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sabato 4 settembre 2021

DENTRO IL CANTO DEL SUONO - Apriti agli altri e ascolta Dio che viene! Se apri la tua porta, la vita viene. Potente come onda improvvisa. - XXIII Domenica T. O. / B - Commento al Vangelo a cura di P. Ermes Ronchi

DENTRO IL CANTO DEL SUONO
 

Apriti agli altri e ascolta Dio che viene! 
Se apri la tua porta, la vita viene. Potente come onda improvvisa.
 

I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
  • il primo per gli amici dei social
  • il secondo pubblicato su Avvenire
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente (...). Marco 7, 31-37


per i social

Apriti agli altri e ascolta Dio che viene! Che le tue ferite di prima diventino feritoie dove entra ed esce il vento della vita, come il canto del mare ci attraversa e passa oltre.   

Se apri la tua porta, la vita viene. Potente come onda improvvisa.

DENTRO IL CANTO DEL SUONO

Il percorso tracciato da Marco racconta la lunga deviazione di Gesù attraverso la Galilea, passando per le città fenice Tiro e Sidone e arrivando alla Decapoli pagana. Uomo senza confini, è la sutura vivente che cuce i lembi di una ferita, alla ricerca della parte umana che viene prima delle frontiere e di ogni divisione politica, di genere, culturale, religiosa o razziale.

E gli condussero un sordo­muto. Uomo prigionie­ro del silenzio, una vita accartocciata su se stessa come la sua lingua. Un non-uomo. Gesù lo prende, per mano probabilmente, e lo porta via con un dialogo fatto solo di sguardi.

Seguono gesti molto corporei e delicati, trasmessi con il so­lo calore delle mani e con una carezza sugli orecchi, sulla bocca.

Il mio volto fra le sue mani! A tenere tutto il dolore del mondo che non ce la fa a sfuggire all’ombra del­l’assurdo. Fanno pia­ga in Gesù tutti i silenzi ostili della terra, tutte le relazioni spezzate, quelle spezzate senza un perché.

E pose le dita negli orecchi del sordo, poi con la saliva gli toccò la lingua. Un’intimità senza parole: ti dono qualcosa di mio, di solo mio per te.

Con quel volto fra le sue mani l’uomo co­mincia a guarire, diventa uomo davvero. E la sua fame di risposte si placa.

Vangelo di contatti, di odori, di sapori. Il contatto fisico era vitale, per Gesù. I corpi diventano luogo santo di incontro, i sensi sono “divine tastiere” (D.M. Turoldo).

Prigioniero con quell'uomo impedito, Gesù lo invita: apriti! Come si apre uno scrigno. Come si apre la porta all'ospite, la finestra al sole, le braccia all'amore. Come il cielo dopo la pioggia.

Apriti agli altri e ascolta Dio che viene! Che le tue ferite di prima diventino feritoie attraverso le quali entra ed esce il vento della vita, come il canto del mare ci attraversa e passa oltre.

Per guarire abbando­na chiusure, rigidità, bloc­chi. Esci dalla solitudine dove ti senti al sicuro; non solo è pe­ricolosa, è mortale. Effatà! In aramaico, nel dialetto di casa, nella lingua di tua madre. In quante famiglie si parla tra sordi, culle di silenzio e di solitudini. Quanti figli perduti nelle nostre case, e bastava forse solo ascoltarli.

Così ripete anche a me: Effatà! Esci dal tuo nodo di silenzi e paure; accogli vite nella tua vita, spalanca la tua porta! Altrimenti non scoprirai mai, diceva un tormentato scrittore, «un Dio che gioisce e ride con l'uomo davanti ai caldi giochi del sole e del mare» (Pasolini), ma solo distanza e solitudine.

Se apri la tua porta, la vita viene. Potente come onda improvvisa.

Tanti guariti del Vangelo sembrano poi sparire nel nulla rapiti nel gorgo della gioia; invece, in silenzio, stanno fecondando la storia. Capaci, ora, di relazioni vere.

Gesù non guarisce i malati per avere credenti al seguito, ma perché siano uomini pieni, uomini liberi. Uomini in piedi affamati di futuro.


per Avvenire

«Effatà»: quando apri la tua porta la vita viene (...)