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lunedì 20 settembre 2021

Il ricordo del grande pedagogista Paulo Freire nel centenario della sua nascita

Il ricordo del grande pedagogista Paulo Freire 
nel centenario della sua nascita


Paulo Freire è stato una figura di spicco nel pensiero pedagogico, non solo latinoamericano ma mondiale. Brasiliano, nato a Jaboatão dos Guarapes, una piccola città vicino a Recife nel 1921, e morto a San Paolo nel 1997 all’età di 75 anni, Freire è l’espressione e il modello di un educatore impegnato nei confronti dei poveri.
La sua eredità accademica di pedagogia critica ha influenzato numerose organizzazioni sociali in tutto il mondo. La sua vita e il suo lavoro lo hanno reso un leader nella lotta per la liberazione degli umili, dei settori emarginati della popolazione che sono culturalmente messi a tacere in molte parti del mondo. ...

Nel filmato, tratto dal programma Dialoghi con Paulo Freire (1989), il grande pedagogo brasiliano, intervistato da alcuni docenti italiani, espone i principi della sua pedagogia, fondata sull’esistenza nella società, di una dialettica tra oppressori e oppressi.


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Cento anni dalla nascita di Paulo Freire, il pedagogista degli oppressi 
raccontato in una serie di podcast

Si moltiplicano in tutto il mondo, e anche in Italia, le iniziative per ricordare la figura di Paulo Freire, uno dei più importanti pedagogisti del secolo scorso, nato proprio 100 anni fa.

Freire nasce in Brasile, a Recife, nella parte più povera del paese inizia a lavorare come insegnante di portoghese per i lavoratori del servizio nazionale dell’industria.
Nel 1964 viene cacciato dal Governo brasiliano come leader sovversivo e abbandona il paese iniziando a lavorare nella Guinea Bissau e in Europa.
Nel 1968 pubblica il suo libro più importante (La pedagogia degli oppressi) in cui mette in evidenza i temi più rilevanti della sua riflessione pedagogica e politica.
Come Don Milani anche Freire era convinto che fornire ai ceti sociali più svantaggiati gli strumenti per padroneggiare la lingua fosse assolutamente fondamentale non solo per consentire agli “oppressi” di riscattarsi ma anche per favorire il progresso dell’intera nazione. ...


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“Per Freire tutti sono portatori di alcuni saperi e vanno ascoltati”. 
Intervista di Matías Loja a Leonardo Boff

Nel centenario della nascita del grande pedagogista brasiliano Paulo Freire, pubblichiamo, in una nostra traduzione dallo spagnolo, questa intervista, apparsa sul sito del quotidiano argentino La Capital *, al teologo brasiliano Leonardo Boff.

Paulo e Leonardo. Uno, maestro; l’altro, uno dei fondatori della Teologia della Liberazione. Uno formatore di maestri, l’altro, teologo e ecologista. Ma entrambi educatori brasiliani che condividono l’opzione preferenziale per i poveri e per la loro liberazione. “Essere liberi non per imitare l’oppressore, ma per essere protagonista di un altro tipo di società nella quale non ci siano relazioni di oppressione ma di collaborazione e amore”, dice Leonardo Boff.

La sofferenza della Madre Terra, la povertà e la disuguaglianza sono alcuni dei temi che occupano attualmente la sua agenda, che lo vede molto attivo attraverso discorsi e conferenze dalla sua casa a Jardim Araras, alla periferia di Petrópolis. «L’ecologia integrale e la teologia della liberazione hanno qualcosa in comune: entrambe partono da un grido», ha scritto in un suo libro Reflexões de um velho – Teólogo e pensador (Editora Vozes, 2018).

A cento anni dalla nascita di Paulo Freire, Leonardo Boff ha parlato con il quotidiano “La Capital”e ha raccontato aneddoti del suo legame con l’educatore, evidenziando l’eredità dei suoi principali libri e la validità di alcune delle frasi più ricordate del pedagogo. Tra queste l’affermazione che “educare è un atto d’amore”.

Come era Paulo Freire? Puoi raccontare un aneddoto con lui?

