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domenica 26 settembre 2021

"Un cuore che ascolta lev shomea" - n. 47/2020-2021 anno B

 "Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino


XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Vangelo:

Mc 9,38-43.45.47-48

Parola chiave della pericope è: il 'Nome', che nella cultura ebraica rappresenta la realtà profonda e singolare della persona, l'individuo stesso, la sua essenza e la sua presenza. Il termine (in ebr. ha-Shem) viene utilizzato per indicare Dio onde evitare di pronunciarne il nome. La prima parte brano è un avviso che Gesù dà ai suoi, perché si guardino bene dall'esercitare forme autoritarie di monopolio sapendo cogliere e apprezzare la presenza dello Spirito di Dio anche al di fuori della loro comunità. Agire nel Nome di Gesù significa assumere il suo stesso stile di vita, fare le sue medesime scelte, seguire il suo cammino. Unico segno di autenticità e di appartenenza del cristiano al Regno di Dio è il Sigillo del "Nome di Gesù", e l'unico potere concesso sta nel servire i fratelli, così come ha fatto il Maestro. Il contrario del servizio, cioè agire nel Nome di Gesù, è lo scandalo, la pietra di inciampo attraverso cui impediamo ai fratelli di seguire il Maestro. Dietro le immagini del piede, della mano e dell'occhio, ai quali è necessario rinunciare, si celano le barriere che impediscono la sequela come servizio. La mano: che invece di operare il bene è usata per afferrare e possedere; il piede: che invece di andare dietro al Maestro ci conduce su vie di perdizione; l'occhio simbolo del desiderio: che sedotto dalle illusioni del mondo ci fa desiderare ciò che non dovremmo. Se queste tre realtà, buone in se stesse, risultano di impedimento alla sequela, esse vanno necessariamente 'amputate'. Diversamente è impossibile entrare nel Regno e la nostra sarà una vita degna della Geenna, la discarica fumante di Gerusalemme, luogo della non realizzazione e del fallimento totale dell'uomo.