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giovedì 9 settembre 2021

Monsignor Mario Delpini: «Santa Chiesa di Milano, non temere di essere lieta, libera e unita»

«Santa Chiesa di Milano,
non temere di essere lieta, libera e unita»


In Cattedrale l'Arcivescovo ha presieduto il Pontificale che ha aperto il nuovo anno pastorale: «Se c’è tristezza nella Chiesa, deriva forse da uno zelo senza preghiera, da un affaticarsi senza rimanere in Gesù. La sinodalità non sia uno slogan. La Chiesa non tema di creare occasioni e contesti per l’ascolto, di dare parola a tutti»

Un invito alla speranza, alla gioia, a non temere, come fu l’annuncio dell’Angelo a san Giuseppe, narrato nel Vangelo di Matteo, è risuonato tra le navate della Cattedrale. È quello che l’Arcivescovo rivolge ai molti fedeli presenti in Duomo e a tutta la Chiesa ambrosiana, presiedendo il Pontificale di inizio dell’anno pastorale, nella solennità della Natività della Beata Vergine Maria, in cui si svolge anche il Rito di ammissione dei candidati al diaconato e al presbiterato.


Non temere! Chiamati per rivelare il nome del Salvatore.


1. Non temere, Giuseppe, figlio di Davide! 

Non temere, Giuseppe! Il progetto del Dio dei nostri padri di salvare il suo popolo non si realizza con l’irruzione di una potenza superiore che frantuma il progetto coltivato nella tua giovinezza, che mette fine al sogno d’amore che rende attraente il tuo futuro. Non temere Giuseppe, non tirarti indietro, non pensare pensieri sbagliati, non prendere decisioni rinunciatarie! Non temere, Giuseppe! Non accontentarti di una vita pensata come una sistemazione nell’anonimato di una vita qualsiasi, in un paese qualsiasi, per coltivare la speranza di Israele come una vaga promessa di un futuro promettente per altri, per chi sa chi! Oggi per te si compie la promessa! Oggi con te il Dio dei nostri padri compie il suo disegno di salvezza. Oggi l’angelo di Dio ti chiama per dare al figlio che nasce da Maria il nome che ne indica la missione! Oggi è il giorno della tua vocazione. 

2. Non temete, fratelli ammessi tra i candidati all’ordine sacro. 

Voi che esprimete pubblicamente la vostra disponibilità per essere chiamati al ministero presbiterale e diaconale siete oggi accompagnati da segni di festa e di incoraggiamento, forse anche di ammirazione e di simpatia. Intravedete però che il ministero per il quale siete disponibili non sarà una garanzia di successo e di popolarità, non sarà una letizia assicurata come pacifico possesso. Voi infatti forse avvertite che anche tra i consacrati sono stati seminati dal maligno il malumore e il risentimento, la frustrazione e lo scoraggiamento. Viene però l’angelo del Signore per annunciarvi la parola del Signore e vi dice: non temete, voi che siete chiamati a ricordare a questa generazione l’unico nome sotto il cielo in cui possiamo essere salvati. Non temete di dire Gesù. 
Se vi dicono: ormai il vostro tempo è passato, questo tempo non ha più bisogno di voi e di Gesù perché si è accomodato nella disperazione, voi non temete di annunciare che Gesù vuole salvare anche questo tempo dai peccati e rendere possibile la gioia e la speranza. Se vi dicono: siete rimasti in pochi, la vostra presenza nella società è irrilevante, le discussioni che si scatenano anche tra voi dimostrano che neppure voi sapete che cosa fare e dove andare, non temete di testimoniare che la vostra strada è quella di Gesù, che quello che sperate è di condividere la vita, la compassione, il servizio e persino la morte di Gesù per entrare con lui nella gloria della risurrezione. Se vi dicono: i giovani e i ragazzi d’oggi vivono in un altro mondo in cui la vostra fede, la vostra morale, i vostri riti risuonano come una stranezza esotica, non temete di offrire la vostra testimonianza che la vita è una vocazione, che la coerenza è un motivo di fierezza, che la celebrazione dei santi misteri è il principio di un umanesimo sempre nuovo, sempre fiducioso. 

3. Non temere, santa Chiesa di Dio che sei in Milano. 

Mentre si avvia questo nuovo anno pastorale, ancora segnato dall’incertezza e dall’inquietudine per la pandemia che ci ha duramente colpito, anche a tutti noi l’angelo del Signore annuncia: non temere, santa Chiesa di Dio che sei in Milano! Non temere la tristezza, non temere la solitudine, non temere lo smarrimento, non temere la costatazione che il gregge si sia disperso, che risorse e forze siano diminuite. Non temere! Sii lieta! La tua gioia, infatti, viene dal Signore e dall’amicizia con lui, dalle sue confidenze: queste cose vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Non temere, continua a lodare il Signore fin dal mattino, continua a ringraziare il Signore, ogni sera. Se c’è tristezza nella Chiesa, deriva forse da uno zelo senza preghiera, da un affaticarsi senza rimanere in Gesù come il tralcio nella vite. Chiedo a tutti i fedeli, chiedo a tutti i consacrati, chiedo ai nonni e ai genitori di pregare e di insegnare a pregare perché tutti possano attingere alla fonte della gioia che non delude, perché è una fonte zampillante per la vita eterna. Mentre si avvia questo anno pastorale in un contesto di frenesia per la ripresa, di comunicazioni selezionate per occultare le radici profonde dei drammi del nostro tempo, non temere, santa Chiesa di Dio, di annunciare che la buona notizia del Salvatore non è una generica astrazione, ma è il vangelo della famiglia, il vangelo della vocazione, il vangelo della vita eterna. Non temere di essere libera, anche a costo di essere impopolare per seguire il tuo Signore che non ha cercato la gloria del mondo ma la fedeltà a Colui che lo ha mandato. Mentre si avvia questo anno pastorale con il proposito che la sinodalità non sia uno slogan di moda, non sia una produzione di carte e un logoramento di riunioni, ma la condivisione delle responsabilità per la missione, non temere, santa Chiesa di Dio, di creare occasioni e contesti per l’ascolto. Non temere di dare parola a tutti, uomini e donne, giovani e adulti, italiani e fedeli di ogni paese. Non temere di accogliere il dono dello Spirito che raduna i molti perché siano una cosa sola. Il Padre ascolta la preghiera del Figlio: che siano una cosa sola. Possiamo quindi avere fiducia che anche la preghiera nostra sia esaudita. “Dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito” (Preghiera Eucaristica III). L’unità dei credenti è frutto della docilità piuttosto che dell’organizzazione: impariamo ancora a pregare! L’unità nella pluralità implica la stima vicendevole: abbiamo bisogno di esercizi di conoscenza reciproca per rendere grazie al Signore che ci chiama a essere fratelli e sorelle tutti. L’unità della Chiesa è l’umile, imperfetto servizio alla speranza che l’umanità non è condannata all’ostilità, ma è chiamata alla pace e noi, così imperfetti e inadeguati come siamo abbiamo la missione di annunciare la convocazione escatologica di tutti i popoli, nazioni e lingue. Continuiamo con pazienza, fiducia, umiltà a costruire comunità in cui si viva la carità e si offra a tutti la parola che convoca i fratelli e le sorelle di ogni chiesa, di ogni comunità di ogni popolo intorno all’unico Signore. Mentre si avvia il nuovo anno pastorale vorrei essere anch’io un angelo del Signore per dire ancora a tutti: non temete. Non temete di farvi avanti per la vocazione ad essere ministri ordinati. Non temete di essere pietre vive perché la nostra Chiesa sia unita, libera, lieta.

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