Paulo Freire era una persona che viveva concretamente quello che insegnava: profonda umiltà, capacità di ascolto dell’altro con amorevolezza, una parola che gli piaceva usare più del semplice amore. Ho avuto modo di conoscerlo meglio quando lavoravamo insieme, una volta all’anno, la settimana di Pentecoste a Nijmegen (Olanda). Era un gruppo di circa 25 persone, tra teologi, filosofi, sociologi di frontiera come Hans Küng, Rahner, Congar, Metz e altri. Lo scopo era quello di preparare i dieci numeri della rivista internazionale Concilium, che è tuttora pubblicata in sette lingue. Io ero il più giovane e rappresentavo l’America Latina. C’era una commissione di esperti di altre aree che accompagnavano le sessioni. Paulo Freire lavorava presso il Consiglio Mondiale delle Chiese in Svizzera ed era responsabile per la tematica dell’educazione nel mondo. Per diversi anni c’incontravamo lì a Nijmegen e si è sviluppata una grande amicizia, proseguita poi in Brasile quando ha potuto tornare dall’esilio. Ricordo che mi chiedeva sempre di portargli una bottiglia di succo di ciliegia. Era il modo per sentirsi a casa. Abbracciava la bottiglia e piangeva di saudade.

Quale pensi sia la sua migliore eredità?

La migliore eredità è il suo metodo apprezzato in tutto il mondo e che è stato assunto dalla Teologia della Liberazione. Per lui, tutta l’educazione è una costruzione collettiva, tra tutti, simultaneamente insegnanti e studenti. Tutti sono portatori di alcuni saperi e devono essere ascoltati. Quindi la prima cosa è ascoltare il mondo e l’altro. È ascoltando il mondo che apprendiamo. Leggere prima il mondo, poi leggere le lettere. Ignorante è colui che pensa che il povero sia ignorante. Il povero sa e deve essere ascoltato. Nasce così il dialogo che consente la costruzione collettiva della conoscenza. Partire sempre dal basso, dal livello di coscienza delle persone e attraverso il dialogo crescere insieme. L’educazione non cambia il mondo, cambia le persone che cambieranno il mondo. Educare è un atto d’amore e senza amore non c’è conoscenza che umanizzi i rapporti umani.

C’è un legame tra la pedagogia della liberazione e la pedagogia della cura della Madre Terra?

Paulo Freire affrontò la questione ecologica solo alla fine della sua vita, perché all’epoca in cui elaborò la Pedagogia degli oppressi e l’Educazione come pratica della libertà, le sue due opere classiche, non era ancora rilevante. Alla fine, include nell’educazione la cura della Madre Terra, rendendosi conto delle minacce a cui è sottoposta. Ha creato il verbo “esperanzar“, l’azione che suscita la speranza operativa e la “possibilità praticabile” (la sua espressione frequente) per raggiungere “una società meno malvagia che non renda così difficile l’amore“. All’interno di questo amore dobbiamo includere la Madre Terra senza la quale non c’è futuro per l’umanità.

Cosa significa pensare oggi nella liberazione in una regione come quella latinoamericana tanto disuguale e con tanta povertà?

Tutto il processo educativo di Paulo Freire parte da questa domanda sulla situazione di povertà e di disprezzo generalizzato verso i poveri. Il suo libro Pedagogia degli oppressi è l’espressione di questa preoccupazione. Non è una pedagogia per gli oppressi, ma il contrario: è come gli oppressi prendono coscienza della loro oppressione, come hanno dentro di loro l’oppressore e come tirarlo fuori per essere liberi. Essere liberi non per imitare l’oppressore, ma per essere protagonisti di un altro tipo di società in cui non esistano rapporti di oppressione, ma di collaborazione e amorevolezza. Se i poveri non prendono coscienza della causa della loro oppressione e insieme ad altri non lottano per liberarsi, non usciranno mai dalla situazione di povertà. Da ciò Paulo Freire ha coniato l’espressione “coscientizzazione“, che è molto più di essere consapevoli. È l’azione di creare coscienza della loro oppressione in funzione della loro liberazione.

Qual è il migliore omaggio che si possa fare a Freire in questo centenario?

Per il centenario della sua nascita, su internet (online) si svolgono dibattiti e incontri in tutto il mondo, soprattutto in Brasile. Data la degradata situazione mondiale in cui cresce il numero dei poveri, è importante il metodo di Paulo Freire: a partire dagli stessi oppressi, affinché loro stessi scoprano le cause della loro oppressione, sognino un altro tipo di società e si organizzino finalmente per realizzarla. Questo compito è urgente specialmente ora sotto il Covid-19, che attacca soprattutto i poveri. Loro devono organizzarsi in solidarietà per sopravvivere.

(Traduzione dallo Spagnolo di Gianni Alioti)

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PAULO FREIRE E LA PEDAGOGIA DEGLI OPPRESSI. UN CAPITOLO FONDAMENTALE DELLA PEDAGOGIA DEL NOVECENTO

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