"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
La parabola narrata da Gesù non ha la finalità di incutere paura ai ricchi o di metterli all'indice esaltando, invece, i poveri, non è l'emissione di un giudizio di condanna, ma un atto d'amore e di correzione fraterna verso coloro che hanno scelto di costruire la propria vita sulla falsa sicurezza della ricchezza. E' il grido accorato di Gesù che ci mette in guardia perché teniamo gli occhi ben aperti sull'utilizzo che facciamo dell'«ingiusto mammona» (Lc 16,9). Gesù ha già detto che l'unico modo che abbiamo per ricambiare l'amore del Padre è quello di amare come Lui ci ama, prendendoci cura di ogni fratello ferito che incontriamo, di avere le sue stesse «viscere di misericordia» (Lc 10, 25-37). «E' il tempo della nostra vita il ponte gettato sull'abisso tra la dannazione e il seno di Abramo» (cit.). Ma se abdichiamo alla nostra responsabilità, indifferenti alle sofferenze dei fratelli, e ci rifiutiamo di intervenire; se, sordi al dolore degli altri, innalziamo muri che dividono contribuendo alla loro morte, saremo noi stessi gli artefici dell'abisso che ci separa dalla vita, per sempre impossibile da attraversare. Stolti e incapaci come siamo a riconoscere il volto del Padre nei volti sfigurati dei milioni di Lazzaro che ogni giorno siedono alla nostra porta, avremo miseramente fallito il fine ultimo della nostra esistenza: essere l'immagine, come Gesù, del volto d'amore del Padre.