggi. Inizia con le parole «Eine Stimme lässt sich hören…», Una voce si ode alta e forte nel deserto: la dimensione “vocale” del Battista appare lì molto evidente.

Il testo del Coro iniziale (n. 1) – «Freue dich, erlöste Schar», Rallegrati popolo salvato – invita i fedeli, indubitabilmente, a gioire, quale che sia la condizione di vita.

Nei Recitativi e nelle Arie successive non si coglie, per la verità, sempre una grande attinenza con la festività liturgica in atto, quindi con la figura del Battista: i temi di fondo sono sempre i grandi temi della salvezza in Cristo.

Tuttavia, nel testo dell’Aria del Basso (n. 3) si parla del fedele servitore che prepara le vie del Signore. Nel recitativo del Contralto (n. 4) si manifesta l’araldo che annuncia il Re e che esorta il cammino verso di Lui. Nel testo dell’aria del Contralto (n. 5) riecheggia l’imperativo della conversione, tipico del Battista: venite peccatori. Nelle parole del Recitativo del Basso, che apre la seconda parte (n. 7), si allude a Giovanni – quale ultimo dei profeti anticotestamentari e primo del Nuovo Testamento – attraverso il patto con i padri, con richiami, quindi, al Benedictus e al Magnificat. Nel contenuto nell’Aria del Soprano (al n. 10) si fa più pressante, verso la fine, l’appello ad affrettarsi alle dimore di Kedar presso il Signore, nell’unione tanto desiderata: dalla morte alla vita; il riferimento alla vita di Giovanni è implicito.

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Come Bach mette in musica – che si tratti di una parodia o meno – questo testo?

Ascoltiamo il primo coro (qui). Ci trasmette energia, vitalità, gioia, è un’esplosione di gioia. L’effetto viene dal ritmo sincopato che, di per sé, porta un moto istintivo, uno slancio verso qualcosa o verso Qualcuno. Poi assume, per certi versi, la forma di una danza da festa campestre – tipo Rondò – rivelando così, forse, l’origine profana della Cantata, ovvero quella profonda compenetrazione che c’è sempre tra il sacro e il profano, tra la natura e la soprannatura.

La prima aria del Basso (n. 3) è notevole per la sua facoltà musicale di sottolineare le parole chiave del testo: «Gelobet sein Name», Sia lodato il suo nome; o del «Weg», la via del Signore. Queste parole ricevono un trattamento musicale molto importante (qui), straordinario per un brano di cui si ipotizza che sia stata pensata prima la musica e poi il testo.

L’Aria del Contralto (n. 5) è una creazione unica: una sorta di illusione acustica per l’ascoltatore, che non può che rimanere stupefatto di fronte ad armonie inattese, per certi versi rivoluzionarie, di una bellezza sempre attuale (qui).

Bach ci coinvolge in una dolce danza alla gavotta: così come, in altri brani, vuole esprimere la dolce aspirazione dell’anima a Dio. L’effetto timbrico degli strumenti che anticipano, accompagnano e seguono la voce di Contralto è notevole.

L’Aria del Basso della seconda parte (n. 8) presenta un altro ritmo di danza, tipico delle danze scozzesi: non sappiamo se Bach conoscesse il folklore scozzese, sta di fatto che è una musica in grado di conferire al brano un effetto di trasporto, di determinazione “credente” sull’ascoltatore (qui).

L’Aria del Soprano (n. 10, qui) pone davvero il dubbio se sia vero che la Cantata profana ha preceduto quella sacra, tanta è l’aderenza della musica al testo e tanto esalta il desiderio di “unione mistica” che ritroviamo anche in tanti altri pezzi-capolavoro di Bach.

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Chiara, perché suggerire ai lettori di ascoltare, per intero, questa Cantata, oggi, nella Natività di San Giovanni Battista, anche nella Chiesa cattolica?

Perché è in grado di darci il senso della solennità e della festa, anche se siamo in giorno feriale come tanti altri. È una festa molto importante per i cristiani quella dedicata al Battista: è una figura della fede.

24 giugno 2025: come ascoltare la divina musica di Bach – con le parole iniziali e finali: Rallegrati popolo salvato… il tempo della tua felicità non avrà mai fine – mentre scorrono davanti ai nostri occhi, a profusione, parole e immagini di distruzione e di morte?

San Giovanni Battista è il primo ad annunciare il Vangelo, ossia la buona notizia: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29). Questa è la buona notizia per eccellenza, quella che consente di vivere tutte le notizie del mondo – comprese quelle brutte e molto brutte – con un sentimento intimo e profondo di consolazione, di gioia, di speranza.

Proprio nel momento in cui stiamo in questa disdetta – come perdenti –, ci sentiamo accarezzati dalla misericordia di Dio, assolti e liberati dal peccato del mondo – fatto di egoismo e di aggressività – che alberga anche dentro di noi; proiettati, quindi, in una prospettiva escatologica nella quale le cose del mondo e della storia, senza allontanarci dalle stesse, sono altrimenti illuminate.


Per l’ascolto integrale della Cantata qui; il testo qui.
(fonte: Settimana News  24 giugno 2025)

*Chiara Bertoglio (Torino, 1983), è concertista e docente di pianoforte, musicologa e teologa. Diplomata in pianoforte al Conservatorio di Torino, laureata in musicologia a Venezia e in teologia a Nottingham, ha un PhD in Music Performance Practice dell’Università di Birmingham.
Autrice di numerose monografie specialistiche, di cui alcune vincitrici di premi internazionali, in italiano e in inglese (fra cui Reforming Music: De Gruyter, 2017; ed. it. Claudiana 2020), incide CD per Da Vinci Classics, in particolare legati al progetto “Bach e l’Italia”.
È cofondatrice della Società Bachiana Italiana (JSBach.it) e membro del gruppo “Inkiostri”.
È titolare della cattedra di Pianoforte Principale presso il Conservatorio di Cuneo e docente di teologia della musica presso le facoltà teologiche di Torino, Bologna e Firenze.
È giornalista pubblicista e scrive per quotidiani e riviste italiani e per riviste online in lingua inglese.