Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



domenica 2 gennaio 2022

CIELO E TERRA SI SONO ABBRACCIATI - Vangelo immenso che ci impedisce piccoli pensieri. E oggi Dio ci meraviglia! Dice a ciascuno di noi: tu sei una meraviglia! Non sei sbagliato; no, sei figlio di Dio! Come potresti? - II Domenica dopo Natale / C - Commento al Vangelo a cura di P. Ermes Ronchi

CIELO E TERRA SI SONO ABBRACCIATI
 

Vangelo immenso che ci impedisce piccoli pensieri. 
E oggi Dio ci meraviglia! Dice a ciascuno di noi: tu sei una meraviglia! Non sei sbagliato; no, sei figlio di Dio! Come potresti?
 

I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
  • il primo per gli amici dei social
  • il secondo pubblicato su Avvenire

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce [...].Giovanni 1,1-18


per i social

CIELO E TERRA SI SONO ABBRACCIATI

Vangelo immenso che ci impedisce piccoli pensieri. E oggi Dio ci meraviglia! Dice a ciascuno di noi: tu sei una meraviglia! Non sei sbagliato; no, sei figlio di Dio! Come potresti?

Vangelo immenso che ci impedisce piccoli pensieri, uno sfondamento verso l'eterno, verso «l'in principio», verso il «per sempre». Un avvio di Vangelo grandioso che poi plana fra le tende dello sterminato accampamento umano: e venne ad abitare in mezzo a noi. Per assicurarci che c'è un senso, un progetto che ci supera, che non viviamo i nostri giorni solo attorno al breve giro del sole o dei nostri desideri. Ma che c'è un'onda immensa che viene a infrangersi sui nostri promontori per parlarci di un Altro, che è Primo e Ultimo, vita e luce del creato.

In principio, tutto, nulla; parole che ci mettono in rapporto con l'assoluto e con l'eterno. Un racconto grandioso che si acquieta dentro la parola semplice e bella “accogliere”, che sa di porte che si aprono, di mani che accettano, di cuori che fanno spazio alla vita. Parola semplice come la mia libertà, e che dice: Dio non si merita, si accoglie! Se tu accogli vanità divente­rai vuoto; se accogli disor­dine avrai disordine at­torno a te. Ma se accogli luce darai luce.

«E il Verbo si fece carne». L’Eterno ricomincia da Betlemme. Il miracolo è che Dio non plasma più l'uomo con polvere del suolo, ma si fa lui stesso polvere plasmata nel bambino di Betlemme. Da allora c'è un po’ di Dio in ogni uomo, e santità di luce in ogni vita. Dio accade nella concretezza dei miei gesti, nei miei occhi, nelle mie parole, nelle mie mani. E se tu devi piangere, anche lui imparerà a piangere. E se tu devi gioire anche lui conoscerà la gioia.

Dio è amore; come assomigliare all’amore? Non c’è amore più grande che dare la vita; questa parola contiene tutto ciò che pos­siamo desiderare: gioia, libertà, corag­gio, perdono, generosità, pa­ne, luce, leggerezza, energia.

E oggi Dio ci meraviglia! Dice a ciascuno di noi: tu sei una meraviglia! Non sei sbagliato; no, sei figlio di Dio! Come potresti?

Figlio diventi quando spingi gli altri alla vita, alla luce. Cerchi luce? «Ama la vita, la vita è luce, prenditene cura, è la tenda del Verbo». Amala, con le sue tempeste e con il suo sole. E poi vai là dove lei chiede aiuto, senten­do in te la ferita di ogni feri­ta. La domanda ultima sarà solo una: “dopo di te, dove sei passato, è rimasta più vita o meno vita?”.

È venuto e ha fatto risplendere la vita, ma i suoi non l’hanno accol­to.

Io non rifiuto Dio, ma neppure lo accolgo. Anch’io forse rimango a mezza strada, perché so che Lui in me brucia come fuoco. Ma se Dio fos­se nato anche mille volte a Betlemme, ma non nasce in te, se non lo accolgo allora è nato invano.

Si è fatto carne... e allora nessuno potrà più dire, né ora né mai: qui finisce la terra, qui comincia il cielo, perché ormai terra e cielo si sono abbracciati. Non si potrà più dire: qui finisce l'uomo, qui comincia Dio, perché creatore e creatura si sono abbracciati in quel neonato a Betlemme. Uomo e Dio, terra e cielo, una cosa sola.


per Avvenire

La vertigine del Natale, la vita di Dio in noi (...)