17 settembre
Solennità delle Impressioni delle Stimmate di San Francesco
Diana Papa
Le stimmate di san Francesco.
Quale senso per i cristiani di oggi?
Nel tempo trascorso alla Verna, prima di ricevere le stimmate, san Francesco si interroga con la preghiera “Chi se’ tu, o dolcissimo Iddio mio? Che sono io…”, riconoscendo la grandezza di Dio e la propria fragilità di creatura. L’esperienza segna il suo totale abbandono all’amore gratuito del Signore, fino a conformarsi a Cristo povero e crocifisso. In occasione dell’ottavo centenario del dono delle stimmate, Papa Francesco ha ricordato come il Poverello sia “compagno di cammino” per i cristiani, chiamati oggi a riscoprire l’essenziale: fondare scelte e testimonianza quotidiana sul Vangelo, per diffondere giustizia, pace, gioia e speranza.

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)
“Chi se’ tu, o dolcissimo Iddio mio? Che sono io, vilissimo vermine e disutile servo tuo?” (FF 1915). È la domanda che S. Francesco rivolge a Dio nelle notti del 1224, sul Monte della Verna, prima di ricevere le stimmate. Non è per lui un momento di esaltazione del dolore, ma è il tempo in cui egli dà forma all’amore senza fine.
Nella preghiera Francesco avverte da un lato la grandezza e la dolcezza di Dio e dall’altro la propria fragilità di creatura, di ciò che è concretamente davanti a Dio. In Francesco il “Chi se’ tu” rivolto a Dio indica una relazione con Qualcuno a cui dà un volto, Cristo povero e crocifisso, con cui si identifica e di cui si fida.
Quel “Che sono io” dimostra che Francesco, nonostante la consapevolezza di sé come creatura, desidera immergersi in Dio, identificandosi completamente con Cristo povero e crocifisso.
È la domanda esistenziale che il Poverello di Assisi si pone e rivolge all’Altissimo, perché scopre la sua presenza, da cui si lascia avvolgere e che attraversa e abita la sua vita. Compare in lui il desiderio di stare in contatto con il senso profondo della sua vita, Cristo povero e crocifisso, da cui ha imparato a conformarsi durante il suo cammino esistenziale.
Scoprendo l’amore infinito di Dio per ogni creatura, attraverso Cristo ormai spoglio a tutti i livelli, Francesco sperimenta nella relazione personale con Lui tutto l’amore gratuito di Dio per ogni creatura.
Francesco travolto dall’amore, si consegna all’Altissimo. Scrive Massimo Fusarelli, Min. Gen. OFM in Ferite di luce: “Quando giunge alla Verna, l’ardore serafico lo aveva ormai reso come creta o cera del tutto malleabile tre le mani del Signore”. Ed ancora:” Le stimmate ci parlano della vita più profonda di Francesco, che è partecipazione totale a quella di Cristo… ci parlano di una conoscenza di Cristo che è fuoco che arde. Le stimmate ci fanno vedere la meta di chi impara a fidarsi del Signore”.
Francesco, prima di ricevere le stimmate, aveva attraversato un periodo buio intriso di difficoltà, di tentazioni, che lo avevano portato quasi a chiudersi in se stesso, soprattutto perché percepiva le tensioni per la stesura definitiva della Regola e quasi paventava il venire meno del progetto della forma di vita originale.
Contemplando Cristo povero e crocifisso, Francesco, accogliendo la croce, sceglie di consegnarsi totalmente a Dio, unica via sicura per seguire con fedeltà Cristo e conformarsi a Lui. Espropriandosi di tutto, accoglie gli accadimenti nell’abbandono totale tra le braccia del Signore, consapevole che Dio ama ciascun vivente in modo personale, con amore eterno e senza condizioni.
Riflettendo sull’esperienza di Francesco, possiamo chiederci:
In questo tempo noi cristiani, presi dall’organizzazione di tanti eventi, dove stiamo collocando il Signore nella nostra vita di credenti e nella storia?
Quante volte proferiamo il suo nome mentre ci troviamo insieme per discutere sul da farsi, fondando ogni decisione su Cristo e il Vangelo?
Come cristiani siamo chiamati a vivere i valori evangelici dove viviamo, testimoniando con la vita la reale presenza del Signore. Come strutturiamo il tempo nella compagnia di Gesù, portando ovunque giustizia, pace e gioia, anche pagando di persona, divenendo umili strumenti tra le mani di Cristo povero e crocifisso, anche quando ci viene chiesto nel quotidiano di dare la vita come Lui, solo per amore?
Chi o che cosa ci aiuta a camminare in compagnia di Gesù sulle strade del mondo, per diffondere la speranza che in questo tempo sembra minata da più parti, perché spesso manca la fede?
Papa Francesco, incontrando i Frati Minori il 5 aprile 2024, in occasione dell’ottavo centenario del dono delle stimmate a San Francesco, ha detto:
“Il discepolo di Gesù trova in San Francesco stimmatizzato uno specchio della sua identità. Il credente, infatti, non appartiene a un gruppo di pensiero o di azione tenuto insieme dalle sole forze umane, ma ad un Corpo vivente, il Corpo di Cristo che è la Chiesa. Nella comunione d’amore della Chiesa, ciascuno di noi riscopre chi è: un figlio amato, benedetto, e riconciliato, inviato per testimoniare i prodigi della grazia ed essere artigiano di fraternità. E in questa missione il Santo della Verna è un compagno di cammino, che sostiene e aiuta a non lasciarsi schiacciare da difficoltà, paure e contraddizioni, proprie e altrui”.
In questo tempo in cui ognuno pensa di poter fare solo ciò che piace, tutti siamo impegnati ad attivare insieme, sempre e dovunque, una modalità nuova, profondamente umana animata dallo Spirito, per narrare con i fatti che la bellezza della vita passa dall’imitazione di Cristo, condizione per diffondere l’amore.
Oggi c’è l’urgenza della presenza di autentici cristiani!
(fonte: Sir 17/09/2025)
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Vedi anche i post precedenti: