Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mc 6,1-6
Subito dopo la guarigione della donna affetta da perdite di sangue e la resurrezione della figlia di Giaìro, Gesù torna nella sua patria, fra coloro che lo conoscono e lo hanno visto crescere. Se la fede della donna e di Giaìro è stata la causa i due miracoli, ora Gesù invece non trova fede e non può operare miracoli. Se prima era la gente a stupirsi delle opere di vita compiute da Gesù (5,42), adesso è Gesù a meravigliarsi del rifiuto e della poca fede - apistìa - dei Nazaretani. Essi conoscono Gesù <<secondo la carne>> (2Cor 5,6), come dice San Paolo, ma non è sufficiente toccare e conoscere Gesù in questo modo. C'è una conoscenza soltanto che permette di entrare veramente in relazione con Gesù, ed è quella della fede, di una adesione vera, profonda e totale alla sua persona e al suo progetto d'amore. Nella mancanza di fede dei concittadini di Gesù possiamo leggere e intravedere l'apistìa di una Chiesa che ritiene di conoscere il suo Signore solo attraverso il culto. Che lo prega, lo celebra, lo professa, lo tocca e lo maneggia nei sacramenti, ma è incapace di riconoscerne la presenza nelle piaghe dei crocifissi viventi, nell'esistenza tragica e dolorosa dei poveri, degli immigrati, degli emarginati e di tutti gli esclusi della storia. Anche loro - come l'Eucaristia - sacramento Vivente e Santo della presenza di Dio nel mondo.