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domenica 26 luglio 2020

26 luglio memoria liturgica dei Santi Anna e Gioacchino... chi sono? Papa Francesco all'Angelus invita i giovani ad un gesto di gentilezza verso gli anziani... perché?

26 luglio memoria liturgica dei Santi Anna e Gioacchino... chi sono?
Papa Francesco all'Angelus invita i giovani ad un gesto di gentilezza verso gli anziani... perché? 

Papa Francesco oggi dopo l’Angelus ricorda i santi Anna e Gioacchino, i nonni di Gesù, esortando i ragazzi a non dimenticare le loro “radici”

L'applauso di Papa Francesco per tutti i nonni
Cari fratelli e sorelle,

nella memoria dei santi Gioacchino e Anna, i “nonni” di Gesù, vorrei invitare i giovani a compiere un gesto di tenerezza verso gli anziani, soprattutto i più soli, nelle case e nelle residenze, quelli che da tanti mesi non vedono i loro cari. Cari giovani, ciascuno di questi anziani è vostro nonno! Non lasciateli soli! Usate la fantasia dell’amore, fate telefonate, videochiamate, inviate messaggi, ascoltateli e, dove possibile nel rispetto delle norme sanitarie, andate anche a trovarli. Inviate loro un abbraccio. Loro sono le vostre radici. Un albero staccato dalle radici non cresce, non dà fiori e frutti. Per questo è importante l’unione e il collegamento con le vostre radici. “Quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che ha di sotterrato”, dice un poeta della mia Patria. Per questo vi invito a fare un applauso grande ai nostri nonni, tutti!

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Il 26 luglio la Chiesa ricorda i genitori della Beata Vergine, i nonni di Gesù. Gli anziani, come ha più volte ricordato il Papa, sono un dono per la Chiesa

I nonni sono la memoria di un popolo e gli anziani sono come alberi che continuano a portare frutto. Papa Francesco, durante il Pontificato, lo ha sottolineato più volte ricordando anche gli insegnamenti di una donna che ha dato una preziosa impronta al suo percorso di fede. “È stata soprattutto mia nonna, la mamma di mio padre - ha detto il Pontefice nella Veglia di Pentecoste il 18 maggio 2013 - che ha segnato il mio cammino di fede. Era una donna che ci spiegava, ci parlava di Gesù, ci insegnava il Catechismo”. “Ricordo sempre – ha aggiunto il Papa in quell’occasione - che il Venerdì Santo ci portava, la sera, alla processione delle candele e alla fine di questa processione arrivava il ‘Cristo giacente’, e la nonna ci faceva - a noi bambini - inginocchiare e ci diceva: ‘Guardate, è morto, ma domani risuscita’. Ho ricevuto il primo annuncio cristiano proprio da questa donna, da mia nonna”.
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Gioacchino ed Anna

I genitori di Maria, i Santi Gioacchino ed Anna, sono uno spunto di riflessione per un rinnovato sguardo sulla vocazione della vecchiaia. Il nome di Anna deriva dall’ebraico Hannah (grazia) mentre Gioacchino significa, sempre dall’ebraico, “Dio rende forti”. Notizie sulle loro vite sono ricavate da testi apocrifi come il Protovangelo di Giacomo. Gioacchino ed Anna non hanno figli per oltre 20 anni. Anna trascorre giorni in preghiera chiedendo a Dio la grazia della maternità. Un angelo le appare e le annuncia. “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”. Anna dà alla luce Maria. La bimba viene cresciuta tra le affettuose premure del papà e le amorevoli attenzioni della mamma. Quando Maria compie 3 anni, per ringraziare Dio, Gioacchino e Anna la presentano al Tempio. 


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SANT'ANNA E GIOACCHINO, 
LA COPPIA RITENUTA INDEGNA CHE GENERÒ MARIA

Essendo sterili e anziani non avevano avuto figli e questo era considerato per gli ebrei un segno della mancanza della benedizione e del favore divini. I due si ritirarono in disparte per pregare e ottenere da Dio la grazia che arrivò con l'annuncio di un angelo: "Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo"


Il culto dei genitori della Vergine Maria fu tardivo in Occidente, con inizio timido intorno al 900-1000, mentre nell’Oriente cristiano già nel VI secolo si avevano manifestazioni liturgiche rilevanti, specialmente in collegamento con le feste mariane quali la Concezione e la Natività. Fu papa Gregorio XII a unificare nel 1584 la loro festa liturgica al 26 luglio. 
Il nome di Anna deriva dall’ebraico Hannah (grazia) mentre Gioacchino significa, sempre dall’ebraico, “Dio rende forti”. Nonostante di sant’Anna ci siano poche notizie e per giunta provenienti non da testi ufficiali e canonici, il suo culto è estremamente diffuso sia in Oriente che in Occidente.

IL SILENZIO DEI VANGELI CANONICI

Paradossalmente delle due figure così importanti nella storia della salvezza non vi è alcuna traccia nei Vangeli canonici. Di loro viene trattato ampiamente nel Protovangelo di S. Giacomo, un vangelo apocrifo del II secolo. Le elaborazioni posteriori di tale documento aggiunsero via via altri particolari, che soltanto la devozione andava dettando. Anna era una israelita della tribù di Giuda, figlia del sacerdote betlemita Mathan, con discendenza quindi dalla stirpe davidica. 

