La diaspora, Kabul come Smirne
di Olga Nassis
Una profuga afghana assistita all'arrivo a Roma da Nove onlus il 24 agosto scorso
© Paolo Santalucia /Ap - LaPresse
Per Diaspora s’intende un popolo costretto ad abbandonare la sua sede di origine. Di diaspora greca mi sono occupata per anni in prima linea – anche perché questa è anche la mia storia personale, che vivo con orgoglio e con passione.
Della Diaspora fanno parte le donne greche di Smirne, che nel ‘22 aspettavano sulla banchina del porto di essere salvate da una nave occidentale. Tenevano stretti i loro bambini, cercavano di tranquillizzarli perché speravano di essere portate in salvo nella loro patria ideale, l’Occidente civile, la Grecia.
Sono mamme in carne ed ossa, come noi, con i loro bambini. Qualcuna si salva, altre vengono uccise dai turchi mentre le navi si rifiutano di farle salire a bordo. Gli inglesi suonano marcette militari per soffocare le grida dei profughi che supplicano pietà.
Quelle donne e quei bambini che riuscirono a salvarsi poi furono accettati a fatica, spesso emarginati, dai greci in patria. Eppure, portarono un pezzo di civiltà, costumi ed esperienze raffinate che concorsero a far crescere la Grecia, imbarbarita e umiliata da anni di dominio ottomano.
Oggi in Afghanistan tante donne coi loro bambini hanno aspettato sulla pista dell’aeroporto di Kabul, speravano di salire a bordo, di essere portate via per non essere ridotte in schiavitù, per non morire. Qualche aereo arrivò per poche fortunate. Le altre restano là.
Ma l’Europa ha paura delle donne e dei bambini afgani. Paura dei poveri, e avidità dei buoni affari che invece si preparano coi talebani. “Aiutiamole a casa loro – dicono i più “assennati” – Intanto vadano in Pakistan, poi si vedrà”. E ancora una volta le navi occidentali suonano allegre marcette per non sentire le grida di morte e di dolore.
Eppure ogni greco ed ogni greca ha un profugo nella storia di famiglia. Chi non ce l’ha, la domenica cucina l’imam bayldì. Ogni greco e ogni greca ha una storia da ricordare e tante urla di morte che non può cancellare. Ogni greco ed ogni greca ha il dovere oggi di restituire un pezzo di civiltà e di far crescere così l’Europa.
Questa è la Diaspora greca, ancora orgogliosa di questa storia, e per questa storia onora ogni anno la sua bandiera. Gli Afgani, e soprattutto le Afgane, hanno il diritto di venire in Europa e chi nega o rimanda questo diritto, è complice dei talebani.
(fonte: Il Manifesto 03.09.2021)