IL DEBITO DELL’AMORE (Rm 13,8)
HOREB 89 - N. 2 del 2021
TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI
Se diamo uno sguardo agli avvenimenti quotidiani, purtroppo, constatiamo che non sempre è la proposta dell'amore a guidare le scelte personali e di popolo, a volte la paura determina le scelte dell’uomo e spesso nell’agire prevale la legge del più forte, di chi meglio sa imporre la propria opinione ricorrendo a ogni possibile manipolazione o demagogia. Di conseguenza l’umanità si ritrova divisa e con barriere enormi tra Nord e Sud, ricchi e poveri, normali e anormali, efficienti e non efficienti. A quest'uomo, impaurito e impantanato negli acquitrini melmosi della diffidenza, viene incontro l'iniziativa di Dio. «Dio è amore», ci dice Giovanni (1Gv 4,8), e si rivela come amore. Egli ha creato l’uomo a sua immagine e desidera che il suo amore risplenda nell’uomo sua creatura. Tutta la storia santa è racconto della bontà-misericordia di Dio (cf. Sal 136), che bussa alle porte del cuore di ogni uomo nella speranza che si lasci coinvolgere nel ritmo della sua benevolenza e impari ad amare il prossimo allo stesso modo come Lui ama tutte le sue creature: «Amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore» (Lv 19,18). In Cristo Gesù l’amore del Padre si fa carne, prende corpo e volto umano: «In questo si è manifestato l'amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui» (1Gv 4,9). L'agape di Cristo non solo è modello dell'amore del credente, ma è fonte generatrice di carità e di gesti nuovi derivanti dalla dynamis dello Spirito. Innestata in Cristo, quindi, la persona diventa, come Gesù, «ministra dell'amore di Dio» (S. Caterina da Siena) ed è abilitata a vivere in libera spontaneità di amore al di là dei vincoli legali (cf. Gal 5,18) e al di là di ogni muro d'inimicizia. In Cristo, il credente è abilitato a far sua la compassione del samaritano e, in modo semplice e disarmato, è chiamato a farsi solidale con l'altro, riconoscendolo fratello e accogliendolo a prescindere dalla sua cultura, dalla sua razza, dalla sua religione. In Cristo, il credente è coinvolto a farsi solidale con gli emarginati, scendendo nella loro situazione, facendosi loro compagno di viaggio, leggendo i loro desideri, i loro bisogni e percorrendo, assieme a loro, l'itinerario per ritrovare un posto dignitoso nella società. In Cristo, il credente, condividendo la sorte dei calpestati, dei crocifissi di oggi e, spartendo la sua vita con loro, si fa attivamente critico verso le strutture, le leggi inventate da alcuni per defraudare altri uomini degli spazi di libertà. Come Cristo, il credente si lascia divorare per sfamare la fame dei poveri e si lascia spezzare l'esistenza per ridare speranza all'uomo a cui la vita è negata. E così accoglie l’esortazione dell’apostolo Paolo: «Non siate debitori di nulla a nessuno, se non nell’amore vicendevole» (Rm 13,8). È in questo orizzonte che si colloca la presente monografia.
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