Il “Protovangelo di san Giacomo” narra che Gioacchino, sposo di Anna, era un uomo pio e molto ricco e abitava vicino Gerusalemme, nei pressi della fonte Piscina Probatica; un giorno mentre stava portando le sue abbondanti offerte al Tempio come faceva ogni anno, il gran sacerdote Ruben lo fermò dicendogli: “Tu non hai il diritto di farlo per primo, perché non hai generato prole”Gioacchino ed Anna erano sposi che si amavano veramente, ma non avevano figli e ormai data l’età non ne avrebbero più avuti; secondo la mentalità ebraica del tempo, il gran sacerdote scorgeva la maledizione divina su di loro, per il fatto di essere sterili. 

L’anziano ricco pastore, per l’amore che portava alla sua sposa, non voleva trovarsi un’altra donna per avere un figlio; pertanto addolorato dalle parole del gran sacerdote si recò nell’archivio delle dodici tribù di Israele per verificare se quel che diceva Ruben fosse vero e una volta constatato che tutti gli uomini pii ed osservanti avevano avuto figli, sconvolto non ebbe il coraggio di tornare a casa e si ritirò in una sua terra di montagna e per quaranta giorni e quaranta notti supplicò l’aiuto di Dio fra lacrime, preghiere e digiuni. Anche Anna soffriva per questa sterilità, a ciò si aggiunse la sofferenza per questa ‘fuga’ del marito; quindi si mise in intensa preghiera chiedendo a Dio di esaudire la loro implorazione di avere un figlio. Durante la preghiera le apparve un angelo che le annunciò: “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”. Così avvenne e dopo alcuni mesi Anna partorì. Il “Protovangelo di san Giacomo” conclude: «Trascorsi i giorni necessari si purificò, diede la poppa alla bimba chiamandola Maria, ossia “prediletta del Signore”».

L’INCONTRO ALLA PORTA AUREA 

L’iconografia orientale mette in risalto rendendolo celebre, l’incontro alla porta della città, di Anna e Gioacchino che ritorna dalla montagna, noto come “l’incontro alla porta aurea” di Gerusalemme; aurea perché dorata, di cui tuttavia non ci sono notizie storiche. I pii genitori, grati a Dio del dono ricevuto, crebbero con amore la piccola Maria, che a tre anni fu condotta al Tempio di Gerusalemme, per essere consacrata al servizio del tempio stesso, secondo la promessa fatta da entrambi, quando implorarono la grazia di un figlio. Dopo i tre anni Gioacchino non compare più nei testi, mentre invece Anna viene ancora menzionata in altri vangeli apocrifi successivi, che dicono visse fino all’età di ottanta anni, inoltre si dice che Anna rimasta vedova si sposò altre due volte, avendo due figli la cui progenie è considerata, soprattutto nei paesi di lingua tedesca, come la “Santa Parentela” di Gesù.
Santi Gioacchino ed Anna con la Vergine Maria, icona bizantina

IL CULTO

Il culto di Gioacchino e di Anna si diffuse prima in Oriente e poi in Occidente (anche a seguito delle numerose reliquie portate dalle Crociate); la prima manifestazione del culto in Oriente, risale al tempo di Giustiniano, che fece costruire nel 550 circa a Costantinopoli una chiesa in onore di s. Anna. L’affermazione del culto in Occidente fu graduale e più tarda nel tempo, la sua immagine si trova già tra i mosaici dell’arco trionfale di S. Maria Maggiore (sec. V) e tra gli affreschi di S. Maria Antiqua (sec. VII); ma il suo culto cominciò verso il X secolo a Napoli e poi man mano estendendosi in altre località, fino a raggiungere la massima diffusione nel XV secolo, al punto che papa Gregorio XIII (1502-1585), decise nel 1584 di inserire la celebrazione di s. Anna nel Messale Romano, estendendola a tutta la Chiesa; ma il suo culto fu più intenso nei Paesi dell’Europa Settentrionale anche grazie al libro di Giovanni Trithemius “Tractatus de laudibus sanctissimae Annae” (Magonza, 1494). 

Gioacchino fu lasciato discretamente in disparte per lunghi secoli e poi inserito nelle celebrazioni in data diversa; Anna il 25 luglio dai Greci in Oriente e il 26 luglio dai Latini in Occidente, Gioacchino dal 1584 venne ricordato prima il 20 marzo, poi nel 1788 alla domenica dell’ottava dell’Assunta, nel 1913 si stabilì il 16 agosto, fino a ricongiungersi nel nuovo calendario liturgico, alla sua consorte il 26 luglio.

PROTETTRICE DELLA PARTORIENTI 

La madre della Vergine, è titolare di svariati patronati quasi tutti legati a Maria; poiché portò nel suo grembo la speranza del mondo, il suo mantello è verde, per questo in Bretagna dove le sono devotissimi, è invocata per la raccolta del fieno; poiché custodì Maria come gioiello in uno scrigno, è patrona di orefici e bottai; protegge i minatori, falegnami, carpentieri, ebanisti e tornitori. Perché insegnò alla Vergine a pulire la casa, a cucire, tessere, è patrona dei fabbricanti di scope, dei tessitori, dei sarti, fabbricanti e commercianti di tele per la casa e biancheria. È soprattutto patrona delle madri di famiglia, delle vedove ed è invocata nei parti difficili e contro la sterilità coniugale. Le partorienti a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare
(fonte: Famiglia Cristiana 26/07/2020)