"È APPARSA LA GLORIA DI DIO"
Card. Mario Grech
Omelia S.M. Battesimo del Signore (C)
Cattedrale di Messina - 09.01.2022
Carissimi fratelli e sorelle,
è particolarmente significativo il nostro convenire oggi intorno all’altare per celebrare la festa del Battesimo del Signore, mentre insieme alla Chiesa universale e alle Chiese che sono in Italia stiamo muovendo i primi passi del percorso sinodale. Infatti, celebrando il mistero del Signore immerso nelle acque del Giordano, noi andiamo al cuore e alla fonte della nostra fede. Nel Battesimo noi troviamo la radice della vita ecclesiale e quindi anche della sinodalità. Infatti «tutti i Battezzati, partecipi della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, “nell’esercizio della multiforme e ordinata ricchezza dei loro carismi, delle loro vocazioni, dei loro ministeri” (CTI, La sinodalità, n. 6) sono soggetti attivi di evangelizzazione, sia singolarmente sia come totalità del Popolo di Dio» (DP, 12). La sinodalità della Chiesa trova – come afferma il documento della Commissione Teologica Internazionale - fondamento nella «sua natura di Popolo di Dio pellegrinante nella storia verso la patria celeste, in cui tutti i membri sono insigniti in virtù del Battesimo della stessa dignità di figli di Dio e investiti della stessa missione» (CTI, La sinodalità, n. 40).
La festa del Battesimo del Signore, attraverso le letture bibliche che la liturgia ci propone, potrebbe fornirci tre piste che ci guidano al cuore del percorso sinodale.
Innanzitutto l’«attesa». Nella prima lettura (Is 40,1-5.9-11) il profeta annuncia una novità per il popolo: Dio viene per cambiare le sue sorti! Il Signore è presentato come un pastore che guida il popolo come un gregge e lo raduna dalla dispersione. Tutta la lettura è attraversata da un clima di grande attesa che si proietta sul futuro e che fa nascere delle domande: come sarà la liberazione attesa? Come si rivelerà la gloria di Dio, il suo «peso» nella storia e nella vita dell’umanità? Quale sarà il volto del pastore e del guerriero? Anche nel brano del Vangelo, dove queste domande sembrano avere una risposta, troviamo un riferimento all’attesa: «poiché il popolo era in attesa» (Lc 3,15). È come se nella pagina del Vangelo, sulle rive del Giordano, si condensassero tutte le attese del popolo di Dio, tutte le attese dell’umanità. Il primo elemento del percorso sinodale, in particolare la fase dell’ascolto che stiamo vivendo, è caratterizzata proprio dall’attenzione alle attese e alle domande che abitano il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo. Il Documento Preparatorio afferma: «l’ascolto è il primo passo, ma richiede di avere mente e cuore aperti, senza pregiudizi» (DP 30). Non dobbiamo lasciare che le attese che abitano il cuore di tanti uomini e donne dentro e fuori le comunità cristiane rimangano inascoltate: si tratta di un patrimonio di inestimabile valore che non possiamo e dobbiamo sprecare. La fase dell’ascolto non è forse proprio questo? Non lasciare inascoltate le attese, non deludere le domande degli uomini e delle donne del nostro tempo?
Il secondo termine del vocabolario sinodale di questa festa del Battesimo del Signore è «solidarietà».
Il primo gesto del Messia atteso non è un miracolo, non è un solenne discorso, non una gloriosa epifania, bensì il battesimo di Giovanni, un gesto di conversione che Gesù condivide con tutti coloro che si recavano al Giordano per farsi battezzare. Un gesto di solidarietà! Questo è il segno del Dio che viene: la solidarietà con l’umanità. L’annuncio «ecco il vostro Dio», per l’evangelo ha questi tratti: un Dio solidale con l’umanità, un Dio «vicino» tanto da mettersi in fila con la gente comune e con i peccatori che si recano a farsi battezzare da Giovanni. Il secondo tratto del percorso sinodale è proprio la solidarietà. Così Papa Francesco si è espresso nel Discorso di apertura del percorso sinodale l’8 ottobre scorso: «sono certo che lo Spirito ci guiderà e ci darà la grazia di andare avanti insieme, di ascoltarci reciprocamente e di avviare un discernimento nel nostro tempo, diventando solidali con le fatiche e i desideri dell’umanità». Una Chiesa sinodale è una Chiesa solidale con tutti; una Chiesa, usando un’espressione del Santo Padre, «della vicinanza», capace di fare proprio lo stile di Dio: «lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Dio sempre ha operato così. Se noi non arriveremo a questa Chiesa della vicinanza con atteggiamenti di compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore». Nel Documento preparatorio si afferma: «la scelta di “camminare insieme” è un segno profetico per una famiglia umana che ha bisogno di un progetto condiviso, in grado di perseguire il bene di tutti. Una Chiesa capace di comunione e di fraternità, di partecipazione e di sussidiarietà, nella fedeltà a ciò che annuncia, potrà mettersi a fianco dei poveri e degli ultimi e prestare loro la propria voce» (DP 9).
