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venerdì 20 luglio 2018

Loredana e Francesca vincono insieme la loro sfida ai pregiudizi e si laureano in Teoria delle relazioni sociali

La sfida vinta insieme da Loredana e Francesca
di Alessandra M. Straniero e Lavinia D'Errico *

Caso probabilmente unico in Italia, il 19 luglio, Loredana e Francesca, madre e figlia, quest’ultima con sindrome di Down, si laureano all’Università della Calabria in Teoria delle Relazioni Sociali, sul tema “Critica della predestinazione sociale”, realizzando un progetto comune – la cui relazione è molto lontana dalle forme di curatela e procede, invece, nella direzione dell’autonomia e dell’autodeterminazione -, vincendo la propria sfida ai protocolli medici, pedagogici e ai pregiudizi sociali che, al momento della nascita, avevano decretato come già fissato il loro destino comune

La loro storia rappresenta probabilmente l’unico caso in Italia in cui una madre e una figlia – entrambe iscritte al Corso di Laurea in Comunicazione e DAMS – affrontano insieme gli studi universitari e raggiungono l’obiettivo del loro completamento in un percorso parallelo, autonomo e complementare.

Le tesi, che hanno in comune il significativo titolo di Critica della predestinazione sociale, analizzano il percorso di studi di Francesca con un duplice sguardo: l’esperienza viene infatti ricostruita sia dal punto di vista della mamma che della figlia, nei successi e nei momenti critici, a partire dalla scelta di Loredana di intraprendere una strada verso il riconoscimento del diritto allo studio di Francesca senza discriminazioni e su base di pari opportunità, in linea con il 24° articolo (Educazione) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, e di farle frequentare quindi la scuola secondo l’età stabilita dalla legge, di non posticiparne l’ingresso – come spesso avviene secondo una prassi che consiglia di “tardare” l’inizio per consentire una maturazione intellettiva adeguata – di acquistarle i libri, contro l’opinione che Francesca non li avrebbe mai usati, fino alla decisione di rifiutare alla scuola primaria un sostegno non inclusivo e non qualificato, per consentire autonomia nell’approccio allo studio.

Francesca, nonostante si sia scontrata con chi, come scrive, «non credeva in me e mi guardava come se fossi un pesce fuor d’acqua», nel ricostruire la propria esperienza scolastica, parla dello studio come il mezzo per raggiungere due obiettivi: dare uno scopo al proprio tempo, senza che questo fosse impegnato esclusivamente in attività di puro intrattenimento; occupare un posto consapevole nella società, perché, come afferma, «riesco a capire molto di quello che mi circonda e a conversare con i miei amici alla pari».

La discussione della tesi del 19 luglio rappresenta la realizzazione di un progetto comune a madre e figlia – la cui relazione è molto lontana dalle forme di curatela e procede, invece, nella direzione dell’autonomia e dell’autodeterminazione -, e la concretizzazione di una sfida ai protocolli medici, pedagogici e ai pregiudizi sociali che, al momento della nascita, decretarono come già fissato il loro destino comune.

*Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria / CeRC – Centre “Robert Castel” for Governmentality and Disability Studies.
(fonte: SUPERANDO)


Uno schiaffo ai pregiudizi.
Francesca, Down e laureata. Insieme alla sua mamma

Loredana e Francesca, madre e figlia, quest’ultima con sindrome di Down, si sono laureate all’Università della Calabria


«Francesca ha aiutato me molto di più di quanto io abbia aiutato lei. Nei momenti difficili mi ripeteva: “Studia, sei brava, ce la fai”. Ho avuto problemi di salute che mi hanno costretta a letto. Lei, seduta accanto, mi ripeteva gli argomenti affinché potessi impararli anche io».

Loredana Ambrosio è un fiume in piena perché felice, soddisfatta, orgogliosa della figlia e un pizzico anche di se stessa. In troppi da quando Francesca, ventitré anni fa, nacque con la sindrome di Down, le hanno consigliato di rassegnarsi a darle una vita diversa. Un invito che Loredana ha sempre respinto con forza e amore, dignità e gioia nel vedere che giorno dopo giorno la piccola le dimostrava che aveva ragione e le sue non erano illusioni di mamma. Ieri pomeriggio, all’Università della Calabria, Loredana Ambrosio e Francesca Pecora hanno discusso assieme le tesi di laurea completando i loro percorsi accademici in Teoria delle relazioni sociali, relatore il professore Ciro Tarantino.

Una storia meravigliosa scritta da una madre e una figlia iscritte al corso di laurea in Comunicazione e Dams. Le loro tesi hanno in comune il significativo titolo “Critica della predestinazione sociale”. Analizzano il percorso di studi di Francesca con un duplice sguardo: l’esperienza viene ricostruita sia dal punto di vista della mamma che della figlia, nei successi e nei momenti critici, a partire dalla scelta di farle frequentare la scuola secondo l’età stabilita dalla legge, all’acquisto e all’uso dei libri contro l’opinione (sbagliata) che Francesca non li avrebbe mai usati, fino alla decisione d’inserire il docente di sostegno solo in un secondo momento e al bisogno. Ieri Francesca ha messo un volumone sopra piccoli e grandi scetticismi e debolezze.

«Sarei felice se la storia di Francesca potesse essere un messaggio di speranza per i tanti genitori fermati o comunque rallentati dalle istituzioni. Durante questi anni mi hanno più volte fatto temere che questo impegno intenso potesse provocare danni a mia figlia, a cominciare da blocchi mentali», aggiunge la mamma che ha messo di lato la sua carriera da ragioniera contabile per vivere assieme a Francesca questa straordinaria esperienza familiare e accademica. Francesca, figlia unica, ha dovuto combattere sin dalla nascita, assieme ai genitori. Venuta al mondo prematura, a trentaquattro settimane, con gravi problemi al cuore, è stata sottoposta a quattro interventi chirurgici l’uno più complicato e rischioso dell’altro.

Loredana e il marito non sapevano che il feto fosse a rischio di sindrome di Down perché la mamma non effettuò nessuna analisi. «Non feci niente perché comunque non avrei abortito – racconta –. Fui l’unica del corso preparato a non sottopormi all’amniocentesi. Non me ne sono mai pentita. Anzi. Mi hanno aiutato il passato nell’Agesci come in altre realtà di volontariato e in generale la mia lotta convinta contro ogni forma di pregiudizio. Con questa laurea vinciamo una sfida lanciata quando Francesca frequentò il primo giorno di scuola, vedendo l’entusiasmo con cui affrontò quel momento», conclude, con orgoglio, mamma Loredana.