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venerdì 13 luglio 2018

Sandra Sabattini sarà la prima ‘santa fidanzata’ nella storia della Chiesa?

Sandra Sabattini sarà la prima ‘santa fidanzata’ nella storia della Chiesa?


La storia di Sandra Sabattini, giovane riminese, scomparsa a 23 anni. Una vita normale, con un fidanzato, e una grande fede, messa in pratica seguendo don Oreste Benzi nei primi passi della Comunità Giovanni XXIII. Per intercessione di Sandra, una persona non è più ammalata di tumore. Una guarigione inspiegabile finita nelle carte del processo per la beatificazione della giovane. Nicola Ferrante racconta per noi questa storia di santità nel Tg Post.


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Tg2000. C'è il «miracolo»: sarà Sandra la prima fidanzata beata?

Parla l’uomo che inspiegabilmente è guarito da un tumore dopo essersi affidato a Sandra Sabattini, la giovane che Papa Francesco ha riconosciuto venerabile

“Mi fecero fare una colonscopia e scoprirono un tumore intestinale. Da lì mi diedero 6 mesi, massimo un anno di vita. La sera prima dell’operazione mi si materializza don Oreste nel corridoio dell’ospedale, col suo sorriso disarmante, col suo modo di parlare. A un certo punto lui mi dice io ti affido a Sandra e ho chiesto a tutta la comunità di pregare Sandra per la tua guarigione”.

Così Stefano Vitali racconta ai microfoni del Tg2000, il telegiornale di Tv2000, la sua storia: dal male inguaribile alla inspiegabile guarigione avvenuta oltre 10 anni fa. Stefano fu il primo segretario di Don Oreste Benzi nella Comunità Papa Giovanni XXIII. La sua guarigione potrebbe essere il primo miracolo attribuito a Sandra Sabattini che Papa Francesco lo scorso 6 marzo ha riconosciuto come venerabile. Sandra Sabattini potrebbe diventare la prima ‘santa fidanzata’ nella storia della Chiesa. Il 29 aprile del 1984 mentre stava andando a un incontro della Comunità Papa Giovanni XXIII, a soli 23 anni, Sandra perde la vita in un incidente stradale. Don Benzi la conosceva bene. Lei aveva appena 12 anni quando le loro vite si incrociarono.

Sandra viveva nella canonica della parrocchia dello zio prete a Rimini e spesso la trovavano di notte o all’alba a pregare davanti al Santissimo seduta per terra, in segno di profondo rispetto. La sete di Dio e di giustizia sono i due binari nella vita di Sandra, studentessa in medicina che si è tanto spesa per i tossicodipendenti e i disabili. Cinque anni prima dell’incidente Sandra era fidanzata con Guido Rossi da qui l’esclamazione di don Benzi: “Nella Chiesa ci sono genitori santi e anche sposi santi. Ma non sarebbe bello avere anche una fidanzata santa?”. Concluso il processo diocesano, avviato dallo stesso don Oreste, manca il via libera della commissione medica vaticana che sta indagando sulla guarigione di Stefano Vitali per stabilire se sia davvero inspiegabile.

“Da un esame al colon – ha ricordato Alberto Ravaioli, primario di Oncologia Ospedale infermi di Rimini dal 1989 al 2012 - emerse la diagnosi della malattia da cui era affetto, non si trattava di colite ma di un tumore intestinale. Fui presente in sala operatoria il giorno in cui fu operato. Dentro l’addome io e il primario chirurgo potemmo verificare tutta l’estensione del tumore. Subito dopo iniziò la terapia e nei primi 3 mesi già ebbi un risultato straordinario. In termini tecnici noi la chiamiamo remissione clinica completa di tutta la malattia, tant’è che il marcatore ritornò subito alla normalità, in 3 mesi. Clinicamente il tumore era sparito. Pazienti col tumore dell’intestino ne ho curati a centinaia durante la mia esperienza di primario oncologo e di pazienti pienamente guariti posso affermare che c’è solo Stefano Vitali”.

“Da quando mi sono un po’ ripreso – ha aggiunto Stefano Vitali – ho sempre sentito un senso di pace e di pulizia, di cambiamento, uno Stefano completamente diverso. Sono prudente nel parlare di miracolo perché io lo so cosa è accaduto. Quello che mi piace di papa Francesco e del significato che ha dato a questo percorso di Sandra è che servono oggi degli esempi di giovani, di giovani come lei, che poi ha chiamato i santi della porta accanto che riescono a far vedere che è possibile vivere a un certo modo nella normalità”.

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