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venerdì 17 luglio 2020

L’ultimo giorno con la risata di Camilleri: “Sono felice, la morte non mi fa paura” - Un anno dopo: l'ultima intervista al Maestro "Racconto di una vita felice"

L’ultimo giorno con la risata di Camilleri:
“Sono felice, la morte non mi fa paura”

Da oggi su La Stampa l’intervista (a Radio Capital) con il direttore Massimo Giannini



È stata l’ultima intervista pubblica ad Andrea Camilleri: l’aveva realizzata per Radio Capital, l’emittente di cui era responsabile, il direttore de La Stampa Massimo Giannini, accompagnato da Jean Paul Bellotto e Simona Bolognesi. 12 giugno 2019, il Maestro se ne sarebbe andato un mese dopo, il 17 luglio. Nell’anniversario della morte il sito www.lastampa.it la trasmette integralmente, con il titolo «Racconto di una vita felice».

È una mezz’ora di riflessioni, idee, progetti, risate. E proprio con una bella risata roca e rugginosa, come era la voce di Camilleri, una risata di quelle «che riconciliano con la vita e con il mondo», l’incontro si chiude: «Posso dire di essere un uomo felice». Un uomo felice che la morte ha colto vivo, vivissimo, in piena attività lavorativa e progettuale, un privilegio che capita ad alcuni grandi uomini. E allo scrittore è capitato in modo perfetto, alla soglia dei 94 anni, che avrebbe compiuto il 6 settembre.

Camilleri-Giannini, un anno dopo: l'ultima intervista al Maestro


Si stava preparando a un nuovo debutto teatrale, dopo il successo dell’anno precedente, al Teatro Greco di Siracusa, della Conversazione su Tiresia: il 15 luglio, alle Terme di Caracalla, avrebbe presentato: L’autodifesa di Caino. Perché Caino merita una difesa?, gli chiede Giannini. E Camilleri racconta di essersi documentato su testi della cultura ebraica e musulmana, dove il personaggio è raccontato in modo totalmente diverso rispetto alla tradizione cattolica: «Dopo che ha ucciso il fratello, Caino prima va in giro errando, per ottenere il perdono divino; poi fonda sette città basate sulla libera accoglienza, dove è vietato alzare le mani sui fratelli, pena l’espulsione. Inventa la moneta, inventa la banca. Ma soprattutto inventa la musica, e dice: “Se Dio vorrà perdonarmi, sarà soprattutto merito della musica”». Ricorda che, secondo la leggenda, Caino era figlio di un diavolo, Abele di un arcangelo: «Adamo ed Eva erano l’unica coppia esistente sulla Terra: e già c’era la libertà coniugale». E giù un’altra bella risata.

La cifra di questa intervista che emoziona come sa emozionare la radio di parola, nessuna immagine a distrarre l’ascolto, è proprio la leggerezza della profondità: che nel caso di Camilleri non è un ossimoro, ma la natura stessa del suo modo di interpretare l’esistenza. Qual è stato il giorno più bello della sua vita?, gli chiede Giannini. «Il giorno in cui mi sono sposato». E poi spiega perché: fu una giornata allegra e piena di gaffe, di errori, di risate, la moglie che lo sgrida perché si è fatto fare un vestito con le spalle troppo strette, «io che mi tolgo la giacca e gliela sbatto in faccia e le dico: allora sposati uno con le spalle larghe, mio padre che a momenti sviene, mia moglie che infila l’anello nel dito del prete e non nel mio».

Ma Camilleri, spronato da Giannini e Bellotto, parla anche di politica: nel luglio del 2019 il governo era ancora giallo-verde, e allora ecco Salvini con i suoi rosari. Che effetto le fa? Risposta: «Sinceramente, un senso di vomito». Ecco, la sincerità, insieme con l’allegria, è un’altra cifra dell’incontro. Sarà pure che gli intervistatori avevano grande dimestichezza con il Maestro, andavano a fargli visita ogni tre mesi per sentirlo parlare di tutto. Nel suo studiolo zeppo di libri e, come le chiamava lui, «cianfrusaglie», marionette, pupi, una collezione di accendini, renne e Babbi Natale sugli scaffali, «perché mi piace pensare che sia Natale tutto l’anno». Come se il «fanciullino», quello di Platone prima che di Pascoli, se ne uscisse tutte le volte che poteva. Con grande soddisfazione, ora, all’epoca delle vecchiaglie, più che in gioventù.

Era appena uscito, ai tempi di quest’intervista, l’ultimo libro con il Commissario Montalbano, a parte il postumo Riccardino, naturalmente: Il cuoco dell’Alcyon, a 25 anni dal debutto della serie con La forma dell’acqua. «Sembrava che gli americani volessero fare un film con Montalbano. Io scrissi questo soggetto. Poi il film non si fece e io trasformai il soggetto in un libro: che così è un po’ un’americanata». Ma io avevo pensato che fosse Berlusconi l’ispiratore della vicenda della goletta, il vascello fantasma fatto di bische ed escort, dice Giannini. «Questa volta no», assicura Camilleri, gioioso e sincero.
(fonte: La Stampa, articolo di Alessandra Comazzi 17/07/2020)