UN BUCO BIANCO
Dico di conoscerlo, ma cosa so, io, del mistero di quella persona?
Non sprechiamo i nostri profeti! Anche la nostra Chiesa e il nostro Paese traboccano di mistici, profeti, sognatori coraggiosi.
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?» (...) Luca 4,21-30.
UN BUCO BIANCO
Dico di conoscerlo, ma cosa so, io, del mistero di quella persona? Non sprechiamo i nostri profeti! Anche la nostra Chiesa e il nostro Paese traboccano di mistici, profeti, sognatori coraggiosi.
La sinagoga è incantata davanti al sogno di un mondo nuovo che Gesù ha evocato. Poi, quasi senza spiegazione, lo conducono sul ciglio del monte per gettarlo giù. Nazaret passa di colpo dalla fierezza, dalla festa per questo figlio che torna circondato di fama, potente in parole ed opere, ad una sorta di furore omicida. Dalla meraviglia alla furia.
L'entusiasmo passa in fretta, i compaesani hanno già catalogato Gesù: non è costui il figlio di Giuseppe? Che un profeta sia un uomo straordinario, siamo pronti ad accettarlo. Ma che la profezia sia nella casa del falegname, in uno che non è neanche sacerdote o scriba, che ha le mani segnate dalla fatica come me, che ha più o meno i problemi che ho io, con quella famiglia così così, ci pare impossibile.
L'hanno chiuso nei loro preconcetti e, con l'abitudine, hanno spento il mistero e la sorpresa, così l'altro, invece di essere una finestra di cielo, una benedizione che cammina, è solo il figlio di Giuseppe, o il falegname, l'idraulico, il postino, la maestra… Dico di conoscerlo, ma cosa so, io, del mistero di quella persona?
C'è profezia nel quotidiano, profezia di casa mia, ma come tutta Nazaret non riesco a vederla.
Perché la folla passa rapidamente dall'entusiasmo all'odio? Difficile dirlo, ma la storia biblica insegna che la persecuzione rivela sempre l'autenticità del profeta. Essi non cercano Dio, ma un taumaturgo che intervenga nei loro naufragi, uno che dirotti la forza di Dio fra i vicoli del loro paese. Ma questo non è il Dio dei profeti.
Infatti Gesù risponde parlando di un Dio padre anche delle vedove di Sidone e dei lebbrosi di Siria. “Non farò miracoli qui”, dice Gesù. Li ho fatti a Cafarnao, li ho fatti a Sarepta e nel corpo del lebbroso.
Il mondo è pieno di miracoli, eppure non bastano, perché voi li preferite alla Parola di Dio.
Gesù sa che con il pane e i miracoli non si liberano le persone, piuttosto ci si impossessa di loro, e Dio non si impossessa, Dio non invade.
Quando lo condussero sul monte per gettarlo giù, improvvisamente si verifica uno strappo nel racconto, un buco bianco, un “ma”. Ma Gesù passando in mezzo a loro si mise in cammino. Un finale a sorpresa: non fugge, passa in mezzo aprendosi un solco come di seminatore, mostrando che si può ostacolare la profezia, ma non bloccarla. «Non puoi fermare il vento, gli fai solo perdere tempo» (F. De Andrè).
Bellissimo Spirito che accende il suo roveto all'angolo di ogni strada, che disperde la Parola nelle sillabe di ogni volto.
Non sprechiamo i nostri profeti! Anche la nostra Chiesa e il nostro Paese traboccano di mistici, profeti, sognatori coraggiosi. A mancare sono solo gli ascoltatori; noi, che fatichiamo a vedere l'infinito all'angolo della strada, il mistero rannicchiato sulla soglia della nostra casa.
Non i profeti ma gli amanti salveranno il mondo (...)
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