Infine l’ultimo vocabolo del vocabolario sinodale della festa di oggi è «missione».
Già il sottotitolo del Documento preparatorio del Sinodo indica nella «missione» uno degli ingredienti fondamentali per una Chiesa dal volto sinodale. Gesù, uscendo dalle acque del Giordano vede scendere su di sé lo Spirito Santo in forma di colomba. Nella Bibbia il dono dello Spirito è sempre associato ad una missione: nel Battesimo Gesù riceve dal Padre la sua missione di Messia, mandato a liberare e a salvare. Nel Vangelo di Luca c’è un aspetto particolarmente importante che solamente il terzo evangelista sottolinea. Si tratta del tema della preghiera. Gesù vede scendere su di sé lo Spirito in forma di colomba e ode la voce del Padre, proprio mentre è in preghiera: «quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì» (Lc 3,21). È proprio mentre si trova in preghiera che Gesù vede i cieli aprirsi, ode la voce del Padre e riceve la sua missione messianica. I cieli che si aprono sono il segno della comunione con Dio, della comunione ristabilita tra il cielo e la terra. Il cielo era chiuso per l’infedeltà degli uomini; ora, per il cuore totalmente convertito a Dio del Figlio, i cieli sono nuovamente aperti. La voce dal cielo è una sintesi di tre citazioni bibliche (Sal 2,7; Gn 22,2; Is 42,1): una dai salmi, una dalla Legge e una dai profeti: la voce che Gesù ode è la voce delle Scritture, che gli consegnano la missione di Messia di Israele e figlio di Dio. Anche noi – in Lui battezzati – siamo l’umanità in cui il Padre si compiace, partecipi con Lui della sua stessa vocazione e missione. Nel Discorso di apertura del percorso sinodale il Santo Padre Francesco ha affermato: «il punto di partenza, nel corpo ecclesiale, è questo e nessun altro: il Battesimo. Da esso, nostra sorgente di vita, deriva l’uguale dignità dei figli di Dio, pur nella differenza di ministeri e carismi. Per questo, tutti sono chiamati a partecipare alla vita della Chiesa e alla sua missione. Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni». Nel nostro Battesimo, radicato in quello di Gesù al Giordano, troviamo il fondamento della missione alla quale tutti, come singoli e come comunità, siamo chiamati. Anche noi, battezzati nel Figlio, possiamo vedere nell’esperienza della preghiera il luogo nel quale ciò che è accaduto a Gesù al Giordano si realizza anche nella nostra esistenza personale e comunitaria: luogo di comunione con il Padre, luogo di ascolto delle Scritture sante, che divengono Parola di Dio rivolta a noi oggi («Tu sei…»), luogo nel quale riceviamo una missione simile a quella del Figlio: la solidarietà con l’umanità, in una vita vissuta come dono fino alla fine!
La preghiera, la comunione con il Signore, l’ascolto della Scrittura, sarà fondamentale per far sì che il percorso sinodale sia fonte di vita per la Chiesa. Papa Francesco ha affermato nel medesimo discorso di apertura del percorso sinodale: «il Sinodo non è un parlamento, il Sinodo non è un’indagine sulle opinioni; il Sinodo è un momento ecclesiale, e il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo. Se non c’è lo Spirito, non ci sarà Sinodo». Cari fratelli e sorelle, rivolgo a voi le stesse parole che il Santo Padre a pronunciato nel suo Discorso dell’8 ottobre 2021: «sia questo Sinodo un tempo abitato dallo Spirito! Perché dello Spirito abbiamo bisogno, del respiro sempre nuovo di Dio, che libera da ogni chiusura, rianima ciò che è morto, scioglie le catene, diffonde la gioia». Apprendiamo dalla liturgia di oggi questo piccolo «vocabolario sinodale». Come afferma l’autore della Lettera a Tito nella seconda lettura (Tt 2,11-14; 3,4-7), Gesù è venuto per insegnarci a vivere in questo mondo! E la nostra vita, ad immagine della sua, ha i medesimi tratti di quella del Figlio: sobrietà, giustizia e pietà (Tt 2,12). In questo si rivela la comunione con la vita del Figlio: in una vita fatta di un rapporto retto con Dio, con gli uomini, e con la nostra umanità. Questi tre tratti – sobrietà, giustizia e pietà – descrivono la vita dell’uomo che la Bibbia chiama giusto. Il percorso sinodale ci rimanda allo «stile di Gesù»: egli è la risposta alle attese degli uomini e delle donne; egli è il modello della vita solidale e dell’ascolto; la sua missione è la nostra missione.
La Beata Vergine Maria, della Lettera, Madre di Dio, e veloce ascoltatrice e i santi ci sostengano in questo cammino con la loro intercessione per poter compiere, grazie all’apertura all’azione dello Spirito, ciò che Dio chiede oggi alla sua Chiesa
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