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mercoledì 25 luglio 2018

La bontà al posto del buonismo di Dacia Maraini

La bontà al posto del buonismo
di Dacia Maraini

Contro il buonismo, parola denigratoria e senza senso, perché non recuperare la parola bontà che è cugina di parole come solidarietà, comprensione, attenzione, cura?

disegno di Conc

Nel 2009 scrivevo su queste pagine un articolo sul buonismo. Sentendomelo ripetere oggi come un insulto, sono andata a rileggerlo. E mi sono detta , avvilita,che le cose sono peggiorate. Si dà del buonista oggi a chi vuole accogliere gli stranieri e non farli morire in mare, a chi chiede comprensione per coloro che scappano dalla miseria e dalla fame e cercano sostegno in terre altrui. Certo, creando problemi. Ma i problemi non si risolvono con il rifiuto, l’odio e l’autarchia, bensì confrontando la realtà e trovando rimedi comuni, razionali e umani. Purtroppo la pratica di aggredire l’interlocutore mostrando i muscoli e ammiccando al pubblico, cresce ogni giorno. Viene accettato come norma la distorsione della verità, l’attribuzione all’avversario di intenzioni delittuose, invocandone a gran voce le dimissioni. Parlo della rete soprattutto, lì dove si è trasferito il dialogo nazionale. I giornali cercano ancora di approfondire il discorso, di analizzare la realtà, ma vengono letti sempre di meno. Nel frattempo il nuovo potere tende avidamente a occupare gli spazi istituzionali, soprattutto quelli che riguardano la comunicazione. Ma in democrazia, il solo modo di bilanciare un potere è quello di crearne altri. Poteri e contropoteri ravvivano ed equilibrano la convivenza democratica, contro quella che Stuart Mill chiama la «deleteria dittatura della maggioranza», che agisce in nome di un popolo astratto e muto.

Molti, troppi, invece credono nella formula «o con noi o contro di noi», senza rendersi conto che questo è il motto di ogni totalitarismo! Il problema è che chi dovrebbe costruire i contropoteri, si attorciglia in risse fraterne che suscitano rancori e vendette personali. Eppure avremmo tanto bisogno di spazi per confronti rispettosi, avremmo tanto bisogno di un discorso pacato e razionale, basato sulle idee e non sulla sistematica denigrazione dell’altro. Contro il buonismo, parola denigratoria e senza senso, perché non recuperare la parola bontà che è cugina di parole come solidarietà, comprensione, attenzione, cura? Ricordando che essere buoni significa semplicemente mettere in moto l’immaginazione, il motore più potente del nostro cervello. Ci vuole immaginazione per capire il dolore degli altri e quindi stendere una mano anziché prepararla al pugno, e non basta storpiare la parola per eliminare un valore che dovrebbe stare alla base del nostro comportamento sociale.
 (fonte: Corriere della Sera 23/07/2018)