Lampedusa costituisce l'estremo lembo meridionale di terra italiana ed è situata più a sud di Tunisi e di Algeri. Non è che un fazzoletto di pietra circondato da un azzurrissimo mare e la sua appartenenza all'Italia è solo politica perché in realtà geograficamente quest'isola fa già parte del continente africano. La pace sonnacchiosa di questa terra è finita sia perché la bellezza naturale l'ha resa un'ambita meta turistica, sia perché da diversi anni vi approdano coloro che fuggono dalle guerre d'Africa. Guerre che non si verificherebbero senza l'apporto diabolico dell'Occidente che cinicamente vende le armi ai vari regimi africani e ora respinge chi scappa da questi conflitti.
A quest'isola l'antropologo torinese Marco Aime dedica la sua ultima fatica letteraria “L'isola del non arrivo voci da Lampedusa” (Bollati Boringhieri, pp. 154, € 15). Un libro ispirato alle tragedie dei migranti per la cui stesura Aime ha usato la competenza culturale dello studioso aiutato dalla passione di un cuore di carne che batte forte per i propri fratelli in umanità. Questo libro è ben lontano dall'essere un freddo reportage giornalistico. Il nostro antropologo cerca di dar voce agli isolani di questo estremo lembo d'Italia di cui per tanto tempo abbiamo quasi ignorato l'esistenza.
Questo piccolo scoglio del Mediterraneo è diventato la porta di ingresso l'Europa. Almeno per quelli che riescono ad arrivarci visto che tanti troppi scompaiono tra i flutti marini tanto che il nostro bel Mar Mediterraneo è diventato un immenso cimitero.
Gli abitanti di Lampedusa vivono quotidianamente la dimensione umana di una piccola isola e la loro quotidianità oramai li mette a stretto contatto con la sofferenza del mondo. Una vecchia consuetudine dell'isola, un'isola che ha sempre tratto dal mare la sua sussistenza da sempre impone di aiutare i naufraghi chiunque essi siano e da qualunque parte del mondo provengano. Questa legge antica che sgorga dal senso di fraternità non è che la vecchia legge del mare. Da sempre gli uomini di mare hanno aiutato chiunque incontravano sul mare che era in difficoltà. Le antiche leggi dell'umanità che comportano la solidarietà e l'ospitalità le troviamo tra le parole degli isolani intervistati da Aime.
Quest'isola, nell'antichità era un vecchissimo emporio cartaginese e poi nel 1700 fu abitato da famiglie di pescatori della costa agrigentina, oggi conta una popolazione a malapena di 6000 abitanti, certo è impressionante come abbia decuplicato la sua popolazione per gli arrivi dei profughi. Solo nel 2011 sono sbarcati a Lampedusa 10.000 tunisini. Ricordiamo anche la tragica data del 3.10.2013 quando 368 persone soprattutto di nazionalità eritrea hanno perso la vita in un tragico naufragio. La radicata e atavica ospitalità che unisce gli abitanti delle due sponde del Mediterraneo, i figli del mare e i figli del deserto. Questi figli del Mediterraneo che si incontrano a Lampedusa in definitiva si sono riconosciuti fratelli in umanità.
Questo libro ci aiuterà a comprendere un po' meglio tanti tanti aspetti del fenomeno migratorio. Un fenomeno che in realtà ha accompagnato l'umanità fin dagli albori della sua storia. Da sempre l'uomo è emigrato lungo i sentieri della casa comune di tutti che si chiama pianeta terra. Solo con le migrazioni è nata la storia ed è andata avanti. E' in errore chi lo presenta come un'emergenza e lo indica come causa di problemi. In realtà nella storia del mondo non c'è nulla di più normale delle migrazioni. Davvero significative le voci di migranti raccolte nel libro di Aime, anche se il libro riporta principalmente le voci di isolani. Ma da tutti i racconti sentiamo viva l'umanità che ha portato questo non sempre facile incontro tra isolani e migranti. Anche questi per i lampedusani sono diventati carne, sangue e volti entrati a un certo punto nella storia dell'isola di Lampedusa.
Gli abitanti di Lampedusa vivono quotidianamente la dimensione umana di una piccola isola e la loro quotidianità oramai li mette a stretto contatto con la sofferenza del mondo. Una vecchia consuetudine dell'isola, un'isola che ha sempre tratto dal mare la sua sussistenza da sempre impone di aiutare i naufraghi chiunque essi siano e da qualunque parte del mondo provengano. Questa legge antica che sgorga dal senso di fraternità non è che la vecchia legge del mare. Da sempre gli uomini di mare hanno aiutato chiunque incontravano sul mare che era in difficoltà. Le antiche leggi dell'umanità che comportano la solidarietà e l'ospitalità le troviamo tra le parole degli isolani intervistati da Aime.
Quest'isola, nell'antichità era un vecchissimo emporio cartaginese e poi nel 1700 fu abitato da famiglie di pescatori della costa agrigentina, oggi conta una popolazione a malapena di 6000 abitanti, certo è impressionante come abbia decuplicato la sua popolazione per gli arrivi dei profughi. Solo nel 2011 sono sbarcati a Lampedusa 10.000 tunisini. Ricordiamo anche la tragica data del 3.10.2013 quando 368 persone soprattutto di nazionalità eritrea hanno perso la vita in un tragico naufragio. La radicata e atavica ospitalità che unisce gli abitanti delle due sponde del Mediterraneo, i figli del mare e i figli del deserto. Questi figli del Mediterraneo che si incontrano a Lampedusa in definitiva si sono riconosciuti fratelli in umanità.
Questo libro ci aiuterà a comprendere un po' meglio tanti tanti aspetti del fenomeno migratorio. Un fenomeno che in realtà ha accompagnato l'umanità fin dagli albori della sua storia. Da sempre l'uomo è emigrato lungo i sentieri della casa comune di tutti che si chiama pianeta terra. Solo con le migrazioni è nata la storia ed è andata avanti. E' in errore chi lo presenta come un'emergenza e lo indica come causa di problemi. In realtà nella storia del mondo non c'è nulla di più normale delle migrazioni. Davvero significative le voci di migranti raccolte nel libro di Aime, anche se il libro riporta principalmente le voci di isolani. Ma da tutti i racconti sentiamo viva l'umanità che ha portato questo non sempre facile incontro tra isolani e migranti. Anche questi per i lampedusani sono diventati carne, sangue e volti entrati a un certo punto nella storia dell'isola di Lampedusa.
Aime arricchisce il suo libro con citazioni letterarie varie tra cui quella che mi ha colpito di più è la poesia di Emily Dickinson. “Questi stranieri in un mondo straniero chiesero asilo a me abbili per amici, per non essere in cielo trattato tu da esule”. Davvero questi versi scritti nel 1800 parlano molto alle persone di oggi che spero si fermino ad ascoltarli.
Vedi la scheda del libro “L'isola del non arrivo voci da Lampedusa”
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