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mercoledì 22 settembre 2021

Trame Vaticane

Trame Vaticane

Un gruppo di prelati si è riunito durante la convalescenza di Bergoglio per preparare in anticipo il conclave. “Mi volevano morto”: con la sua denuncia il Papa manda un messaggio a chi manovra per influenzare la successione
Papa Francesco saluta i fedeli in piazza Mestska sportova hala, a Presov, in Slovacchia

Mentre il Papa era sotto i ferri, operato a cielo aperto al colon in quella prima domenica di luglio che ha tenuto il mondo col fiato sospeso e le redazioni con le pagine aperte fino a tarda notte, c’era già qualche presule e cardinale che intravedeva e auspicava la fine del pontificato argentino. E si stava organizzando. Nei successivi dieci giorni di ricovero di Francesco al Policlinico Gemelli, durante i quali non si escludevano diagnosi nefaste – in particolare si vociferava di un tumore, smentito poi dall’esito dell’esame istologico che ha confermato una «stenosi diverticolare severa» – alcuni alti prelati si sarebbero incontrati in luogo, data e orario segretissimi per preparare il prossimo Conclave. Alle spalle di Bergoglio, ovviamente, di cui evidentemente vedevano e speravano vicina la fine.

L’indiscrezione è filtrata ieri da Oltretevere, dopo che il Vescovo di Roma ha rispedito al mittente le varie trame occulte per la sua successione che gli sono giunte alle orecchie durante la convalescenza. Nella conversazione con i confratelli gesuiti, tenuta a porte chiuse domenica 12 settembre a Bratislava – anticipata da La Stampa e pubblicata su La Civiltà Cattolica – alla domanda «Come sta?» ha risposto con una apparente battuta che in realtà è una vera e propria stilettata per mandare un messaggio forte e chiaro alle orecchie che devono intendere: so degli intrighi. «Sono ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene». E durante il viaggio apostolico a Budapest e in Slovacchia ha effettivamente mostrato di essere in salute oltre che di buon umore.

Francesco è consapevole di non essere amato, gradito e tollerato da molti fedeli e circoli dentro il recinto cattolico, soprattutto negli ambienti più tradizionalisti della galassia ecclesiastica, ma anche nell’«estrema sinistra» (in particolare in Germania). Sa che ci sono porporati che stanno già predisponendo sottotraccia piani e strategie (c’è ovviamente chi parla di «complotti») per influenzare la futura elezione papale, confidando in un’accelerazione. E non gli sfuggono le vere e proprie campagne mediatiche contro di lui: «Per esempio, c’è una grande televisione cattolica (probabilmente americana, ndr) che continuamente sparla del Papa senza porsi problemi». Dal canto suo, «personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo – esclama – è opera del diavolo. Io l’ho anche detto ad alcuni di loro».

Ci sono gli oppositori lontani, ma anche vicini, dentro le Sacre Mura: «Sì, ci sono anche chierici che fanno commenti cattivi sul mio conto». Il Pontefice ci mette tutta la clemenza che ha, ma anche a un Papa a volte «viene a mancare la pazienza, specialmente quando emettono giudizi senza entrare in un vero dialogo». Perché in situazioni così «non posso far nulla».

Però, ecco un altro avvertimento: il Papa non ha paura, «io comunque vado avanti» nelle opere di riforma e nel tentativo di rendere la Chiesa più trasparente, vicina e dialogante. E il Pontefice non si sogna di «entrare nel mondo di idee e fantasie» dei suoi antagonisti dichiarati o nascosti. «Non voglio entrarci e per questo preferisco predicare». E, quando serve, rispondere agli attacchi: «Alcuni mi accusavano di non parlare della santità. Dicono che parlo sempre del sociale e che sono un comunista. Eppure ho scritto una Esortazione apostolica intera sulla santità, la “Gaudete et Exsultate”».

Tra le ultime – feroci – critiche piovute su Casa Santa Marta ci sono quelle riguardanti la decisione di aggiornare il rinnovamento della Messa sulla scia dei predecessori, mettendo in secondo piano la recita in latino. «Spero che con la decisione di fermare l’automatismo del rito antico si possa tornare alle vere intenzioni di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II, da adesso in poi chi vuole celebrare con il vetus ordo deve chiedere permesso a Roma». Francesco cita con disappunto il caso dei preti, anche giovani, che vogliono presiedere la messa antica e si augura che, prima del latino, imparino le lingue della loro gente, delle loro parrocchie.

Durante il colloquio con i Gesuiti slovacchi il Papa riconosce il timore della Chiesa ad affrontare e gestire le questioni più delicate, come quelle dei divorziati risposati – «non sono già condannati all’inferno» – o delle diversità sessuali. Allo stesso tempo chiude ancora una volta alla teoria del gender: «È pericolosa» perché una persona non può «decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna». Ma questo non ha a che fare con la questione «omosessuale – puntualizza – Se c’è una coppia omosessuale, noi possiamo fare pastorale con loro, andare avanti nell’incontro con Cristo».